Una installazione video tra i volumi dimenticati: i Masbedo all'Archivio di Stato
L'installazione video dei Masbedo all'archivio di stato
L'installazione site-specific "Protocollo no. 90/6" (2018) creata dal duo Masbedo per Manifesta12 è all’interno dell’Archivio di Stato di Palermo, nella sua sede alla Gancia (via Alloro) sabato 30 giugno e domenica primo luglio dalle 10 alle 20.
"Protocollo no. 90/6" è una video installazione site-specific nata come narrazione parallela del progetto Videomobile, concepita dagli artisti per la Sala delle Capriate come tributo al regista Vittorio De Seta: un pupo siciliano – una marionetta di legno animata da Mimmo Cuticchio e costruita a mano appositamente per questa videoinstallazione dalla sua famiglia – si muove in un palco video, collocato al centro della magnifica sala.
Più volte, nel corso della sua carriera professionale, De Seta subì il controllo delle autorità. La sua arte, così vicina al mondo dei lavoratori più umili, pescatori, contadini e minatori, era sospettata di nascondere una strisciante appartenenza alle società sovversive “comuniste”.
Durante il periodo di sopralluoghi all’Archivio di Stato di Palermo, grazie all’esperienza unica del personale responsabile, gli artisti hanno scoperto l’esistenza di un faldone molto particolare: datato 1956, contiene numerose pratiche e denunce imputate ad artisti, registi, scrittori e giornalisti.
L'accesso è consentito ai visitatori che posseggono il biglietto della biennale.
"Protocollo no. 90/6" è una video installazione site-specific nata come narrazione parallela del progetto Videomobile, concepita dagli artisti per la Sala delle Capriate come tributo al regista Vittorio De Seta: un pupo siciliano – una marionetta di legno animata da Mimmo Cuticchio e costruita a mano appositamente per questa videoinstallazione dalla sua famiglia – si muove in un palco video, collocato al centro della magnifica sala.
Più volte, nel corso della sua carriera professionale, De Seta subì il controllo delle autorità. La sua arte, così vicina al mondo dei lavoratori più umili, pescatori, contadini e minatori, era sospettata di nascondere una strisciante appartenenza alle società sovversive “comuniste”.
Durante il periodo di sopralluoghi all’Archivio di Stato di Palermo, grazie all’esperienza unica del personale responsabile, gli artisti hanno scoperto l’esistenza di un faldone molto particolare: datato 1956, contiene numerose pratiche e denunce imputate ad artisti, registi, scrittori e giornalisti.
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