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"Maschere nude" di Calascibetta e Orphée: vizi, virtù e godimenti dei signori dell’Arte in Sicilia

  • Cenere
  • Museo Civico "Baldassarre Romano" - Termini Imerese (Pa)
  • Dal 27 febbraio al 15 marzo 2019 (evento concluso)
  • Visitabile dal martedì al sabato dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 18.30, domenica dalle 8.00 alle 12.30. Chiuso il lunedì
  • Gratuito
Balarm
La redazione

"Eros gallery" ( 2018) di Momò Calascibetta

È partita il 16 giugno dal Farm Cultural Park di Favara la mostra itinerante "Cenere", progetto dell'artista Momò Calascibetta e Dario Orphée La Mendola, curata da Andrea Guastella, in qualche modo artefice del loro fortunato incontro.

I due artisti hanno realizzato un’opera i cui protagonisti appartengono al sistema dell’arte siciliano: Dario Orphée ne ha evocato gli spettri raccontando di una mostra nata morta e Momò Calascibetta invece i morti li ha risuscitati, effigiandoli sulle lapidi di un curioso cimitero.

La coppia Calascibetta – Orphée ha creato un’operazione artistica non rinunciando all’ironia e a un sarcasmo strutturato nella qualità dell’arte e nello spessore concettuale di archetipi sapientemente manipolati. Una provocazione irriverente che s’impone per la qualità delle opere e la sottile malizia.

In "Cenere: maschere nude" - installazione di Calascibetta con 19 personaggi e 50 studi preparatori, con un racconto di Orphée - le maschere cadono in attesa del giudizio finale. Un semplice pretesto per indagare il mistero della vita e della morte, della bellezza e dell’orrore. 
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Il gioco delle maschere, del nascondere per rivelare, è uno dei più intriganti che l'arte sappia offrire. Maschere civettuole e ingannatrici dell'erotismo settecentesco, piccole maschere nere nei dipinti di Longhi, ed enormi, inquietanti maschere bianche dei Pulcinella tiepoleschi. 

Momò Calascibetta nasce a Palermo nel vicolo del Forno e si laurea in architettura nel 1977 con Gregotti e Pollini ma nonostante l'intrigante passione per essa, sceglie la pittura che aveva praticato sin da piccolo. I suoi "relitti umani" mordono ancora, inghiottono, godono e intanto si preparano ad un atto unico, quello dell'effusione amorosa, della totale consunzione carnale dell'individuo, del deliquio dei sensi nella sfrenatezza di un'avida passione, ma pervase da una pietas che li riconduce ad una possibilità di speranza. 

Nato ad Agrigento, Dario Orphée ha conseguito la maturità scientifica e la laurea magistrale in filosofia. Insegna estetica ed etica della comunicazione presso l’Accademia di Belle Arti di Agrigento e progettazione delle professionalità presso l’Accademia di Belle Arti di Catania. Critico e curatore indipendente, collabora con numerose riviste – scrivendo di critica d’arte e teatrale, estetica, filosofia della natura e filosofia dell’agricoltura. Attualmente si occupa dello studio del sentimento, di gnoseologia dell’arte, di estetica ecobiologica e di scienze naturali.
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