"Paranza. Il miracolo": storie di sopravvivenze nell´Italia di oggi

Uno spettacolo che racconta di quell'Italia del futuro che verrà e che è già avvenuto. Per la nuova Stagione del Teatro Biondo si narra una storia in cui tutti abbiamo perso tutto all'interno di un paese che somiglia all’immediato dopoguerra, dove le lancette del tempo vanno avanti e indietro: va in scena "Paranza. Il miracolo" con la drammaturgia Katia Ippaso, per la regia di Clara Gebbia ed Enrico Roccaforte.
In una metropoli dove ci si accende e ci si spegne secondo un ritmo misterioso, quattro individui si trovano per strada: un manager licenziato (Filippo Luna), una donna malata in attesa di cure Nené Barini), una cantante di talento (Germana Mastropasqua), una signora benestante ma terremotata (Alessandra Roca).
I quattro protagonisti sono i perni intorno ai quali si svolge la vicenda, con la loro voglia di urlare, di parlare, di discutere di quei diritti oggi divenuti miraggi: il diritto al lavoro, il diritto alla casa, il diritto alla salute e il diritto all’espressione della propria identità.
Diritti che erano stati duramente conquistati e che adesso sembrano vanificati: si lotta per la sopravvivenza, si canta per non morire di stenti e si finisce col dormire in macchina, facendo finta che sia la stessa bella casa di sempre.
La parola paranza, che significa “barca o associazione di barche che pescano insieme”, designa anche i gruppi di fedeli che il lunedì, in Albis, vanno dai quartieri di Napoli e dai paesi della provincia in pellegrinaggio alla Madonna dell’Arco per chiedere un miracolo.
Invece, la paranza dello spettacolo è quella degli “aventi diritto”, che si trasformano in “richiedenti miracoli”. Persone che hanno perso tutto ma che si tengono attaccati alla loro umanità.
Quella che va in scena al Biondo è dunque una paranza che parla, mormora, intona, canta e continua a sperare. Per non rassegnarsi, per ricordarci che siamo esseri umani, con bisogni, diritti e desideri.
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