"Marat-Sade", tesi e antitesi a confronto: Claudio Gioè al Biondo con l'opera di Weiss
L'attore Claudio Gioè
La persecuzione e l’assassinio di Jean-Paul Marat messo in scena dalla "compagnia di pazzi" guidata dal Marchese de Sade: da qui prende le mosse il "Marat-Sade" di Peter Weiss, in scena per la nuova stagione del teatro Biondo di Palermo.
Avvalendosi della collaborazione artistica di Alfio Scuderi, a dirigere l'opera è l'attore Claudio Gioè, che interpreta in scena proprio il Marchese de Sade. Con lui sul palco un cast d'eccezione: Filippo Luna (Jean-Paul Marat), Gaia Insegna (Simonne Evrard), Valentina D'Agostino (Charlotte Corday), Fabrizio Romano (Duperret), Maurizio Bologna (Jacques Roux) e l'attrice Silvia Ajelli nei panni del Banditore. In scena anche i cantori Giulio Della Monica, Ermanno Dodaro e Raffaele Pullara.
Il testo di Weiss vede da un lato il personaggio di Marat, "marxista" ante-litteram, completamente immerso nella necessità dell’azione, un rivoluzionario puro, e dall’altro il borghese intellettuale de Sade, che rivendica l’importanza di un individualismo soggettivo e libero che anticipa le derive solipsistiche dell’intellettuale moderno.
Come spiega Claudio Gioè «è forse questo il testo di Weiss che più riflette sulla propria dicotomia autobiografica che lo vede autore e intellettuale a metà tra Artaud e Brecht».
«Il linguaggio scelto è esattamente a metà strada tra il teatro oggettivo di Brecht che vuole "cambiare il mondo" e le esperienze espressioniste del teatro della crudeltà di Artaud. Mi sembra che una riflessione sul senso della rivoluzione francese che provenga dal sud d’Europa oggi possa essere utile e necessaria».
Avvalendosi della collaborazione artistica di Alfio Scuderi, a dirigere l'opera è l'attore Claudio Gioè, che interpreta in scena proprio il Marchese de Sade. Con lui sul palco un cast d'eccezione: Filippo Luna (Jean-Paul Marat), Gaia Insegna (Simonne Evrard), Valentina D'Agostino (Charlotte Corday), Fabrizio Romano (Duperret), Maurizio Bologna (Jacques Roux) e l'attrice Silvia Ajelli nei panni del Banditore. In scena anche i cantori Giulio Della Monica, Ermanno Dodaro e Raffaele Pullara.
Il testo di Weiss vede da un lato il personaggio di Marat, "marxista" ante-litteram, completamente immerso nella necessità dell’azione, un rivoluzionario puro, e dall’altro il borghese intellettuale de Sade, che rivendica l’importanza di un individualismo soggettivo e libero che anticipa le derive solipsistiche dell’intellettuale moderno.
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Tesi e antitesi sono messe in scena dalla compagnia dell'ospizio di Charenton, diretta dallo stesso Sade: il manicomio diventa un luogo dove la libertà viene evocata e agita in tutta la sua forza.Come spiega Claudio Gioè «è forse questo il testo di Weiss che più riflette sulla propria dicotomia autobiografica che lo vede autore e intellettuale a metà tra Artaud e Brecht».
«Il linguaggio scelto è esattamente a metà strada tra il teatro oggettivo di Brecht che vuole "cambiare il mondo" e le esperienze espressioniste del teatro della crudeltà di Artaud. Mi sembra che una riflessione sul senso della rivoluzione francese che provenga dal sud d’Europa oggi possa essere utile e necessaria».
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