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Bellissime e peccaminose ammaliatrici di uomini: anche la Sicilia ha le sue Sirene

Vi raccontiamo la storia di due sirene siciliane, l'una molto diversa dall'altra nelle fattezze e nei modi ma che di certo hanno incantato uomini (e donne)

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 5 giugno 2022

Lighea nell'opera dell'artista Santi Vitrano

Le Sirene sono esseri mitologici che si nascondono nelle profondità marine e raramente si palesano agli uomini. La famosa favola di Hans Christian Andersen, è stato oggetto di studi e analisi rivelando come dietro la Sirenetta si nasconda la sessualità tormentata dell’autore.

Andersen è un omosessuale in un periodo di estremo puritanesimo e bigottismo culturale e religioso. La favola è stata interpretata come un coming out, un uscire alla luce del sole con sacrifici e dolore. La Sirenetta, fuori dal mare, perderà la voce e ogni passo le procurerà dolore, Hans vivrà in maniera infelice il suo essere gay, bersaglio delle persone. La Sirenetta non ha un’anima la otterrà dopo la morte, diventando una creatura di luce che aiuterà i bambini a farli sorridere.

Metafora dello scrittore che tramite le sue favole, donando gioia ai bimbi, vedrà assolta quella che lui stesso considera una colpa che diventerà rivincita, da diversità a opportunità.
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Ma chi erano le Sirene? Nella mitologia greca, non erano pesci, ma perfide creature alate con il viso e busto da donna e il resto del corpo di un rapace; con il loro canto facevano perdere la ragione ai naviganti che pur di continuare ad ascoltarle, si buttavano in mare diventando un trofeo. L’Odissea le descrive come essere cattivi e per niente affascinanti, Ulisse vorrà ascoltarle escogitando il piano ritratto nel famoso cratere greco, dove sul fondo nero, figure rosse mostrano il Re di Itaca incatenato all’albero maestro, con le sirene che gli svolazzano irritate intorno.

È però dal XIV che la figura della Sirena metà donna metà pesce si attesta. Probabilmente grazie ad un medioevo che si era aperto alle esplorazioni nautiche, e nel quale incominciarono a diffondersi i racconti mitologici dell’Europa settentrionale e non solo, (troviamo sirenidi anche in Giappone, Cambogia, Africa e persino nell’antica Mesopotamia).

La sirena diventata quindi nel tempo creatura anfibia, con una natura peccaminosa e ingannatrice, simbolo di lussuria per la religione cristiana. Grazie ad Omero conosciamo il nome di quelle che vivevano nel Mediterraneo, ancora nel loro aspetto di uccelli: Partenope, Leucosia e Ligea (Ligheia in greco antico). In alcune monete Ligea, “la melodiosa “, diventerà simbolo di Terina città Calabra sul Tirreno.

Echi lontani che arrivano fino a noi attraverso uno dei “Racconti” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa uscito postumo nel 1961. Ritroviamo Lighea con le sembianze di Sirena come oggi la conosciamo, che si manifesta a un ragazzo nel mare di Augusta. È una novella bellissima che inizia con il ricordo di un anziano professore che frequentando lo stesso bar di un compaesano siciliano, in un’algida e grigia Torino, racconta del suo incredibile incontro.

La descrizione della piccola sirena Lighea, avvolge e ammalia: un'adolescente dai lunghi capelli biondi, gli occhi verdi “con un sorriso che lasciava intravedere i dentini aguzzi e bianchi…I l sorriso fu uno dei primi sortilegi”. Ha il corpo di donna fino ai glutei da cui poi inizia la coda con “minutissime squame madreperlacee e azzurre”.

La sirena è impudica si lascia guardare e ammirare, si offre al ragazzo che non resiste e con lei intrattiene una storia di passione e d’amore che durerà per tutto il periodo estivo.

Una storia dove ogni senso è coinvolto: dal suono della voce, al profumo che emana dal corpo, allo sguardo di una creatura dalla bellezza animalesca, al sesso che li travolge. Con la fine dell’estate la Sirena, che durante la relazione amorosa si definirà creatura d’amore e non il perfido essere che si compiace nell’uccisione degli uomini, chiederà al giovane di seguirla in mare; la morte in questo caso sarà necessaria per rinascere poi a creatura marina.

Il finale lo lascio a chi vorrà leggere questa struggente storia d’amore.

Lighea è la Sirena raccontata da un illustre Siciliano e benché il mare sia territorio senza confini per questi esseri mitologici, è nel mare di Augusta che la troviamo. Oggi i naturalisti hanno provato a spiegare la storia delle sirene come abbagli presi da marinai e pescatori che pensarono di vedere delle sinuose forme umane, nei Lamantini e Dugonghi (caso di misteriosa evoluzione al contrario, rispetto a quella che conosciamo, quando cinquantacinque milioni di anni fa animali terrestri intrapresero una radicale trasformazione diventando pesci).

Ma Lighea non è la sola Sirena Siciliana, ne abbiamo un’altra, questa volta una donna, che scelse di diventare un essere mitologico, mi riferisco a Rossana Maiorca, figlia più piccola del grande Enzo. Fu una campionessa d’immersione in apnea nelle stesse acque siracusane di Lighea. L’ultimo record lo stabilì nel 1992, quando, nel mare di Fontane Bianche (Siracusa) riuscì a migliorare il primato del mondo raggiungendo la profondità di 58 metri, in assetto costante.

Rossana se n’è andata nel 2005 per la più terribile malattia che può colpire un essere umano, di lei oltre ai trionfi e il ricordo, è rimasta una statua che la ritrae come una sirena, posta nelle profondità dell’Area Marina Protetta Plemmirio del mare di Siracusa. Ha la coda di pesce, il corpo di una giovane donna, un viso dal profilo greco e l’immancabile lunga treccia che scende sulla schiena.

Il mare azzurro, che oggi la accarezza, non l'ha mai tradita, ha lo sguardo e il corpo indirizzati verso il sole, nell’atto di risalire in superficie, anche lei come la Sirenetta di Andersen, ormai creatura di Luce, è per sempre sospesa tra cielo e mare.
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