"Sicilia, il Grand Tour": a Ispica la maestria di Fabrice Moireau, uno dei più grandi acquerellisti contemporanei

Uno degli acquerelli di Fabrice Moireau visibile alla mostra "Sicilia, il Grand Tour" (part.)
L’Isola è affidata ai pennelli e alle matite di uno dei più grandi acquarellisti del mondo, che con le sue opere la rende protagonista, lasciando una vera e propria testimonianza archeologica.
Una donna, dietro una tenda a righe, fa capolino affondando lo sguardo in una via assolata. Alcuni operai, chini su una strada in prossimità della Tonnara di Scopello, sono concentrati nella loro attività, mentre due fidanzati scivolano lungo una delle caratteristiche vie di Erice, tenendosi per mano.
Sono solo alcune delle poche presenze umane che si aggirano tra gli acquerelli in mostra dell'artista Moireau.
L'esposizione offre un'interpretazione poetica e singolare dei luoghi e dei paesaggi siciliani, da quelli noti ai meno conosciuti, gli stessi raccontati al mondo intero da illustri viaggiatori stranieri di fine Ottocento e primi del Novecento in quel fenomeno europeo che assunse la denominazione di "Grand Tour".
Si tratta di luoghi potenti, nei quali Moireau si è recato personalmente, accompagnato dal suo inseparabile zaino con gli attrezzi da lavoro, tavolozza, fogli bianchi e l'immancabile sgabello pieghevole.
«Da trent’anni vado in giro per il mondo e disegno quello che vedo - dice l’artista Moireau - La Sicilia è unica. È un piccolo continente, con mare, montagna, arte, storia. Cosa mi è rimasto più impresso? Difficile dirlo, ma certamente il Tempio di Segesta mi ha emozionato. Come una farfalla rimasta poggiata lì da secoli».
“Sicilia, il Grand Tour” è anche un libro di successo edito dalla Fondazione Tommaso Dragotto, arricchito dal racconto del magistrato scrittore Lorenzo Matassa. Già nel titolo c’è il richiamo alle suggestioni di quel fenomeno che, tra il Settecento e la prima metà dell’Ottocento, portò in Sicilia viaggiatori stranieri e uomini di cultura accompagnati da artisti del paesaggio.
In realtà qualche volta l'artista ha viaggiato in compagnia di Tommaso Dragotto, presidente dell'omonima Fondazione, alla quale ha concesso le circa 400 opere a colori che tracciano il nuovo percorso goethiano. È stata dell'imprenditore siciliano, ma anche di Matassa, l'idea di effettuare un nuovo viaggio sulle orme dello scrittore tedesco.
La mostra di pittura è stata già esposta presso il Museo di Palazzo Cipolla di Roma e ha avuto tra i suoi visitatori anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Pellegrino della bellezza, Fabrice Moireau, dopo il diploma all’Ecole Nationale Supérieure des Arts Appliqués et des Métiers d’Art, ha svolto gran parte della sua vita d'artista on the road, sintetizzando nella soluzione di acqua e pigmenti, talento, cultura e capacità di cogliere il particolare senza mandare fuori fuoco il contesto.
Il suo linguaggio pittorico lascia intatta l'aura poetica che emana dalla secolare bellezza di antichi capolavori, eppure sa rendere con oggettività neorealista, la crudezza di certi contrasti da paradiso perduto, generati nel tempo da molte brevi e sfarzose età dell’oro, seguite da subitanee oscure e lunghe decadenze.
Contrasti al bello, all’armonia, all’eleganza, che riaffiorano a tratti come cicatrici, sul patrimonio, sull’ambiente e sulla coscienza collettiva del Bel Paese.
Artista completo, i suoi disegni sono esercizi di meditazione con cui evoca il Genius Loci dei posti che ritrae. Padroneggia il disegno e la pittura, sa di ornato e di rilievo e stende i colori ad acquarello con tratto duttile, capace di rappresentare l'immanenza e il transitorio, sia nell'opera della Natura che in quella dell'Uomo.
Un occhio di composizione architettonica, che indulge sui volumi e gli angoli, ma senza insistere nella ricerca della precisa resa plastica.
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