"Paese come Cosmo": Castelbuono ricorda Antonio Castelli, la sua opera, il suo impegno civile e culturale

Lo scrittore Antonio Castelli
Per onorare la memoria e valorizzare i contenuti e la tempra dell'opera letteraria dello scrittore Antonio Castelli (Castelbuono,1923 – Palermo, 1988), il Museo Civico di Castelbuono gli dedica la mostra "Paese come cosmo", a cura di Tommaso Gambaro e Giuseppe Saja e organizzata in collaborazione con l'associazione culturale Castelli Di Pace.
Diffondere dunque l'opera straordinaria dello scrittore castelbuonese stimato da tanti intellettuali, e valorizzare i beni materiali ed immateriali del suo patrimonio, da qualche anno generosamente donati al Comune di Castelbuono dalla moglie Liana Di Pace, è l'obiettivo dell'espozione allestita all'interno delle Ex Scuderie e Sala San Giorgio fino all'8 dicembre, tutti i giorni dalle ore 9.30 alle 17.
Scrittore spesso distante dalle cronache letterarie, Castelli ha suscitato l’interesse di autori come Mario Luzi, Romano Bilenchi, Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo, distinguendosi per un vitale eclettismo culturale che lo ha avvicinato, oltre che alla letteratura, al giornalismo, alla musica.
Ed è proprio su questi interessi che il percorso espositivo evidenzia l'originalità della forma letteraria, ponendo in rilievo la figura di un intellettuale di alto spessore, del quale il Museo Civico intende restituire una testimonianza storico-critica quanto più esaustiva possibile.
«La mostra - scrive Giuseppe Saja - cerca di presentare l’architettura intellettuale di Antonio Castelli attraverso la genesi della sua prosa, le relazioni novecentesche della sua opera, la misura musicale del suo ductus narrativo.»
La mostra è stata concepita come un percorso di conoscenza tematica dell'opera di Castelli e raccoglie documenti, testi, fotografie, opere di artisti e altri materiali che ricostruiscono la personalità, il contesto, il milieu culturale dello scrittore nativo di Castelbuono, e approfondisce la figura e la sua opera attraverso una serie di materiali documentali che disegnano il profilo dello scrittore, a partire dagli anni Cinquanta.
«Il ritratto che ne viene fuori, - spiega Tommaso Gambaro - ci pare possa dirsi quello di uno scrittore che seppur da posizioni di margine ha fortemente contribuito all’arricchimento delle coscienze dei suoi contemporanei, all'elaborazione di quei nuovi confini, nei quali agisce ancora l’attuale produzione artistico-letteraria - la più innovativa, naturalmente - oggi non meno di ieri legata ai temi dello sradicamento, della solitudine imposta, della riflessione su uno spaesamento generalizzato, che rende se possibile più problematica e penetrante l’espressione, incisa nella memoria dei tanti estimatori di Castelli, e non per niente titolo della mostra, paese come cosmo».
Antonio Castelli, compiuti gli studi classici a Cefalù, si laureò in legge a Palermo. Fu collaboratore de "Il Mondo", il settimanale di Mario Pannunzio e de "Il Caffè" di Giambattista Vicari.
Nel 1962 pubblicò il suo primo libro "Gli ombelichi tenui" per la casa editrice Lerici (poi riedito, insieme con altre prose, nel 1998 con introduzione di Natale Tedesco) e nel 1967 pubblicò la sua seconda e ultima opera "Entromondo" per la casa editrice Vallecchi.
Nel 1985 la casa editrice Sellerio diede alle stampe Passi a piedi passi a memoria, una raccolta di passi scelti dai due libri precedenti. Nel 1986 il Comune di Cefalù gli conferì la cittadinanza onoraria. La casa editrice Sciascia ne ha pubblicato l'opera omnia con il titolo "Opere", comprendente anche gli inediti, a cura di Giuseppe Saja.
