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Da Salisburgo a Palermo: Alwine Federico, la contessa più amata di Ballarò che cucina il "latte fritto"

La sua “vita palermitana” è cominciata nel 1983, appena ventenne e, da allora, la Contessa scopre, ogni giorno, un angolo o una nuova prospettiva della città

  • 27 aprile 2021

La contessa Alwine Federico (foto di Michaela Henkys, Köln)

«Palermo è la città dei contrasti per eccellenza, per questo è unica e affascinante al tempo stesso».

A raccontarci la sua personale impressione sulla città è la contessa Maria Alwine Eder in Federico, moglie del conte Alessandro Federico (discendente di Federico II, per mezzo di Federico D’Antiochia), che, dal 1983, vive stabilmente nella dimora storica della famiglia, Palazzo Conte Federico, respirando Palermo dalle viscere.

Il Palazzo - uno dei cinque edifici più vecchi e prestigiosi del capoluogo - si trova tra la piazza Conte Federico e la via dei Biscottari, sopra le mura della città punica, nel cuore di Ballarò e a pochi passi dal Palazzo Reale e dalla Cattedrale.

Di origine austriaca, nata a Salisburgo, la contessa Alwine, ha intrapreso la sua "vita palermitana" appena ventenne e, da allora, ne scopre, ogni giorno, un angolo o una nuova prospettiva attraverso la luce unica che irradia sulla città.
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«La luce - ci ha detto la Contessa accogliendoci tra le mura del Palazzo - mi colpì subito, provenendo da un paese più a Nord. Prima di sposarmi ho viaggiato molto, per lo studio soprattutto (è arrivata fino in Cina per approfondire la lingua), e posso dire che Palermo ha una luce eccezionale, che mi sorprende ogni giorno.

L'altro grande impatto è stato scoprire come la vita delle persone si svolga anche fuori dalle case ed entri anche qui a Palazzo. La gente del quartiere vive anche la strada superando limiti di riservatezza, perché la gente del Sud è più libera e spontanea. Questo è un aspetto che mi piace anche molto, che testimonia il senso di accoglienza e condivisione proprio di questa terra.

La mattina aprendo i battenti delle finestre la città entra dentro il Palazzo, insieme alla voci e agli odori del mercato».

Catapultata in una realtà ben diversa da Salisburgo, con ritmi e tradizioni, sociali e culturali, distanti dalle esperienze fatte fino ad allora, la contessa Alwine ha assunto a pieno la responsabilità non solo della vita familiare ma soprattutto della storia ad essa legata.

«Mi sono ritrovata dentro la storia più antica di questa città, facendone parte mio malgrado e subito ho sentito il dovere e l’importanza di custodirla e mandarla avanti attraverso le generazioni».

In quest'ottica l'intera famiglia Federico nel 2019 ha fondato la Società Cooperativa Palazzo Conte Federico, facendo conoscere, attraverso visite guidate condotte dalla stessa contessa e dai figli, Nicolò e Andrea, la storia e le bellezze, veramente eccezionali, custodite ancora oggi nel Palazzo.

«Custodire il Palazzo non è un impegno da poco e purtroppo le istituzioni non promuovono abbastanza le realtà culturali che si trovano in città ma in tutta la Sicilia; a volte penso che ce ne siano talmente tante che vengano date per scontate.

Volendo, appunto, custodire al meglio il Palazzo, facendolo conoscere ai palermitani anche, ma soprattutto ai turisti di ogni parte del mondo, abbiamo fondato la società e, già nel 2019, sul portale TripAdvisor, Palazzo Federico è stato il più recensito e apprezzato tra i monumenti regionali.

Il Covid al momento ha fermato tutto, ma contiamo di ripartire subito appena sarà possibile».

Negli anni la contessa Federico - quella "sicca e longa ca' camina ca bicirietta" come veniva chiamata all'inizio nel quartiere - non solo ha accolto la cultura siciliana ma l’ha fatta propria, studiando e approfondendo molti aspetti, non ultimo quello legato alla cucina dell’Isola.

