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"Solo che amore ti colpisca", tra poesia e fotografia: la mostra all'Albergo delle Povere

  • Real Albergo dei Poveri - Palermo
  • Dal 4 luglio al 12 ottobre 2024 (evento concluso)
  • Visitabile dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 17.30, sabato e domenica dalle 9.00 alle 13.00, il 12 ottobre dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00
  • Gratuito
  • Maggiori info sul sito del Museo Riso
Balarm
La redazione

Il Real Albergo dei Poveri a Palermo

Un progetto che ruota intorno alla natura dell’immagine fotografica, messa in relazione con la forza del verso poetico: concepita come un atlante aperto e in divenire, in cui convivono poesia e fotografia contemporanee, la mostra "Solo che amore ti colpisca" mette insieme le ricerche di alcuni artisti e poeti siciliani, tra maestri, autori di media generazione ed emergenti: figure tutte diverse, dialetticamente connesse secondo sottili corrispondenze, per contrasto o per assonanza.

Si inaugura giovedì 4 luglio (alle 18.00), in tre saloni del Real Albergo delle Povere, a Palermo, la mostra ideata e curata da Helga Marsala per Riso - Museo regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo. 

La mostra (inizialmente prevista fino al 13 settembre) è stata prorogata fino al 12 ottobre. Visitabile dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 17.30, sabato e domenica dalle 9.00 alle 13.00, ultimo giorno il 12 ottobre dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00. La curatrice e alcuni degli artisti in mostra, si incontrano nei pomeriggi di mercoledì 18 settembre, venerdì 27 settembre e sabato 12 ottobre, sempre dalle 15.30.
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«A“combattere l’astrattezza del linguaggio” ci esortava Italo Calvino, allo schiudersi di questo secolo. E così, fra gli altri obiettivi e significati che ciascuno potrà attribuire alla mostra ideata e curata da Helga Marsala per il Museo – dice la direttrice del Museo Riso, Evelina De Castro – si apprezza anche questo, nelle due direzioni: le opere visive e le opere letterarie, nate secondo un proprio autonomo linguaggio, in mostra acquisiscono senso dal ritrovarsi abbinate, così da “significare” reciprocamente anche laddove per forma e stile fossero definibili astratte.

Dall’interpretazione dei geroglifici egizi agli emblemi gesuitici, il tema “testo e immagine” è costante nella storia della cultura. In un tempo e una latitudine a noi più prossimi, dalla rivista Paragone (1950) al Gruppo 63, costituitosi a Palermo nel 1963, dall’arte concettuale alle ricerche più attuali, il tema continua a stimolare critici, storici, curatori, artisti, con incursioni e ibridazioni. In tale continuum la mostra propone un percorso che vede il curatore/critico d’arte mescolare immagini e testi, la cui nuova identità consiste nell’essere due parti di una sola».

Artisti che praticano prevalentemente la fotografia convivono qui con chi, pur utilizzando altri linguaggi, ne ha esplorato la natura in quanto processo, documento, frammento di memoria, oggetto di contemplazione.

Frutto di un lavoro curatoriale improntato all’ascolto e all’intuizione, più che a una traduzione didascalica, il percorso antologico include un piccolo corpus di opere inedite, realizzate ad hoc: a firmarli Salvatore Arancio, Adalberto Abbate, Daniele Franzella, Stefania Galegati, Ignazio Mortellaro, Studio Descrittivo di Base (Antonio Nuvoli, Antonio Orlando, Alessandro Di Giugno), Sergio Zavattierie in chiusura Francesco De Grandi, in collaborazione con Fabio Sgroi, per una rilettura visiva della poesia di Quasimodo che dà il titolo alla mostra.

Ad arricchire la mostra, infine, alcuni contributi speciali, grazie alla partecipazione di diversi archivi e raccolte museali: Archivio Letizia Battaglia, Archivio Salvatore Tomarchio; Biblioteca Centrale della Regione Siciliana/Archivio L’Ora; Biblioteca interdipartimentale di discipline umanistiche, Sezione I, Centrale di Lettere – Università degli Studi di Palermo; Centro Apice – Università degli Studi di Milano; Fondazione Gesualdo Bufalino, Comiso (RG), Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Milano; Museo archeologico regionale “A. Salinas”, Palermo; Museo Civico di Castelbuono; Mufoco – Museo Fotografia Contemporanea, Cinisello Balsamo (MI); Museo Geologico Gemmellaro – Università degli Studi di Palermo; Museo Naturalistico Minà Palumbo, Castelbuono. Voci di assoluto pregio quelle dei poeti siciliani, scelti fra diversi milieu letterari del Novecento, a partire da quella del Premio Nobel Salvatore Quasimodo: da Bartolo Cattafi a Jolanda Insana; dall’artista e poeta Emilio Isgrò, padre delle “cancellature”, a Sebastiano Addamo; dalle voci militanti dell’Antigruppo al poeta-critico d’arte Guido Ballo; da Maria Attanasio a Ignazio Buttitta; da Helle Busacca ad Angelo Scandurra; da Adele Gioia (unica donna futurista dell’Isola) a Giacomo Giardina, il “poeta pecoraio” scoperto da Marinetti;dal “barone magico” Lucio Piccolo fino a Vincenzo Consolo, che praticò la poesia in rari casi, ma che coltivò una letteratura sempre intrisa di sperimentalismo poetico. Si aggiungono alcuni nomi contemporanei, come quelli dei due poeti e artisti visivi Francesco Balsamo e Elias Vitrano, o dell’outsider Pietro Palazzo, leader della storica band sperimentale Airfish, scomparso prematuramente nel 2020.

All’interno dei tre saloni immagini e versi generano nuclei evocativi, tematici, simbolici, disponendosi sulle pareti e al centro dello spazio: l’archeologia e il concetto di origine, il paesaggio, divagazioni cosmologiche e scientifiche, il soggetto umano declinato in chiave introspettiva o sociale, e infine lo scorrere del tempo, tra luoghi sospesi, reperti intimi, relitti del presente. «Ricorda che puoi essere l'essere dell'essere / solo che amore ti colpisca bene alle viscere. Citando una celebre lirica di Salvatore Quasimodo e immaginando questo invocato ‘amore’ come motore primordiale, tra le leggi di natura e il regime dell’occhio e dello spirito, fotografia e poesia si specchiano l’una nell’altra.

”Scrittura di luce” la prima, nel suo significato etimologico, ovvero traccia di sé che la realtà produce per mezzo del sole; scrittura luminosa la seconda, “combinazione di vocali e di consonanti nella quale è entrata una luce”, per usare le parole di Ungaretti, che in questa luce rintracciava la verità della poesia stessa”: così scrive la curatrice, Helga Marsala, che a proposito del criterio alla base della scelta degli artisti, aggiunge: «Nell’era della comunicazione, in cui tutto è immagine e tutto esiste in funzione delle immagini, la fotografia – che è stata rivoluzione decisiva nel cuore della modernità – non è semplicemente un linguaggio, ma è cifra stessa, cangiante e multiforme, del reale. Questa mostra sceglie dunque di utilizzarla come spunto concettuale, estetico, filosofico, antropologico, oltre che come pratica artistica.

E lo fa includendo anche artisti non fotografi o non esclusivamente fotografi, ad esempio interessati al recupero e alla trasformazione di materiali d’archivio. Tutti autori, in ogni caso, scelti per la forza del loro sguardo e per la capacità di sperimentare in modo profondo, personale, perseguendo una qualche forma di poesia».
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