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A Palermo se dici Mounir, dici Kebab: chi è il "ristoratore gentile" che ha conquistato tutti

Era arrivato in città per una vacanza e non se n'è più andato. Mounir ci racconta la sua incredibile storia, dal diploma in tessitura alla ristorazione (e una novità in arrivo)

  • 12 luglio 2021

Il ristoratore Mounir

Era arrivato in città per una vacanza di 15 giorni, prima tappa fu la Vucciria dove guardandosi intorno capì subito di essersi già innamorato di Palermo, una città dall'anima profondamente araba seppur europea.

Da quel momento non ha più lasciato la città e quattro anni fa è anche diventato cittadino italiano. Mounir, è conosciuto da tanti in città come punto di riferimento per le sue pizze ma soprattutto per i suoi buonissimi panini Kebab, da 36 anni vive nel capoluogo siciliano.

«Adoro questa città, - racconta - la sento come la mia terra, qui non mi sono mai sentito uno straniero». Il suo negozio si trova in via Giovanni da Procida (praticamente sulla via Roma) e il suo Kebab è speciale, vi raccontiamo perché.

Intanto i panini sono fatti da lui, senza lievito e lascia riposare l'impasto per 24 ore. La carne rigorosamente di tacchino viene lavorata con un intruglio di spezie che Mounir tiene gelosamente segreto, il risultato è un panino ben equilibrato, leggero e molto gustoso.
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Oltre al Kebab e alla pizza, Mounir inventa degli antipasti economici e buoni, ne ha cinque diversi tutti da provare, in particolare va fiero del Malak (il nome della adorata nipote) realizzato con l'impasto della pizza, carne aromatizzata (segretamente) la sfoglia del brik tunisino e verdure miste.

Quello che si trova varcando la soglia della bottega di via Giovanni da Procida è un ambiente familiare e genuino.

Quando chiediamo a Mounir qual è secondo lui il segreto del suo successo risponde senza pensarci due volte: «faccio sentire le persone a casa loro - spiega - proprio come i palermitani hanno fatto sentire me a casa da subito. Tratto tutti come amici».

Ma Mounir non è sempre stato un ristoratore, è diplomato in tessitura nel suo Paese - Tunisi - e il suo sogno era quello di aprire una piccola fabbrica tutta sua, ma per sua madre era ancora troppo giovane e senza esperienza e glielo impedì.

Fu così che a 18 anni suo cugino gli propose - per superare la delusione - una vacanza a Palermo, vacanza dalla quale non è mai più tornato.

La sua vita in città è stata faticosa ma ha sempre incontrato sul suo cammino tanti palermitani che gli hanno voluto bene e lo hanno sostenuto come una famiglia, perché Mounir ha un grandissimo pregio: si fa volere bene da tutti, è rispettoso e cordiale davvero con tutti.

«Il mio primo lavoro fu in un negozio che vendeva prodotti per animali - racconta - il proprietario mi fece sentire subito parte della famiglia, io cominciai a lavorare da lui il venerdì, la domenica seguente mi passò a prendere e mi portò a pranzo a casa sua. Dopo sei mesi lasciai quel lavoro ma con lui ancora adesso ho un buon rapporto».

Dopo cominciò la sua carriera nel mondo della ristorazione, ha lavorato a Sferracavallo al Brigantino e al Brigante prima come fattorino lavapiatti e poi come cameriere «I proprietari mi volevano bene», per dieci anni lavora lì. Poi si trasferisce in centro storico e per altri anni lavora al ristorante Margot.

Dieci anni fa circa decide di aprire una sua attività, nel suo piccolo take away tunisino non vende alcol e ci spiega il perché.

«Alcuni pensano che io non venda alcol perché sono musulmano - spiega - ma non è così. È che io ho un buon rapporto con il vicinato e non voglio che i giovani vengano qui a ubriacarsi e a disturbare i vicini».

La via Giovanni da Procida è vicinissima a piazza Sant'Anna e Mounir potrebbe diventare un nuovo ritrovo per i giovani della notte, cosa che non vuole assolutamente.

Ma c'è una grande novità che riguarda Mounir e alla quale lavora già da qualche anno, un piccolo sogno nel cassetto che dovrebbe avverarsi a fine luglio, quando aprirà "Amounir" il suo ristorantino tunisino con circa 30 posti a sedere poco distante dalla sua kebabberia in via San Cristoforo.

«Il nome è praticamente un modo di dire che hanno i ragazzi quando vengono a mangiare da me, tra di loro dicono "Amounir" da Amunì (andiamo) e così ho chiamato il ristorante Amounir», lo dice con il sorriso sulle labbra Mounir, con quella ironia e gentilezza d'animo che hanno conquistato Palermo.
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