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Da 2 chili di semi la scoperta unica in Sicilia: Tony, ultimo custode della "Chiattulidda"

Ha riportato in vita un grano antico oggi simbolo di rinascita e identità. Un seme al centro di un progetto che unisce ricerca, agricoltura sostenibile e arte bianca. La storia

Erminia Zaffuto
Assistente all'autonomia e alla Comunicazione a scuola
  • 8 novembre 2025

Tony Rocchetta

In un’epoca in cui tutto corre — dalle persone ai cicli naturali della terra, dalle coltivazioni intensive al cibo industriale — c’è chi ha scelto di fermarsi. Non per restare indietro, ma per tornare alle origini. Tony Rocchetta, agricoltore custode nato a Licata, ultima colonia greca di Sicilia (Finziade, 282 a.C.), nel cuore della Sicilia meridionale, ha deciso di compiere una rivoluzione silenziosa: quella del ritorno alla memoria, ai profumi, ai gesti, ai semi antichi.

«Sono cresciuto nel ricordo del pane appena sfornato da mia nonna — racconta — e delle mani callose di mio nonno che lavorava la terra con amore. Da quei ricordi è nato il mio desiderio di risalire la storia, di restituire identità e dignità a ciò che siamo davvero: figli della nostra terra». La Sicilia, centro del Mediterraneo, è oggi un vero continente in miniatura. Un’isola dalle mille anime, plasmata da climi, suoli e morfologie diverse che generano una biodiversità unica al mondo. Qui, nel cuore di questa terra di luce e memoria, si riflette la storia dell’umanità stessa.

Circa diecimila anni fa, l’uomo passò da cacciatore a agricoltore, dando inizio a una delle rivoluzioni più profonde della civiltà umana: la nascita dell’agricoltura. Da quel momento, il rapporto con la terra divenne un dialogo di rispetto e di conoscenza. L’uomo imparò a osservare, a selezionare, a custodire. Con pazienza e saggezza, nel corso dei millenni, creò varietà autoctone di piante e razze animali adattate ai propri territori, frutto di selezioni naturali e incroci spontanei: un patrimonio genetico e culturale unico, che oggi chiamiamo agrobiodiversità. È in questo solco antico che si inserisce il cammino di Tony Rocchetta, un uomo che ha scelto di guardare al futuro camminando a ritroso nel tempo.

Dopo anni di studio e ricerca, Tony ha recuperato la Chiattulidda, una varietà autoctona di grano duro licatese ormai perduta. Una scoperta straordinaria, nata dall’incontro con un anziano contadino che conservava poche spighe dimenticate in un vecchio sacco di iuta. Da quei due chili di semi, con la collaborazione della Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia, il grano è stato autenticato e iscritto nel Registro nazionale delle sementi di conservazione.

Da quel momento, Tony Rocchetta è diventato ufficialmente il custode della Chiattulidda. Anno dopo anno, seminando a mano e coltivando secondo i metodi tradizionali, Tony ha riportato in vita un grano che oggi è diventato un simbolo di rinascita e identità. Nasce così Seme Antico – Chiattulidda Licatisi, un progetto che unisce ricerca, agricoltura sostenibile e arte bianca: farine macinate a pietra, pasta artigianale essiccata lentamente a bassa temperatura, prodotti che raccontano una Sicilia autentica, dove ogni chicco racchiude storia, anima e sapore.

Le varietà antiche non sono soltanto un patrimonio genetico, ma una filosofia di vita. Sono grani dal glutine più morbido e digeribile, con un profilo nutrizionale ricco di fibre, sali minerali e antiossidanti naturali. Sono piante alte e forti, capaci di resistere ai venti e alla siccità senza bisogno di pesticidi o fertilizzanti chimici.

Le varietà moderne, invece, nate nei laboratori del Novecento, sono state selezionate per l’alta produttività e per l’adattamento ai meccanismi dell’industria. Grani bassi, omologati, con un glutine più tenace ma meno digeribile e più povero di sostanze nutritive. Una rivoluzione industriale che, pur aumentando le rese, ha aperto la strada all’erosione genetica e all’uso massiccio della chimica di sintesi: diserbanti, pesticidi, concimi. Un costo altissimo per la salute, l’ambiente e la biodiversità.

«I semi antichi non hanno bisogno di chimica - spiega Tony -. Sono il frutto dell’equilibrio tra uomo e natura, un equilibrio che dobbiamo imparare di nuovo a rispettare». Ma la visione di Tony va oltre il campo e la spiga. Il suo lavoro si intreccia con agroecologia, filiera corta e didattica rurale: percorsi che educano al rispetto della terra e alla consapevolezza alimentare.

Così nasce l’Agriteatro Didattico, il primo teatro agricolo dedicato al racconto della terra: dalla semina alla molitura, dal gesto della panificazione alla tavola, in un dialogo continuo tra tradizione e conoscenza. Da qui prende vita anche il Food Camp, un laboratorio naturale e scientifico che studia le varietà autoctone e il loro adattamento ai cambiamenti climatici.

Uno dei progetti più innovativi è Isula, la prima pasta al mondo a forma di Sicilia — un simbolo di identità, unione e appartenenza, che fonde sapienza antica e creatività contemporanea. «Ogni varietà di grano è come il DNA di un popolo- spiega Tony -. Ogni spiga ha una sua storia, una forma, un profumo, un’anima. Recuperarle significa restituire voce alla nostra memoria collettiva.» In un mondo che tende all’omologazione, il suo messaggio risuona forte: custodire non è nostalgia, ma rivoluzione. Una rivoluzione lenta, fatta di semi, mani e coscienza. Una rivoluzione che riporta al centro l’uomo e la natura, nel rispetto reciproco, restituendo valore al tempo e alla vita stessa.

Il suo percorso è oggi raccontato nel libro “L’Ultimo Custode – Storia della Chiattulidda”, testimonianza di un viaggio umano e scientifico che unisce agricoltura, cultura e identità. Tony Rocchetta non coltiva solo grano. Coltiva memoria, futuro e bellezza. E nel farlo, ci ricorda che il vero progresso non è andare avanti a tutti i costi, ma saper tornare indietro, per ritrovare ciò che abbiamo perduto: la verità delle nostre radici.
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