CRONACA
Cari genitori, sapete che i vostri figli hanno un "profilo spam"? Cos'è e come comportarsi
È necessario essere informati e capire come affrontare l’argomento. Ne abbiamo parlato con l'esperto di sicurezza informatica Pierluigi Paganini e con lo psicoterapeuta Massimo Barrale
Non c’è un manuale, tanto meno aggiornato, sui nuovi usi e tendenze della nuova generazione in merito all’utilizzo dei social. A meno che non avvenga qualcosa di grave o che comunque faccia “scruscio”, poco o nulla emerge di un mondo “sommerso” che si va evolvendo senza che gli adulti se ne accorgano. Senza che i genitori se ne accorgano.
Quello in cui viviamo oggi è un mondo complicato per chi è genitore, per chi ha figli adolescenti, perché fittizio ma reale in quel suo essere filtrato da uno schermo. Perché nascosto, invisibile, bloccato, silenziato, ristretto. Esattamente tutti i modi che hanno, i nostri figli, di nascondercelo. Ed è esattamente il motivo per cui non ce ne accorgiamo.
Come non me n’ero accorta io.
Avete presente quello che facevate voi a quell’età quando uscivate con gli amici? Bene, ora pensate che nel migliore dei casi, in questi profili spam trovate condivisi e pubblicati video e foto di quello che fanno e di come passano le loro serate, o pomeriggi o mattine, ovviamente pensando di non essere visti dai genitori né da scomodi adulti in generale.
Lascio quindi alla vostra immaginazione il contenuto. Può non essere piacevole ed è per questo che i nostri genitori non sapevano cosa facevamo la sera. Il detto “occhio che non vede cuore che non duole”, non è a caso.
Sono stata due giorni in crisi, non sapevo come affrontare l’argomento, sapendo che avrei provocato mille reazioni diverse, trattandosi oltretutto di una sedicenne: rabbia, delusione, imbarazzo e chissà che altro.
Ma non potevo tacere. Non tanto ripeto, e spero prestiate molta attenzione a queste parole, per i contenuti (per il quale ho ingoiato il rospo assumendomi la responsabilità dell’aver guardato), ma per il vero problema: quello che pubblicano, una volta sul web ci rimane per sempre e pensano di poterlo fare perché si sentono in un contesto sicuro e protetto. ma è tutto l'opposto.
Vivono come se fosse un mondo parallelo a quello reale, dove quello che vedono e sentono sia tutto, senza pensare invece che c’è un mondo che loro non vedono e sconoscono, che al contrario li osserva, li controlla, cerca di rubare e di poter entrare in contatto con loro.
E per questo ho deciso che a costo di farmi detestare, le avrei parlato e le ho spiegato. Cosa? Quello che a me ha spiegato Pierluigi Paganini, esperto di sicurezza informatica e fondatore e Chief Technology Officer dell'azienda Cybaze SpA, una delle principali realtà italiane in cyber security.
«Spinti da un falso senso di sicurezza che caratterizza i nativi digitali - dice - confondono la realtà con il loro vissuto digitale, certi di essere al riparo da qualunque rischio una volta dentro i loro account social».
SITUAZIONI "INNOCUE" E GESTIONE ILLEGALE DEI PROFILI SPAM
«Partiamo dalla situazione più semplice, ovvero l’esistenza di un falso profilo “innocuo” ovvero creato con l’unico intento di postare ciò che fanno quando sono in comitiva, e che di regola, da che mondo è mondo, un genitore non sa… Andrebbe spiegato loro che quello che pubblicano sul web rimane per sempre. Una foto, un video, rimangono lì e la situazione potrebbe diventare anche rischiosa.
