Pittura psiconautica nella personale "Immagini dell'altrove" di Laura Nazzaro

Tra pensiero ed estensione vi è un mondo dell’altrove, dove si dispiega la forza dell’immaginazione creatrice, che la poetica pittorica di Laura Nazzaro coglie nella sua dimensione originaria ed embrionale. Oltre il semplice desiderio di sedurre l’osservatore, questa pittura psiconautica conduce verso il sogno a occhi aperti, richiamando alla mente immagini ancestrali e fluide.
L’artista esprime un immaginario della materia intimo ed efflorescente, dove si nascondono le forze notturne il cui slancio affiora in superficie alla ricerca della luce. I simboli e le immagini evocate diventano così la manifestazione visibile dell’invisibile e mostrano la loro appartenenza alla molteplicità delle forme celate nel cuore della materia.
Tale percorso creativo non può che svolgersi a ritroso, da un simbolismo più definito dove appaiono creature spaventose ed esseri fantastici, fino all’essenzialità del giardino primordiale. Il gesto pittorico attraversa, in una sorta di consequenzialità inconsapevole, la varietà metamorfica del mondo vegetale, fino al desiderio di raggiungere la purezza della luce ai primi bagliori della creazione.
Queste opere sono il frutto di un’esplorazione: rappresentazione di un viaggio immaginario che esprime la volontà di mostrare l’alterità perturbante e indicibile alla radice dell’esistenza. In quest’esplorazione di territori intermedi, immaginali, nella continua metamorfosi, vengono accolti l’imprevisto, l’errore, il disordine, il caso.
Come nel sogno e nel mito, le forme proliferano altre forme: lo sfondo inconscio del visibile si integra alla coscienza, l’imitazione all’espressione. Proiezione e percezione formano qui un circuito aperto che mette in crisi la netta separazione tra soggetto e oggetto, in quella frangia di incertezza tra immaginario e reale dove si scopre, si sogna, si crea.
L’artista esprime un immaginario della materia intimo ed efflorescente, dove si nascondono le forze notturne il cui slancio affiora in superficie alla ricerca della luce. I simboli e le immagini evocate diventano così la manifestazione visibile dell’invisibile e mostrano la loro appartenenza alla molteplicità delle forme celate nel cuore della materia.
Tale percorso creativo non può che svolgersi a ritroso, da un simbolismo più definito dove appaiono creature spaventose ed esseri fantastici, fino all’essenzialità del giardino primordiale. Il gesto pittorico attraversa, in una sorta di consequenzialità inconsapevole, la varietà metamorfica del mondo vegetale, fino al desiderio di raggiungere la purezza della luce ai primi bagliori della creazione.
Queste opere sono il frutto di un’esplorazione: rappresentazione di un viaggio immaginario che esprime la volontà di mostrare l’alterità perturbante e indicibile alla radice dell’esistenza. In quest’esplorazione di territori intermedi, immaginali, nella continua metamorfosi, vengono accolti l’imprevisto, l’errore, il disordine, il caso.
Come nel sogno e nel mito, le forme proliferano altre forme: lo sfondo inconscio del visibile si integra alla coscienza, l’imitazione all’espressione. Proiezione e percezione formano qui un circuito aperto che mette in crisi la netta separazione tra soggetto e oggetto, in quella frangia di incertezza tra immaginario e reale dove si scopre, si sogna, si crea.
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