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Arte contemporanea e messaggi sociali: l'enorme murales di Van Helten a Ragusa

Riscrive le forme dell'edificio "A sicilian mother": l'opera racconta la bellezza del dono e dell'accoglienza ispirandosi alla Dea Hybla, statua esposta al Paolo Orsi di Siracusa

Balarm
La redazione
  • 4 febbraio 2019

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Passaggio tra sguardi e aperture, incrocio d’orizzonti dentro un’immagine che non ha tempo, scolpita sul cemento con la vernice, densa come la pietra, leggera come l’aria, antica e universale quanto l’istinto materno.

C’è un dono d’amore al centro di “A sicilian mother”, l’opera murale che Guido Van Helten ha realizzato per il quarantennale dell’Avis di Ragusa in collaborazione con FestiWall, il Festival di arte pubblica che quest’anno giunge alla sua quinta e ultima edizione in città.

C’è una mamma che allatta il figlio, ma anche una donna, la stessa, che osserva e abbraccia una bimba di origini lontane: un gesto intimo e privato che diventa condiviso, e una volta liberato sul prospetto di un palazzo, nello spazio urbano, entra in una dimensione sociale e popolare, come simbolo laico di generosità e disponibilità verso l’altro, lo sconosciuto, il forestiero.

Così, nella visione dell’artista australiano, tra i massimi esponenti della street art figurativa mondiale, prende forma il ritratto collettivo di una storia lunga 40 anni, scritta da tantissime persone, da un numero così alto di donazioni e donatori – molti dei quali stranieri – che non ha eguali tra le città italiane ed europee.
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Per FestiWall, che con quest’opera apre l’edizione 2019, «un passaggio sentito e doveroso - sottolinea il direttore artistico, Vincenzo Cascone - tanto più oggi, nell’epoca dei muri (quelli politici) e dei respingimenti, tra paure e individualismi esasperati che rischiano di frantumare la solidarietà intesa come valore senza confini».

Ma sullo sfondo di "Una madre siciliana" il dono si muove anche verso altre direzioni, attraverso binari trasversali: nell’incontro fra correnti d’arte e nello scambio fra l’artista e la cittadinanza.

Prima di comporre il murale, spiega van Helten, «ho ripercorso l’iconografia classica, antica e moderna, partendo dalle radici culturali che si intrecciano con la storia dell’Isola, in particolare con l’area iblea. Mi sono lasciato ispirare dalla Dea Hybla, la statua in calcare della Dea Madre in trono che allatta due gemelli risalente al VI scolo a.C, esposta al museo Paolo Orsi di Siracusa».

«Poi ho studiato le sculture dei grandi maestri - aggiunge Van Helten - che hanno affrontato il tema della carità, e ho trasportato spunti e suggestioni sulla grande tradizione degli scalpellini iblei, visitando gli splendidi palazzi barocchi di Ragusa Ibla, le statue del cimitero monumentale e il museo Archeologico di Ragusa».

È soprattutto la materia scultorea, dunque, a guidare la ricerca di van Helten sul tema della generosità, ad accompagnare i suoi pennelli fino a emergere dal muro, incisa con il colore su un palazzo di sei piani.

E anche stavolta, l’incontro fra il ritratto e il cemento diventa un gioco dinamico che coinvolge e riscrive le forme dell’edificio: cifra stilistica dei lavori realizzati dall’artista in mezzo mondo, in contesti urbani e industriali, il più delle volte su architetture apparentemente impossibili da “rigenerare”.
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