Si parla di diritto all’oblio – spiga l'esperto– ovvero del diritto alla rimozione dei propri dati personali in forma rafforzata, ma spesso non è così. Nonostante le ordinanze della magistratura, capita che i contenuti continuino a circolare negli anni sebbene ve ne sia stata richiesta la rimozione. Una foto e un video possono essere scaricate da chiunque, o da un amico di un amico che fa anche un semplice screenshot di una immagine postata per riutilizzata in altre piattaforme e persino riproporla in forum e chat nel darkweb ad esempio.
Una volta pubblicato un contenuto online è facile perderne il controllo. Talvolta è impossibile risalire a chi ha fatto emergere immagini e video che ritenevamo cancellati per sempre».
Paganini mi ricorda la drammatica storia di Tiziana Cantone «Un esempio su tutti è quello di questa giovane donna, morta suicida perché propri video intimi sono stati pubblicati online (revenge porn, usato generalmente per poi ricattare le vittime, ndr). A distanza di anni, nonostante vi siano state indagini e richieste di rimozione dei filmati da molteplici piattaforme, quelle immagini continuano ad essere riproposte su molteplici siti e forum».
Tiziana non ha retto l’umiliazione, gli sguardi della gente, le battute, le offese e gli insulti. E quei video si trovano ancora lì.
«È vero che esistono impostazioni che consentono di proteggere i nostri account da sguardi indiscreti, me esistono molti modi per superarli con altrettanta semplicità, spesso con la complicità di cattive abitudini dei proprietari.– spiega ancora Paganini. - Esiste poi la possibilità che sfruttando delle falle nelle piattaforme un attaccante riesca ad accedervi».
Andiamo per un momento all’altro aspetto, ci sono ragazzi che vanno e che oltre il pubblicare la loro vita privata su un profilo spam, lo utilizzano per compiere illeciti, pensiamo ad esempio a profili utilizzati per bullizzare compagni di classe o proporre contenuti illegali. I ragazzi ignorano che quell’account falso non fornisce loro delle condizioni di completo anonimato e che le loro attività online saranno, a meno di specifici accorgimenti, riconducibili alla loro reale identità.
«Ogni volta che si collegano online con il loro PC ad una piattaforma sociale il provider telefonico così come la piattaforma stessa saranno in grado di identificare la connessione a meno che non si utilizzino sistemi di anonimizzazione online.
Purtroppo, molti ragazzi sono sempre alla ricerca di informazioni su come utilizzare strumenti che nascondano la loro identità online e che consentano loro di accedere al Dark Web, una parte oscura del web una volta dentro la quale si ritiene si posso operare indisturbati. In rete è facile reperire tutorial utilizzare questi strumenti, ma il loro utilizzo inconsapevole potrebbe consentire ai ragazzi l’accesso a contenuti illegali es esporli ad ogni genere di predatori che operano in condizioni di completo anonimato».
QUALI RISCHI CORRONO, DAI PREDATORI SESSUALI A QUELLI INFORMATICI
L’uso di profili “nascosti” agli occhi degli adulti espone gli adolescenti a molteplici rischi, dall’essere adescati da un predatore on-line a frodi di vario genere. I criminali informatici utilizzano diverse tecniche per poter costringere gli adolescenti a compiere azioni di cui potrebbero pentirsi. «Pensiamo al sextortion – dice ancora Pierluigi paganini – ovvero ricatti a sfondo sessuale volti ad estorcere denaro alle vittime o peggio ad indurli a compiere atti contro la loro volontà. Le tecniche di adescamento sono moltissime e potrei dire davvero che l’unico limite è quello della fantasia del criminale. Spesso i predatori frequentano luoghi online in cui sono presenti adolescenti, sia esso una chat oppure un forum online di videogiochi.
A volte il predatore è una persona nella cerchia delle conoscenze delle vittime, il cugino di un amico, il fratello, che entrano in contatto con gli adolescenti proprio attraverso quei profili falsi creati per sfuggire al controllo dei loro genitori. In questo contesto è davvero difficile individuare in tempo utile potenziali minacce.
