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Abusi, punizioni e violenze: i racconti senza censura della "signora delle fiabe siciliane"

Nel 1870 la messinese Laura Gonzenbach, pubblicava "Racconti popolari siciliani”: novelle senza filtri che davano finalmente voce anche alle donne

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 28 novembre 2022

Laura Gozenbach

“Abbiamo sotto gli occhi un libro interessantissimo…la compilatrice è la signorina Laura Gonzenbach. Il libro è una raccolta di 92 novelline siciliane…La signorina Laura è nota essa stessa in Sicilia, a Messina.” (La rivista europea, 1869). Cinque anni prima di Giuseppe Pitrè, la messinese Laura Gonzenbach, pubblicava a Lipsia Sicilianische Märchen ("Racconti popolari siciliani”), opera accolta con entusiasmo dagli studiosi italiani e tedeschi.

La Gonzenbach aveva raccolto "parecchie novelline", racconti storici, fiabe e leggende, nell’area della Sicilia nord- orientale. Il suo pionieristico lavoro di conservazione del patrimonio orale siciliano è una delle rare collezioni folcloriche dell’ottocento compilate da una donna.

Nata a Messina, il 26 Dicembre del 1842, Laura Gonzenbach, era figlia di Peter Victor (1808-1885), mercante di grande intraprendenza, che proveniva da San Gallo, una cittadina della Svizzera, e di Julie Aders (1806-1847) nativa di Elberfeld, una piccola città tedesca.
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Peter Victor Gonzenbach si era trasferito a Messina nel 1823, ancora adolescente e aveva fatto una rapida carriera, lavorando per ditte tessili svizzere e tedesche. Le nozze con Julie erano state celebrate il 24 Giugno del 1830 a Malta e la coppia aveva avuto 8 figli: 7 femmine e un maschio.

Laura era stata la penultima della nidiata. Tre bambine erano morte in tenera età e il figlio maschio si sarebbe spento prematuramente a soli 21 anni. Peter Victor, conosciuto a Messina come Don Vittorio, era uomo ambizioso, con un certo fiuto per gli affari, qualità che gli aveva permesso di creare una ditta propria ben avviata e di diventare anche console della confederazione elvetica a Messina, città di intensi traffici commerciali, dove si era affermata una piccola elitaria comunità di mercanti francesi, svizzeri e tedeschi.

Laura, grazie alla florida situazione familiare, aveva avuto una eccellente educazione: aveva studiato privatamente a casa e poi in una piccola scuola legata alla comunità svizzero-tedesca di Messina. Dopo la morte della madre, avvenuta nel 1847, quando la bimba aveva appena 5 anni, Laura era stata seguita negli studi dalla sorella maggiore Magdalena, che si era fatta carico della famiglia.

Magdalena era una giovane donna molto colta, cosmopolita ed emancipata; supportava la causa delle suffragette ed aveva contatti con giornaliste in tutta Italia. Nel 1874 avrebbe fondato a Messina una scuola femminile, unica nel suo genere, l'Istituto-Convitto Gonzenbach. Il padre Peter Victor, da buon liberal democratico, aveva lasciato che le figlie seguissero le loro naturali inclinazioni.

L’influenza di Magdalena sulla sorella Laura si sarebbe rivelato molto importante. Laura imparò a parlare fluentemente 4 lingue (tedesco, italiano, francese e siciliano) e a suonare diversi strumenti musicali, era molto portata per letteratura e per le arti.

Una volta diventata adulta, non potendo frequentare l’Università, si impegnò ad organizzare numerose attività culturali nella casa paterna o in alcuni salotti letterari di Messina: da tutti veniva ritenuta una straordinaria narratrice. A 27 anni sposò il colonnello italiano Francois Laurent La Racine (1818-1906), originario della Savoia e la coppia ebbe 5 figli.

Pochi anni dopo le nozze, Laura seguì il marito a Napoli. Nulla si sa della sua vita matrimoniale con La Racine, né si conosce la causa della morte della Gonzenbach, avvenuta il 16 Luglio del 1878 a 37 anni a Messina. Si sa però che i Gonzenbach erano protestanti e che a capo della comunità religiosa svizzera e tedesca messinese vi era proprio Peter Victor Gonzenbach.

Questi nel 1860 aveva chiamato in Sicilia Otto Hartwig, teologo e storico, che aveva di recente concluso i suoi studi a Marburg. Hartwig sarebbe rimasto sull’isola per 5 anni, venendo in contatto soprattutto con mercanti, medici, insegnanti e solo raramente con i siciliani.

Una volta lasciata la Sicilia aveva deciso di scrivere un libro, Storia di Sicilia, Aus Sizilien: Kultur-und Geschichtsbilder (1867-1869), chiedendo a Laura Gonzenbach, che riteneva una delle migliori 3 affabulatrici che avesse mai conosciuto, di aiutarlo a raccogliere fiabe siciliane: aveva deciso di includerne qualcuna in appendice, nel secondo volume, per dimostrare le peculiarità della cultura siciliana.

Diversamente da Hartwig che non aveva mai imparato il siciliano, Laura era cresciuta nell’isola, aveva incontrato molte donne contadine a Messina e a Catania, nei paesini della zona Etnea dove trascorreva le vacanze estive. Queste donne erano solitamente reticenti a parlare con degli sconosciuti, specialmente con gli uomini, ma Laura era riuscita a vincere tanta ritrosia.

