Ci sono anche in Sicilia, se mordono ti fai male: il monito Ue sulle formiche di fuoco
Il loro nome deriva dal loro morso che lascia sulla pelle una sensazione di ustione, particolarmente spiacevole, che può indurre le persone a rivolgersi agli ospedali

All’epoca la notizia fece particolare scalpore, poiché le formiche di fuoco vengono considerate fra le specie aliene più dannose e pericolose del mondo.
Il loro nome deriva proprio dal loro morso, che lascia sulla pelle una sensazione di ustione, particolarmente spiacevole, che può indurre le persone a rivolgersi agli ospedali.
Dopo però un primo momento di esaltazione, in cui le autorità e i quotidiani hanno parlato a lungo di questo avvistamento e del lavoro pubblicato dagli scienziati sulla rivista Current Biology, la notizia ha cominciato a perdere sempre più l’interesse dell’opinione pubblica, finché è svanita lentamente nel nulla.
Un vero peccato, considerando i danni che possono provocare questi animali e il pericolo della loro espansione, quantomeno nel territorio siciliano.
Dopo diversi mesi, gli effetti di questo progressivo disinteresse da parte del governo e dei media verso questo argomento hanno cominciato a farsi sentire.
Sebbene gli scienziati abbiano continuato a monitorare le formiche, la Commissione europea ha deciso di iniziare una procedura d’infrazione contro il nostro paese, colpevole di non aver avvertito gli altri Stati membri dell’UE sull’avvistamento di queste pericolose formiche, seguendo il regolamento sulle specie esotiche invasive (Regolamento Ue 1143/2014).
Ma c’è di più. L’Italia sarebbe colpevole anche di non aver comunicato entro i primi tre mesi dell’avvistamento quali erano le misure di eradicazione adottate per mantenere sotto controllo la loro popolazione, considerando che in altre regioni del mondo questa specie ha provocato alcune morti e miliardi di dollari di danni.
Originarie del Brasile, le formiche di fuoco possono infatti danneggiare le radici degli alberi e delle piante e sono anche attratte dall’elettricità, potendo involontariamente causare dei corti circuiti ad elettrodomestici, veicoli ed edifici.
Ancor più grave, per Bruxelles, risulta essere poi la mancanza di un sistema di sorveglianza delle specie esotiche invasive nel territorio nazionale e siciliano, che va contro a quanto richiesto in una lettera ufficiale in mora inviata nel novembre del 2024.
Per nostra fortuna, l’Italia ha a disposizione ancora alcune settimane di tempo per rispondere all’UE e affrontare questa sfida, adottando strategie atte ad eradicare questa specie in Sicilia.
In caso ciò non avvenga, però, la Commissione potrà deferire l’Italia alla Corte di giustizia europea, chiedendo una multa.
Nel caso l’Italia dovesse pagare il risultato della sua inazione, la responsabilità non sarà di certo attribuibile agli scienziati, che durante questo periodo hanno continuato a svolgere il proprio lavoro e a segnalare l’urgenza di combattere questa specie aliena.
D’altronde, la diffusione delle specie alloctone è una delle principali cause della perdita della biodiversità, insieme al cambiamento climatico.
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