"Nostrum": venti scatti di Michele Di Leonardo raccontano la relazione tra l'uomo e il mare
Foto di Michele Di Leonardo visibile alla mostra "Nostrum" (part.)
La mostra del fotografo palermitano Michele Di Leonardo dal titolo "Nostrum" è composta da venti scatti che raccontano come il mare e la filosofia condividono lo stesso movimento, incarnano la vita, le indicano una rotta. Il racconto di una navigazione incanta e seduce l'occhio del visitatore della mostra, fruibile fino al 2 marzo nei locali dello Spazio Enel Palermo, in via Marchese di Villabianca 121.
Una rotta emozionante che rivela il segreto della misteriosa relazione tra l'uomo e il mare. Una sensazione di conoscenza che nel divenire della narrazione, nel gioco di ombre che l'autore imprime nell'immaginazione, si trasforma in smarrimento ed emozioni.
Michele Di Leonardo mette al centro delle sue fotografie il racconto salvifico di una filosofia umana che torna alle sue origini panteistiche. Così il mare sussurra il suo movimento, rimanda ai suoni del divino e anche quando l'uomo è assente rimane, nella sua interezza, parte del tutto.
L'obiettivo della macchina va oltre quello che ci si aspetta di vedere. Si appropria dell'oggetto, lo modella e in un certo senso irrompe nel desiderio di non smettere di guardare e stupirsi ancora. Le foto diventano specchi, frammenti di memoria in cui il mare vince la sua battaglia sul pensiero. Questo si arrende alla mutevolezza delle onde, assaggia la profondità di quel rimedio che forse non guarisce, ma sicuramente consola.
Una rotta emozionante che rivela il segreto della misteriosa relazione tra l'uomo e il mare. Una sensazione di conoscenza che nel divenire della narrazione, nel gioco di ombre che l'autore imprime nell'immaginazione, si trasforma in smarrimento ed emozioni.
Michele Di Leonardo mette al centro delle sue fotografie il racconto salvifico di una filosofia umana che torna alle sue origini panteistiche. Così il mare sussurra il suo movimento, rimanda ai suoni del divino e anche quando l'uomo è assente rimane, nella sua interezza, parte del tutto.
L'obiettivo della macchina va oltre quello che ci si aspetta di vedere. Si appropria dell'oggetto, lo modella e in un certo senso irrompe nel desiderio di non smettere di guardare e stupirsi ancora. Le foto diventano specchi, frammenti di memoria in cui il mare vince la sua battaglia sul pensiero. Questo si arrende alla mutevolezza delle onde, assaggia la profondità di quel rimedio che forse non guarisce, ma sicuramente consola.
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