"Operetta burlesca": il canto di un´anima che ha sbagliato corpo

Ancora una volta Emma Dante scava nell’animo umano portando in scena al teatro Biondo, all'interno della Sala Strehler, la storia di Pietro, uno uomo che vive ai piedi del Vesuvio, influenzato dalla sua carica passionale e costretto a esprimere in segreto la sua vera identità sessuale, perché vivere al sud e scoprirsi “diversi” significa marginalità, esclusione.
La ricerca identitaria come motore d’azione è un tratto caratteristico del lavoro teatrale di Emma Dante, e “Operetta burlesca”, produzione di Sud Costa Occidentale, con Viola Carinci, Roberto Galbo, Francesco Guida, Carmine Maringola ne è un chiaro esempio.
Tra le coreografie di Davide Celona e luci di Cristian Zucaro, la regista e drammaturga palermitana propone al pubblico uno spettacolo dove centrale è la disperata ricerca dell’essenza dell’essere, di uno svelamento della propria vitalità interna troppe volte repressa, costretta in ridicole trappole sociali.
C’è l’attenzione al corpo, strumento comunicativo privilegiato nel teatro di Dante, al pensiero meridionale che emblematicamente influenza personalità come quelle di Pietro, costretto alla repressione delle proprie tensioni interne.
Per questo Pietro si ritaglia uno spazio, un margine di verità nella sua quotidiana bugia: il fine settimana abbandona il lavoro, la pompa di benzina dove il padre lo ha messo a lavorare, e fugge a Napoli dove finalmente può esprimere anche all’esterno ciò di cui la natura lo ha privato: assumere le sembianze di una donna, indossare abiti sfavillanti, tacchi a spillo, e permettersi di trovare l’amore.
Con un linguaggio surreale tipico del teatro di Emma Dante, con un certo gusto per il kitsch per la scelta degli espedienti artistici che vogliono sottolineare quella disperata vitalità dei personaggi così intensamente impegnati nella ricerca di un posto nel mondo, “Operetta burlesca” è un monito contro i pregiudizi, nella speranza che l’espressione della propria identità non sia solo un desiderio negato.
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