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"That's me in the picture": la foresta diventa centro d'indagine nell'opera di Elisabetta Benassi

  • Intermezzo
  • Pinacoteca di Villa Zito - Palermo
  • Dal 7 novembre al 6 dicembre 2019 (evento concluso)
  • Visitabile dal mercoledì al lunedì dalle 9.30 alle 14.30. Chiuso il martedì
  • 5 euro (intero), 3 euro (ridotto)
Balarm
La redazione

"That's me in the picture" (2015), particolare dell'opera di Elisabetta Benassi

Continuano gli appuntamenti della rassegna per Fondazione Sicilia dal titolo "Intermezzo 2019", curata da Agata Polizzi, un racconto a quattro voci e per immagini, declinate in diversi modi: quattro racconti, quattro opere, quattro punti di vista e altrettante donne, artiste fra le più interessanti del panorama contemporaneo internazionale.

Elisabetta Benassi (Roma, 1966) con la mostra "That's me in the picture" - titolo ispirato al film in bianco e nero di 16 mm datato 1935 - proietta la cattura e l'uccisione di un gorilla da parte di un gruppo di cacciatori tribali nella foresta africana (tagliando le sequenze che mostrano gli uomini).

Il risultato è un lavoro di immagini quasi astratte, in cui le telecamere riprendono fugacemente la maestosa e a tratti sfuggente creatura della foresta. 

«La rassegna di videoarte ospitata a Villa Zito – spiega Raffaele Bonsignore, presidente di Fondazione Sicilia – ha conquistato l'attenzione di un pubblico qualificato e attento. Quella di Elisabetta Benassi è una riflessione che riguarda la manipolazione della natura e il rapporto che l'uomo è chiamato a ricreare con essa. Temi cruciali, che riguardano tutti noi».
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L’opera, che sarà fruibile fino al 6 dicembre – è inserita all’interno del programma della seconda edizione di BAM Biennale Arcipelago Mediterraneo, a Palermo dal 6 novembre all’8 dicembre 2019.

Con riferimenti alla tradizione culturale politica e artistica del Novecento, alla psicanalisi come pure ai temi controversi della contemporaneità, l'opera di Elisabetta Benassi percorre uno spazio difficile, quello del nostro presente.

Il suo lavoro ha come cifra ricorrente l'uso dell'installazione, del video, della fotografia, come dispositivi per creare insieme forti suggestioni emotive e una diversa messa a fuoco morale nello spettatore.

Sullo sfondo dei suoi lavori appare sempre una domanda sulla condizione e l'identità attuali, sui loro rapporti col passato storico e una spinta a riconsideralo, guardandolo in controluce. Ricostruire una leggibilità del reale e ampliare il campo della coscienza diventano così le operazioni fondamentali del suo lavoro.

Tra le mostre personali: "The Sovereign Individual", Gallery Jousse Entreprise, Parigi (2018); "It Starts With The Firing", Collezione Maramotti, Reggio Emilia (2017); "Letargo, Magazzino", Roma (2016); "Smog a Los Angeles", CRAC Alsace, Altkirch (2013); "Voglio fare subito una mostra", Fondazione Merz Torino (2013).

Tra le collettive recenti: "Untitled", Peter Freeman, Inc. New York, USA, (2019); "Après", Galerie 3, Centre Pompidou, Parigi (2017); "MAXXI Collezione, The Place to be", MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, Roma (2017); "More Than Just Words [On the Poetic]", Kunsthalle Wien, Vienna, (2017); "NERO SU BIANCO", American Academy in Rome, Roma (2015); "Industriale Immaginario", Collezione Maramotti, Reggio Emilia (2015).
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