Assieme alla Vucciria e al mercato di Ballarò, il Capo costituisce il terzo mercato storico più importante della città, pur restando meno centralizzato rispetto ai precedenti.
Per questo motivo, il pur grande mercato del Capo è ancora oggi costituito soprattutto da una fitta rete di strade minori, viuzze e vicoli e si estende lungo le via Carini e Beati Paoli, la via di Sant'Agostino, Bandiera e la via Cappuccinelle.
L'accesso principale del mercato è la trecentesca Porta Carini che, lungo la via omonima, introduce alla piazza Capo, biforcandosi tra la via Cappuccinelle e la via Beati Paoli. Nel mercato del Capo si vendono soprattutto generi alimentari.
L'area occupata da questo mercato corrisponde alla parte superiore dell'antico quartiere Seralcadio, il quartiere degli schiavi, dall'arabo "Harat-as-Saqalibah", che si allungava da Danisinni sino al mare, lungo l'asse viario Sant'Agostino-via Bandiera. Il nome deriva dalla denominazione della zona come "caput Sarecaldii", diventata in seguito più semplicemente "Capo". Sotto le strade della zona del Capo, nelle cavità sotterranee, sono state individuati, secondo la leggenda, i sentieri nascosti che servivano da luoghi di ritrovo della setta dei Beati Paoli.
Tra le tante caratteristiche folkloriche del mercato e della zona limitrofa, si segnala la curiosa denominazione di alcune strade, quali via Gioia mia, via Scippateste e via delle Sedie volanti, quest'ultima così chiamata per via delle antiche botteghe degli artigiani di portantine.