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Benedette siano le dirette sui social media: la nuova Messa ai tempi del Coronavirus

I tempi hanno dato ragione a un giovane parroco di Marsala che già nel 2017 aveva promosso l'uso corretto di smartphone e tablet benedicendoli nel giorno di Santa Lucia

Jana Cardinale
Giornalista
  • 31 marzo 2020

Don Alessandro, parroco della chiesa di San Matteo a Marsala

«Benedetti siano i telefonini e benedetta sia la Rete, che a noi parroci stanno permettendo di continuare a mantenere il contatto con la nostra gente e stanno offrendo occasioni per accendere creatività pastorali che rimarranno sempre nelle agende delle parrocchie anche quando tutto questo sarà finito».

Lo dice don Alessandro Palermo, giovane parroco della chiesa di San Matteo a Marsala, specializzato in comunicazione pastorale, che già in tempi non sospetti, nel 2017, i telefoni cellulari, e i tablet li ha benedetti davvero, nel giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre.

Un'iniziativa che suscitò curiosità, ingenuo stupore e tanta attenzione da parte dei media. Di fronte a una numerosa ed entusiasta platea di fedeli, spiegò allora la sua decisione.

«Viviamo immersi e ci muoviamo dentro una rivoluzione digitale, un'era in cui il senso della vista viene esaltato a tutti i livelli. I contenuti visuali, immagini e video, sono quelli più efficaci per comunicare e per far riflettere le persone, anche per evangelizzare. ​È per questo che Lucia, già invocata per la protezione della vista e degli occhi, può diventare una speciale guida per un uso corretto dei media digitali. Perché occorre assumere uno sguardo educato, che ci permetta di fare un uso corretto e positivo dei nostri smartphone e tablet».
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I tempi gli hanno dato ragione. Oggi molte parrocchie, pur avendo le porte chiuse, grazie ai social media hanno avuto la possibilità di aprire altre porte che stanno permettendo ai propri parrocchiani e non, di continuare a sperimentare la vita pastorale. «​È ormai un dato di fatto e lo era anche prima del Covid – aggiunge don Alessandro - che la rete e i social media sono necessari per ogni esperienza umana, perché riflettono quello che siamo e cosa vogliamo».

Il giovane prete evidenzia che questa parentesi temporale non bisogna leggerla come una sorta di messa in pausa, ma come una continuazione di ciò che avveniva prima, seppur adesso non fisicamente. In rete, quindi, e in particolare con le dirette, si dovrebbero mantenere i momenti di preghiera e di riflessione che c’erano normalmente prima del virus, possibilmente con gli stessi orari.

Le celebrazioni eucaristiche in diretta sono, per lui, le azioni mediali più importanti da custodire e promuovere, ma la Messa non è un film che si può rivedere quando si vuole: è un evento che si compie nel momento in cui avviene la celebrazione.

Ed è, per questo, opportuno invitare i fedeli a fare il possibile per partecipare alla diretta, perché al di fuori di essa la Messa non è altro che una foto che racconta ciò che è già avvenuto, e non è più possibile riceverne i benefici.

Una domanda torna ricorrente anche per questi giorni nuovi che la Chiesa vive: «E quando tutto finirà, e la vita riprenderà normalmente?

E’ un interrogativo che non possiamo non farci – dice don Alessandro - perché questo tempo finirà e a poco a poco si ritornerà alla vita pastorale ordinaria, ma forse con un po' di fiducia in più nelle potenzialità e opportunità della rete».
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