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È la giornata delle foreste, riflettori su Monte Pellegrino: rinasce il bosco a Palermo

A volte poco o nulla si sa dello stato di salute dei boschi in Sicilia, che occupano circa il 20% degli ettari dell'isola, nonostante sia ai primi posti per incendi dolosi

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 21 marzo 2023

Uno dei versanti di Monte Pellegrino

Come ogni 21 marzo che si rispetti, anche questo anno è arrivata la Giornata internazionale delle foreste, momento nel quale gli esperti traggono le loro conclusioni sullo stato di salute dei boschi e della flora in generale.

Un appuntamento che diviene sempre più imprescindibile, visto che sempre più spesso coincide con la partenza delle iniziative antincendio atte a limitare i danni causati dalla siccità che colpisce severamente il nostro territorio anche durante la primavera.

Significative sono le proposte culturali che spingono anche la cittadinanza ad avvicinarsi ad un tema che ormai da decenni è in cima alla lista delle politiche ambientali.

Molto confusi sono però le nozioni possedute dalla cittadinanza riguardanti lo status di salute dei nostri boschi siciliani, anche perché il più delle volte trattasi di informazioni scientifiche ritenute non divulgabili dalla stampa per la propria complessità.

Noi però siamo qui proprio per rendere fruibili queste informazioni e per dare un po’ di speranza a coloro che dubitano sulla futura salvaguardia delle risorse forestali siciliane.
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Innanzitutto un po’ di numeri. La Sicilia, per quanto venga considerata una regione spoglia, presenta in verità 512.121 ettari di territorio boschivo. Ciò comporta che circa il 20% degli ettari siciliani è ricoperto da foreste, con circa 258.502 ettari che tra l’altro presentano boschi alti (alla faccia di coloro che credono la nostra isola come una regione spoglia).

A essere però più rappresentativa è la Macchia mediterranea, che risulta essere la comunità vegetale più diffusa in Sicilia con i suoi 110.000 ettari.

Tuttavia, per quanto forestata, secondo il report Ecomafie di Legambiente la nostra regione risulta essere la leader per gli incendi dolosi e colposi a livello nazionale, che colpiscono prevalentemente le zone rurali-urbani le cui fiamme si propagano poi nella maggioranza dei casi al bosco.

Basta infatti considerare il report del 2022 per rendersi conto della disparità con altre regioni: il numero di reati incendiari avvenuti in Sicilia durante il corso del 2021 è stato infatti di 993, con 81.590 ettari interessati dalle fiamme, mentre la Calabria, la regione al secondo posto, ha subito 674 reati e ha perso “solo” 35.480 ettari boschivi.

Sono molteplici le ragioni che spingono la nostra isola a cadere maggiormente vittima di questi fenomeni. Da una parte abbiamo la vulnerabilità climatica dell’area mediterranea, soggetta a diverse bolle di calore che inducono durante l’anno il propagarsi degli incendi.

Poi abbiamo fenomeni criminali e culturali della popolazione che spingono la nostra regione a divenirne maggiormente vittima, ancora qualora si sia fatta una buona prevenzione.

Il problema però più gravoso per la nostra isola è il disporre di un’organizzazione antincendio lacunosa, che parte quasi sempre in estate iniziata e che si basa sul lavoro di precari e di tecnici non specializzati, con lo Stato che non investe seriamente nel Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco e sull’acquisto di canadair impiegati per stemperare gli incendi prima che raggiungano dimensioni apocalittiche (esempio, la Moarda).

Gli incendi che hanno colpito la nostra isola però non mettono la parola fine alla sopravvivenza di un bosco. Esistono infatti degli esempi gloriosi all’interno del nostro territorio che ci permettono di comprendere quanto lavoro si stia svolgendo per garantire che anche in futuro la Sicilia presenti la propria copertura forestale.

Ed una di queste occasioni più importanti è svolta proprio a Palermo, presso la Riserva naturale orientata Monte Pellegrino e Parco della Favorita. All’incendio che rase quasi al suolo il bosco di pini e di eucalipti di qualche anno fa hanno infatti risposto enti gestori (Rangers d’Italia), molti volontari e ad alcuni esperti dell’Università di Palermo.

E di seguito a molte azioni individuali che si limitavano alla piantumazione di alcuni alberi presso il monte o il Parco della Favorita (l’ultimo delle quali avvenuto domenica scorsa, 19 Marzo 2023), è iniziata una vera e propria campagna di riqualificazione ambientale del bosco che sovrasta il capoluogo, che prevede - tramite i fondi stanziati dal PNNR - il taglio degli alberi morti o considerati nocivi agli ecosistemi endemici siciliani (eucalipti) e la messa a dimora di nuove piante che fanno invece parte della macchia mediterranea.

Inoltre, come noto, proprio per sopperire alla minaccia rappresentata dalle ecomafie e dagli incendi, a livello nazionale si sta spingendo la Sicilia nel proporre l’istituzione di nuove riserve e parchi naturali, tra cui quello che dovrebbe sorgere dalla fusione del Parco regionale delle Madonie e del Parco dei Nebrodi, la cui nascita però produce molte perplessità agli esperti.

Quali sono però le aree verdi più importanti della nostra regione, non considerando i due parchi regionali che abbiamo appena citato?

Tra le tante aree verdi presenti sull’isola, è impossibile non citare la Riserva naturale del Bosco di Ficuzza, che presenta anche un interesse storico, legato al regno dei Borbone, o il Parco regionale dell’Etna, che dispone di moltissime specie endemiche proprie del vulcano, o l’area dell’ex (controverso) Parco regionale dei Monti Sicani, più volte destituito.

Anche però le isole minori presentano dei boschi molto importanti, come quelli presenti a Ustica o a Pantelleria e che rappresentano quasi una piccola sorpresa, agli occhi dei visitatori.

Sono dunque molte le foreste siciliane che si prestano al turismo e alla valorizzazione dei territori, ma come popolazione dobbiamo ancora combattere molto affinché sia possibile vivere un’estate senza incendi… quantomeno provocati dalla mano diretta dell’uomo.
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