«Quando sono venuta a Palermo non ho potuto continuare gli studi di cinese perché non c’era ancora la facoltà, mi sono iscritta a Lingue e da circa vent’anni insegno tedesco nelle scuole (al momento al Liceo De Cosmi, che raggiunge ogni mattina sempre in bicicletta).

Ho coltivato anche a Palermo la mia passione per la musica e per il canto e ho preso il diploma in Canto Lirico al Conservatorio - ogni tanto sorprendo anche gli ospiti che vengono a trovarci intonando qualcosa, ci dice percorrendo le stanze del Palazzo - e ho imparato anche a cucinare le ricette tipiche della tradizione, leggendo e stando accanto all’anziana cameriera che c’era qui a Palazzo quando sono arrivata».

Ha talmente assorbito la cultura della cucina siciliana che è proprio la Contessa a insegnarci la ricette del "latte fritto".

«Il procedimento è simile a quello delle panelle - ci ha detto con gli occhi illuminati - basta mettere a bollire il latte con un po' di amido, aromi, dalla cannella agli agrumi, e poi far raffreddare il tutto su una spianatoia, come si faceva una volta per le panelle.

Quando il tutto si è raffreddato si tagliano dei quadrati, si intingono in uovo e mollica e si friggono. È una delle ricette di cui andava ghiotto mio marito quando era piccolo».

La bellezza e la sontuosità di Palazzo Federico (mantenuto in ottime condizioni di manutenzione) è veramente qualcosa di eccezionale: girando le stanze si ritrova la sala da ballo con, rappresentata nel pavimento di maioliche, una cartina della città così come era intorno al 1100: una penisola cinta da due braccia di mare e circondata da torri, di cui l’ultima ancora esistente è quella della famiglia Federico.

E poi, armature, l’omaggio a Giuseppe Verdi e al documento con la sua firma originale, passando per la stanza con tutti i ricordi e i cimeli delle tante edizioni della Targa Florio (di cui il conte Alessandro Federico è stato grande appassionato); un antico pianoforte suonato anche da Wagner (oggi nello studio della Contessa, che lo vuole sempre vicino a sé) fino alla torre arabo normanna del XII secolo, la parte più antica del palazzo, denominata “Torre di Scrigno”.

Vi sono anche due bellissime bifore, una normanna ed una araba che riportano gli stemmi autentici della Città, degli Svevi e degli Aragonesi che la governarono. Nel soffitto, poi, affreschi eccezionali tra i quali uno raffigurante il taglio della testa di Giuditta di Artemisia Gentileschi, unica pittrice del ‘600.

A Palermo la Contessa ha coltivato e nutrito le sue passioni di sempre: oltre al canto e alla musica, e all’uso della bicicletta, continua ogni giorno ad allenarsi - spesso viene definita la "regina della velocità" - nel nuoto, gareggiando in competizioni internazionali (ha partecipato in passato alle Olimpiadi di nuoto).

«Dopo tanti anni che vivo qui posso dire che se dovessi scegliere un posto dove risiedere sceglierei ancora una volta Palermo e non solo per i vincoli familiari. Qui è possibile godere di piccole cose, dalla luce di cui parlavo prima alla semplicità di alcuni dettagli che sembrano insignificanti ma che sono eccezionali per me.

Ogni giorno, per esempio, allenandomi nella piscina comunale nuoto guardando il cielo e gli alberi; in quale altro posto del mondo la piscina comunale può essere all'aperto? E poi le fioriture profumate di primavera, le sento ogni mattina andando a lavoro in bicicletta.

So di essere molto fortunata e cerco di trasmettere anche questo ai miei alunni, che sono la mia forza: il privilegio di poter imparare cose nuove, di stare con l’anima leggera.

Prima di andare via la Contessa vuole aggiungere un altro tassello a questo racconto: «Anche se oggi piove e il cielo è grigio stamattina ho sentito le rondini girare intorno alla torre. Ogni anno accade così ed è il segno che è arrivata l’estate a Palermo».
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