Capita che a volte proprio dalla chat dei videogiochi si adeschino ragazzi e li istruiscano alla creazione di profili falsi per instaurare un contatto diretto lontano dal controllo dei genitori. Usano tecniche di ingegneria sociale, ti invitano a visitare dei siti, capita che chiedano di scaricare un’ applicazione che può servirgli per infettare un telefono un PC, da quel momento si è spiati in ogni momento.
Talvolta gli account degli adolescenti possono essere hackerati perché protetti da password deboli o che comunque sono reperibili online a seguito di violazioni di altri servizi online acceduti dagli adolescenti».
Dunque, in realtà più account falsi si creano più si è esposti ad attacchi di vario genere, «pensiamo agli account come porte di ingresso al nostro vissuto digitale, e pertanto vanno opportunamente protetti. Spesso criminali recuperano online credenziali per accedere a migliaia di profili. Se tra essi trovano falsi profili online creati da adolescenti per scambiarsi chat ed immagini private, queste informazioni potrebbero essere usate per adescarli.
Talvolta si potrebbe utilizzare la conoscenza dell’identità di un adolescente dietro un account falso per fargli credere di interloquire con una coetanea per instaurare una relazione online. Parliamo di romance scam, frodi in cui i criminali chiedono alle vittime di fornire loro danaro per comprare un biglietto, perché in difficoltà, o per saldare un debito. In realtà siamo dinanzi a frodi finanziarie che quasi mail le vittime denunciano, sebbene siano molto frequenti. Gli adolescenti ignorano completamente i rischi a cui si espongono, così come il modus operandi dei criminali informatici».
COME RICONOSCERE UN PREDATORE E COSA FARE
«Dalle domande, dirette, mirate, "interessate" o se ti vuole portare fuori dalla cerchia con la quale ti ha agganciato. Prima mostra empatia, poi senza che la ragazza (o il ragazzo) se ne renda conto, lo allontana portandoli in altra chat, ad esempio.
I nostri ragazzi devono ridurre al minimo le superficie di attacco: usare le app strettamente necessarie, usare sempre password robuste e un doppio fattore di autenticazione a protezione di account. Utilizzare soluzioni di sicurezza e tenere aggiornati i sistemi.
Al di la di questi suggerimenti tecnici dobbiamo spiegare loro l’importanza di condividere con i genitori esperienze online che reputano “sospette.” È importante che i figli parlino coi genitori se notano qualcosa di strano, ma ancora più importante è che siano i genitori a prendere l’argomento e fargli alzare la guardia perché quello di cui stiamo parlando può finire anche molto male.
COME PARLARNE CON I FIGLI
È fondamentale adesso passare all’altro argomento, strettamente collegato, ovvero come approcciarsi alla cosa con un figlio. Come parlare con tua figlia o tuo figlio dei profili spam e dei rischi?
Anche in questo caso, purtroppo, non esiste la soluzione facile o il modo perfetto. Ma di certo è fondamentale affrontare l’argomento, senza fretta, senza irruenza, perché il rischio è che tuo figlio o tua figlia si chiudano a riccio, vi allontanino, reagiscano male alle vostre domande vivendole come una violazione della loro privacy o invadenza, senza vederci il lato buono e giusto, ovvero la nostra protezione nei loro confronti.
Abbiamo parlato di questo con lo psicoterapeuta Massimo Barrale che lavora anche con i ragazzi e le famiglie.
«È chiaro che tutto dipende dal rapporto pregresso tra genitori e figli – dice – se c’è di base un dialogo la cosa è sicuramente più semplice e potrebbe anche essere che il ragazzo o la ragazza non abbiano nemmeno un profilo spam, questo perché la loro creazione ha a che fare con la trasgressione o la “semplice” ricerca di attenzioni.
Ma a prescindere potrebbero averlo perché lo hanno tutti gli altri e si cerca di sperimentare le novità. E il ragazzo deve poter sempre tenere la mano al genitore e con l’altra esplorare il mondo.