Antonio Castelli, uomo schivo e fuori da lobby e circuiti letterari, non fu conosciuto dal grande pubblico né valorizzato a livello di riconoscimenti letterari, sebbene fosse apprezzato da autori come Ennio Flaiano, Sebastiano Addamo, Leonardo Sciascia, suo amico fraterno e Vincenzo Consolo.
Diffondere dunque l'opera straordinaria dello scrittore castelbuonese stimato da tanti intellettuali, e valorizzare i beni materiali ed immateriali del suo patrimonio, da qualche anno generosamente donati al Comune di Castelbuono dalla moglie Liana Di Pace, è l'obiettivo dell'espozione allestita all'interno delle Ex Scuderie e Sala San Giorgio fino all'8 dicembre, tutti i giorni dalle ore 9.30 alle 17.
Scrittore spesso distante dalle cronache letterarie, Castelli ha suscitato l’interesse di autori come Mario Luzi, Romano Bilenchi, Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo, distinguendosi per un vitale eclettismo culturale che lo ha avvicinato, oltre che alla letteratura, al giornalismo, alla musica.
Ed è proprio su questi interessi che il percorso espositivo evidenzia l'originalità della forma letteraria, ponendo in rilievo la figura di un intellettuale di alto spessore, del quale il Museo Civico intende restituire una testimonianza storico-critica quanto più esaustiva possibile.
«La mostra - scrive Giuseppe Saja - cerca di presentare l’architettura intellettuale di Antonio Castelli attraverso la genesi della sua prosa, le relazioni novecentesche della sua opera, la misura musicale del suo ductus narrativo.»
La mostra è stata concepita come un percorso di conoscenza tematica dell'opera di Castelli e raccoglie documenti, testi, fotografie, opere di artisti e altri materiali che ricostruiscono la personalità, il contesto, il milieu culturale dello scrittore nativo di Castelbuono, e approfondisce la figura e la sua opera attraverso una serie di materiali documentali che disegnano il profilo dello scrittore, a partire dagli anni Cinquanta.
«Il ritratto che ne viene fuori, - spiega Tommaso Gambaro - ci pare possa dirsi quello di uno scrittore che seppur da posizioni di margine ha fortemente contribuito all’arricchimento delle coscienze dei suoi contemporanei, all'elaborazione di quei nuovi confini, nei quali agisce ancora l’attuale produzione artistico-letteraria - la più innovativa, naturalmente - oggi non meno di ieri legata ai temi dello sradicamento, della solitudine imposta, della riflessione su uno spaesamento generalizzato, che rende se possibile più problematica e penetrante l’espressione, incisa nella memoria dei tanti estimatori di Castelli, e non per niente titolo della mostra, paese come cosmo».
Antonio Castelli, compiuti gli studi classici a Cefalù, si laureò in legge a Palermo. Fu collaboratore de "Il Mondo", il settimanale di Mario Pannunzio e de "Il Caffè" di Giambattista Vicari.
Nel 1962 pubblicò il suo primo libro "Gli ombelichi tenui" per la casa editrice Lerici (poi riedito, insieme con altre prose, nel 1998 con introduzione di Natale Tedesco) e nel 1967 pubblicò la sua seconda e ultima opera "Entromondo" per la casa editrice Vallecchi.
Nel 1985 la casa editrice Sellerio diede alle stampe Passi a piedi passi a memoria, una raccolta di passi scelti dai due libri precedenti. Nel 1986 il Comune di Cefalù gli conferì la cittadinanza onoraria. La casa editrice Sciascia ne ha pubblicato l'opera omnia con il titolo "Opere", comprendente anche gli inediti, a cura di Giuseppe Saja.
Antonio Castelli, uomo schivo e fuori da lobby e circuiti letterari, non fu conosciuto dal grande pubblico né valorizzato a livello di riconoscimenti letterari, sebbene fosse apprezzato da autori come Ennio Flaiano, Sebastiano Addamo, Leonardo Sciascia, suo amico fraterno e Vincenzo Consolo.
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