Visite alla Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi, il castello arabo trasformato in luogo di culto e di cura

Chiesa di San Giovanni dei lebbrosi a Palermo
Terrazze, campanili, chiese sconosciute, palazzi privati, giardini, ex fabbriche, manifatture artigiane: sono 130 quest’anno i luoghi che il Festival "Le Vie dei Tesori" apre nei cinque weekend compresi tra il 5 ottobre e il 4 novembre a Palermo, la città Capitale della Cultura 2018 dove la manifestazione è nata nel 2006 e dove è giunta alla sua dodicesima edizione.
La città si trasforma così in un museo diffuso e narrato, intrecciando storia, arte, mistero e natura, grazie alla rete costituita da oltre cento tra istituzioni, associazioni, partner.
Secondo lo storico Fazello, la chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi sarebbe stata la prima tra le costruzioni normanne edificate in città, sulle rovine di un castello, quando Roberto il Guiscardo e Ruggero d’Altavilla assediavano Palermo ancora in mano agli Arabi. Per altri, invece, risalirebbe al periodo di Ruggero II, quindi alla prima metà del XII secolo.
Trae il suo nome da un annesso ospedale per lebbrosi, del quale ormai non c’è traccia, che proprio il sovrano normanno avrebbe volutorealizzare in memoria del fratello Goffredo. L’imperatore Federico II donò la chiesa e l’ospedale all’ordine dei Cavalieri Teutonici della Magione. L’edificio fu rimaneggiato nel XVII secolo e appesantito. I restauri, diretti dall’architetto Francesco Valenti tra il 1920 e il 1934, hanno restituito alla chiesa il suo austero splendore originario.
La visita ha una durata di 20 minuti ed è accessibile ai disabili.
La città si trasforma così in un museo diffuso e narrato, intrecciando storia, arte, mistero e natura, grazie alla rete costituita da oltre cento tra istituzioni, associazioni, partner.
Secondo lo storico Fazello, la chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi sarebbe stata la prima tra le costruzioni normanne edificate in città, sulle rovine di un castello, quando Roberto il Guiscardo e Ruggero d’Altavilla assediavano Palermo ancora in mano agli Arabi. Per altri, invece, risalirebbe al periodo di Ruggero II, quindi alla prima metà del XII secolo.
Trae il suo nome da un annesso ospedale per lebbrosi, del quale ormai non c’è traccia, che proprio il sovrano normanno avrebbe volutorealizzare in memoria del fratello Goffredo. L’imperatore Federico II donò la chiesa e l’ospedale all’ordine dei Cavalieri Teutonici della Magione. L’edificio fu rimaneggiato nel XVII secolo e appesantito. I restauri, diretti dall’architetto Francesco Valenti tra il 1920 e il 1934, hanno restituito alla chiesa il suo austero splendore originario.
La visita ha una durata di 20 minuti ed è accessibile ai disabili.
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