Nelle famiglie siciliane erano solitamente donne le narratrici di fiabe, ecco perché nelle collezioni di Salomone Marino, Pitrè e Laura Gonzenbach sono le donne ad avere un ruolo preminente nel trasmettere racconti, usi e costumi del popolo siciliano.

Grazie al supporto di Maddalena, Laura lavorò alla stesura della raccolta. In una lettera scrisse a Otto Hartwing che aveva fatto del suo meglio per trascrivere i racconti esattamente come le erano stati narrati, tuttavia non era stata in grado di replicare il fascino genuino delle fiabe così come sapevano fare le donne siciliane, in dialetto, accompagnando la trama da un continuo gesticolare e smorfie molto espressive.

Mentre raccontavano esse stavano in piedi, o camminavano su e giù per la stanza e cambiavano la voce a seconda dei personaggi che interpretavano. Laura tradusse le fiabe dal siciliano al tedesco, cercando di trovare un adeguato stile di narrazione. Dapprima nel 1868 mandò 8 racconti, poi altri 88 a Hartwig, che ne restò favorevolmente impressionato e decise di pubblicarli in forma autonoma, non come appendice del suo volume.

L'antologia Sicilianische Märchen ("Racconti popolari siciliani"), con prefazione di Otto Hartwing e note del folklorista Reinhold Kohler, vide la luce nel Natale del 1869 - anche se il volume riporta la data del 1870 - cinque anni prima di Fiabe, novelle e racconti di Giuseppe Pitrè.

Su questo patrimonio letterario e folclorico il Pitrè lavorerà (elaborando la vasta Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane) e dopo di lui, tanti altri: da Lionardo Vigo a Salvatore Salomone-Marino, a Serafino Amabile Guastella, fino a Giuseppe Cocchiara.

La raccolta della Gonzenbach contiene numerose narrazioni con protagoniste femminili e molti racconti hanno una prospettiva femminile (se non addirittura femminista): più o meno esplicitamente rivelano le lamentele e i desideri di donne che avevano difficoltà a fare emergere le loro voci.

Rispetto ai Grimm, nelle fiabe della Gonzenbach c’è una preponderanza di protagoniste femminili intelligenti, audaci, indipendenti, capaci di guadagnarsi quello che vogliono. Molte eroine viaggiano o vanno in giro, cosa non permessa allora in Sicilia, dove la moglie usciva di casa solo se accompagnata dal marito.

Inoltre in Laura Gonzenbach c’è una prospettiva realistica nel narrare: ci sono dettagli espliciti di conflitti familiari, violenze arbitrarie, punizioni sadiche e amori immorali. Le donne nelle fiabe sono spesso minacciate da predatori che vogliono violarle.

Spesso i finali violenti cercano di soddisfare il desiderio di giustizia del popolo: una madre cattiva viene bollita nell’olio, un traditore viene decapitato, un re stupido bruciato, una regina malvagia viene data in pasto ai cani, un prete lascivo viene bruciato e le sue ceneri disperse al vento.

Nelle fiabe si oppongono contadini (di solito molto furbi) e aristocratici: donne e uomini (spesso visti come bruti o padroni oppressivi). Non vengono minimizzati i crimini brutali.

Il Pitrè e i suoi epigoni cercheranno di “mitizzare” il mondo popolare siciliano, vedendo ovunque candore e bontà. In direzione opposta va la Gonzenbach, soprattutto in due fiabe: in una si parla di uno stupro e in un’altra di un prete lascivo che vuole sedurre una fanciulla.

In Pitrè i due argomenti sono sfumati, edulcorati e le due fiabe nella sua raccolta vengono censurate. Sebbene riconosciuta come talentuosa narratrice, la Gonzenbach non è stata mai considerata a pieno titolo una folklorista; inoltre il terremoto di Messina del 1908 ha contribuito a cancellare la sua memoria, disperdendo i manoscritti originali dei testi siciliani delle fiabe da lei raccolte.

Si deve ringraziare la studiosa Luisa Rubini, per aver riscoperto Laura Gonzenbach con il saggio Fiabe e mercanti in Sicilia – La raccolta di Laura Gonzenbach – La comunità di lingua tedesca a Messina nell’Ottocento (1998). Uno studio, ampio, accurato, con molti riferimenti bibliografici.

Un’opera monumentale Sicilianische Märchen per dimensioni e per rilevanza, tanto da influenzare i massimi protagonisti della nostra letteratura: Giovanni Verga se ne servì per i proverbi e le espressioni idiomatiche nella stesura de I Malavoglia; Luigi Capuana ne fece il fondamento delle sue fiabe; Vincenzo Consolo, ne fu tanto ammirato da curarne, insieme a Luisa Rubini, una rilettura per l’edizione Olschki, ancora oggi consultabile.

Le fiabe raccolte da Laura Gonzenbach restano con il loro linguaggio privo di filtri e censure una testimonianza vivida di una Sicilia autenticamente vera e di quell'universo femminile oppresso che voce non aveva e che nelle fiabe popolari trovava modo di rappresentarsi.
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