Rapporto tra uomo e tecnologia: la ricerca di Simone Caruso per "God from the machine" a Catania

Foto analogica (2017) di Simone Caruso
Indagine scientifica, innovazione tecnologica, teoria dell’informazione e ricerca artistica, ridefiniscono costantemente la correlazione tra esseri umani ampliando la percezione della realtà. Un processo che mentre auto-genera capitale, nella divisione tra tecnica e umanesimo, riproduce un modello di crisi diffusa e permanente.
Ricucire queste faglie significa costruire un percorso di ricerca verso un umanesimo tecnologico che risponda alle crisi diffuse dei sistemi separati. Il lavoro di Simone Caruso è un esempio coerente del percorso espositivo.
Al White Garage di Catania in via Malta 61, dalle 18.30 di sabato 30 marzo fino al 27 aprile, è possibile visitare la mostra "God from the machine" , a cura di Canecapovolto.
«Le immagini - dice Simone Caruso - non sono più quell'insieme di segni e simboli che denotano il reale (qualcosa nel mondo là fuori) ma diventano esse stesse il reale per mezzo di un’azione sempre più inclusiva dell'uomo in esse. Un reale sempre più traslato nella sua rappresentazione, vanificato nel segno, dove il segno non rimanda più al reale ma sempre a sè stesso. Vista da questa prospettiva, l'umanità appare come un insieme di individui ciechi impegnati nella costruzione di un grande idolo, un gigantesco agnello d'oro da poter idolatrare».
Nato nel 1992, si diploma all'Accademia di Belle Arti di Catania presso il corso Nuovi Linguaggi della Pittura e successivamente si specializza in fotografia, sempre presso la stessa Accademia.
Durante gli studi intraprende e matura una sua personale ricerca, basata sul linguaggio delle immagini e sul modo in cui le tecnologie di produzione e diffusione di massa delle informazioni visive abbia modificato la nostra percezione della realtà.
Nel 2014 fonda il progetto "Fisherman’s Bastion" (consorzio di sperimentazione sonora), e da marzo 2017 a marzo 2018 è stato cultore alla cattedra di fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Catania.
Ricucire queste faglie significa costruire un percorso di ricerca verso un umanesimo tecnologico che risponda alle crisi diffuse dei sistemi separati. Il lavoro di Simone Caruso è un esempio coerente del percorso espositivo.
Al White Garage di Catania in via Malta 61, dalle 18.30 di sabato 30 marzo fino al 27 aprile, è possibile visitare la mostra "God from the machine" , a cura di Canecapovolto.
«Le immagini - dice Simone Caruso - non sono più quell'insieme di segni e simboli che denotano il reale (qualcosa nel mondo là fuori) ma diventano esse stesse il reale per mezzo di un’azione sempre più inclusiva dell'uomo in esse. Un reale sempre più traslato nella sua rappresentazione, vanificato nel segno, dove il segno non rimanda più al reale ma sempre a sè stesso. Vista da questa prospettiva, l'umanità appare come un insieme di individui ciechi impegnati nella costruzione di un grande idolo, un gigantesco agnello d'oro da poter idolatrare».
Nato nel 1992, si diploma all'Accademia di Belle Arti di Catania presso il corso Nuovi Linguaggi della Pittura e successivamente si specializza in fotografia, sempre presso la stessa Accademia.
Durante gli studi intraprende e matura una sua personale ricerca, basata sul linguaggio delle immagini e sul modo in cui le tecnologie di produzione e diffusione di massa delle informazioni visive abbia modificato la nostra percezione della realtà.
Nel 2014 fonda il progetto "Fisherman’s Bastion" (consorzio di sperimentazione sonora), e da marzo 2017 a marzo 2018 è stato cultore alla cattedra di fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Catania.
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