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È l'incubo dei bagnanti in Sicilia, ma non dell'ambiente: i mille usi della Posidonia

Nell'edilizia è usata come isolante termico ma ci si può anche prendere il sole sugli scogli. Le soluzioni al problema messe a punto dai ricercatori

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 2 maggio 2025

Un tratto della spiaggia di Mondello

Con l’approssimarsi della fine della primavera e l’aumentare progressivo delle temperature, presto le spiagge siciliane diverranno come ogni anno meta dei primi turisti e dei primi bagnanti stagionali, intenti a passare i week end all’aria aperta.

Ad attendere però i primi visitatori sulle spiagge ci saranno anche i cumuli di Posidonia oceanica, specie che tra i mesi di maggio e giugno concluderà il proprio ciclo riproduttivo, liberando in acqua ingenti quantità di quelle che volgarmente vengono dette “olive di mare”.

I cumuli di Posidonia oceanica – spesso erroneamente considerati dei semplici spiaggiamenti di alghe, quando in realtà si tratta di una pianta - sono inoltre tra le sorprese meno gradite dai bagnanti, tanto che spesso i turisti chiedono ai comuni costieri o ai proprietari di stabilimenti di eliminarli, per via dei loro forti odori di putrefazione.

Una scelta che sebbene in passato abbia attirato le critiche degli ambientalisti diventa necessaria, quando si sta parlando delle principali mete turistiche siciliane.

Fortunatamente, nel corso degli ultimi decenni, diversi ricercatori si sono impegnati nel trovare una soluzione nel riconvertire questa biomassa in una preziosa risorsa, da sfruttare ove possibile così da ridurre l’impronta ecologica della nostra regione.

Da diverso tempo, per esempio, alcune aziende si sono specializzate nel trattare la Posidonia, così da poter essere compostata e utilizzata all’interno delle coltivazioni come concime naturale, dal basso impatto ambientale. Il trattamento che rende questi cumuli concime disidratata inoltre le lamine di Posidonia e li ripulisce da sale e microplastiche, elementi potenzialmente dannosi per qualsiasi terreno.

Altre aziende, invece, hanno deciso di riconvertire la Posidonia in un materiale isolante, perfetto per l’edilizia e la produzione energetica. I residui della Posidonia possono anche essere utilizzati per produrre stuoie, tappetini, passerelle per spiagge e altre tipologie di tessuti, sfruttati per la realizzazione di borse estive e sacchi per la spesa.

Nel Cilento, infine, alcuni comuni hanno cominciato a utilizzare questa pianta per produrre biometano, mentre diversi chimici italiani sono impegnati nel realizzare nuovi cosmetici e altri prodotti, partendo dalle sostanze presenti nelle sue lamine.

È inoltre molto importante ricordare che la Posidonia spiaggiata, in realtà, non è un rifiuto e che per prelevarla delle spiagge ci vuole un permesso amministrativo, anche perché dentro i cumuli possono nascondersi diversi organismi e le uova di alcuni uccelli, come il Fratino.

Essa viene inoltre utilizzata dagli esperti come un indicatore di qualità ambientale e dove è presente indica che l’ecosistema marino è sano.

Gestire i cumuli spiaggiati in modo corretto dovrebbe essere un compito di tutte le amministrazioni comunali costiere, in previsione anche di un tornaconto economico non indifferente per l’intera comunità.
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