So che può essere duro quello che sto per dire - continua - ma non vuole essere un giudizio o un puntare il dito, è la realtà: bisogna interessarsi sempre ai propri figli e non quando arriva il campanello d’allarme, perché se hai perso il diritto di interessarti prima hai perso quello di interessarti dopo. E te lo faranno capire nella maniera più dolorosa.
E allora, la cosa da fare prima di affrontare l'argomento è sicuramente fermarsi e fare un'auto analisi, fare cento passi indietro ed eventualmente chiedere scusa per essere stati lontani. Se prima non si fa questo, la reazione dei figli a domande su un eventuale profilo spam o a qualunque argomento che mette in ansia il genitore, saranno solo brusche e di chiusura».
Non esserci - dove per "esserci" si intende chiaramente su un piano di relazione, di confidenza, di condivisione, di comunicazione soprattutto - alza muri (cosa che avviene in tutte le relazioni) che i genitori non vedono e credono quindi non ci siano. Ma è proprio quando si palesa un problema che quei muri improvvisamente vengono visti dai genitori, e sono diventati alti e solidi.
«Quando il genitore scopre determinate cose deve portare il figlio a parlare con lui, - spiega ancora il dottor Barrale - deve comunicare, ma andrebbe fatto fin da subito, quando approcciano a un qualcosa di nuovo. Esattamente come controlliamo i figli che infornano la torta per la prima volta per evitare che vada a fuco la casa... controllo che non significa “non mi fido di te” ma “devo metterti in guardia…”.
E questo tipo di discorsi va fatto a prescindere se i ragazzi abbiamo o meno il profilo spam, senza caricare di ansia la discussione, senza impaurirli anche perché loro vogliono sperimentare e devono farlo. C’è un problema da loro non percepito ma esistente».
Non lanciatevi dunque in discorsi che possono risultare disastrosi. Fermatevi e riflettete. Non agite d'impulso.
«Bisogna quindi sensibilizzare oggi più che mai i genitori a stare accanto ai figli che a volte si perdono per poter attirare l’attenzione, certe cose a volte sono un grido di aiuto difficile da intercettare; siamo nella società del mostrare, del vedere, del fare vedere, della sessualità precocissima. Bisogna – continua lo psicoterapeuta – attivare una discussione con calma, nessuna parola di troppo. E ascoltare. Potrebbe capitare anche che il figlio parli dell’amico ma stia parlando di se stesso in realtà.
Nessun genitore è perfetto e la vita è sempre più frenetica, c’è chi ha bisogno di lavorare moltissimo e a casa c’è poco e niente, e c’è chi pur avendo il tempo lo dedica ad altro cercando occupazioni per i figli tra le più svariate. In entrambi i casi il fatto è che i figli ci sono e anche se faticoso non va dimenticato e bisogna fare un ulteriore sforzo per stragli dietro, per dare l’attenzione necessaria, perché poi, non si può pensare di essere ascoltati o di intervenire con una punizione.
A volte ci rendiamo conto tardi che il treno genitoriale dell’autorevolezza, della collaborazione del sostegno, è passato. Ma ci sono dei livelli, anche se sembra tardi, in cui la famiglia può ancora intervenire e la cosa può rientrare, prima ancora di rivolgersi a delle figure professionali. L’ho visto accadere e mi piace pensare che una famiglia può attivare delle risorse per farlo anche da sola».
Bisogna avere il coraggio di farlo e di mettersi in gioco. Il coraggio di chiedere scusa e così aprire una porticina, di dialogare. Perché non ci sono né miracoli né un'unica soluzione, ma la famiglia può intervenire e deve farlo il prima possibile. E se proprio gli strumenti non li ha è bene che chieda un sostegno ma, diversamente da quanto siamo stati abituati a pensare, non solo per il ragazzo o la ragazza, ma per la famiglia, genitori e figli.
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