STORIA E TRADIZIONI
In Sicilia c'è un detto (davvero) bestiale: che succede se la gallina ha la "vozza china"
Un proverbio, molto diffuso a Catania e anche a Caltanissetta, che fa riflettere sulla spinta necessaria a una rivoluzione personale. Ve lo raccontiamo così

Lo scrittore inglese George Orwell le ha rese protagoniste di una nota fattoria proiettando su questi volatili l’essenza della classe operaia che si ribella: parliamo delle galline.
Ma oggi l’opera letteraria la mettiamo da parte e parliamo di un invito a un’altra “rivoluzione”, quella fatta sempre da una gallina nel proverbio siciliano: “A iaddina ca camina s’arricogghi ca vozza china - La gallina che cammina torna con il gozzo pieno (di cibo)”.
Un detto, molto diffuso a Catania e anche a Caltanissetta, che fa riflettere sulla spinta necessaria a una rivoluzione personale, quella che può destabilizzare e far uscire dalla propria comfort zone: l’azione seguita inevitabilmente da un cambiamento.
E per farlo è richiesta un’azione concreta; rimboccarsi le maniche e cercare opportunità. Un po’ come la gallina, emblema di questo detto "bestiale", che zampetta per l’aia.
Mai animale fu più azzeccato, e tale scelta affonda la sua storia nella tradizione contadina, quando le galline e i galli erano il massimo sostentamento dei componenti della famiglia.
Immerse nel loro spazio le galline stavano al sicuro, ma la vera sfida arrivava quando, con una zampa lesta, sgattaiolavano fuori. Ecco che si attiva la modalità sopravvivenza: tutto ciò che può dare sostentamento viene racimolato dal becco e mantenuto nel gozzo.
E mentre il contadino bestemmiava e andava a caccia del volatile sparito, questo se la gorgogliava con il sacco pieno. Quel che colpisce di questo detto è che al primo suono, pare quasi un richiamo all’ingordigia.
La gallina, infatti, andando in giro con la vozza piena è come se avesse tutto, paga del suo bottino; insomma, da quel momento si accontenta e non agisce più.
Guardando oltre, in realtà, questo detto è una mera condanna all’indolenza. Ripudiata, perché ciò che fa la differenza per il vero cambiamento è l’azione spinta dalla volontà. Una volontà di camminare, in questo caso con le gambe, che guida alla vera trasformazione.
Un altro significato, spesso assegnato al detto, riguarda l’inaspettato. Avete presente quando uscite di casa per un motivo e alla fine si torna con qualcos’altro. Un acquisto o magari un ritrovamento che non era previsto? Ecco quello.
Versioni diverse, dunque, che hanno sempre come protagonista la gallina. Come un altro detto, che questa volta sorvola il cielo della Ciociaria: “Chi gira becca, chi sta dentro si secca”.
In italiano, invece, esiste un detto simile: “Chi dorme non piglia pesci” questa volta, con protagonisti i vertebrati acquatici.
La gallina oltre che in questo detto la troviamo pure in: "A iaddina fa l'ovu e 'o iaddu c'abbampa 'u culu - La gallina fa l'uovo e al gallo brucia il sedere”, questa volta riferito a chi si lamenta di fatiche che non ha compiuto.
Storie diverse di “ordinaria aia”, che derivano però sempre dal mondo rurale.
Ci ricordano che le lezioni di vita migliori si nascondono spesso dietro un’accurata osservazione della natura, chiaroveggente di atteggiamenti umani.
Ma oggi l’opera letteraria la mettiamo da parte e parliamo di un invito a un’altra “rivoluzione”, quella fatta sempre da una gallina nel proverbio siciliano: “A iaddina ca camina s’arricogghi ca vozza china - La gallina che cammina torna con il gozzo pieno (di cibo)”.
Un detto, molto diffuso a Catania e anche a Caltanissetta, che fa riflettere sulla spinta necessaria a una rivoluzione personale, quella che può destabilizzare e far uscire dalla propria comfort zone: l’azione seguita inevitabilmente da un cambiamento.
E per farlo è richiesta un’azione concreta; rimboccarsi le maniche e cercare opportunità. Un po’ come la gallina, emblema di questo detto "bestiale", che zampetta per l’aia.
Mai animale fu più azzeccato, e tale scelta affonda la sua storia nella tradizione contadina, quando le galline e i galli erano il massimo sostentamento dei componenti della famiglia.
Immerse nel loro spazio le galline stavano al sicuro, ma la vera sfida arrivava quando, con una zampa lesta, sgattaiolavano fuori. Ecco che si attiva la modalità sopravvivenza: tutto ciò che può dare sostentamento viene racimolato dal becco e mantenuto nel gozzo.
E mentre il contadino bestemmiava e andava a caccia del volatile sparito, questo se la gorgogliava con il sacco pieno. Quel che colpisce di questo detto è che al primo suono, pare quasi un richiamo all’ingordigia.
La gallina, infatti, andando in giro con la vozza piena è come se avesse tutto, paga del suo bottino; insomma, da quel momento si accontenta e non agisce più.
Guardando oltre, in realtà, questo detto è una mera condanna all’indolenza. Ripudiata, perché ciò che fa la differenza per il vero cambiamento è l’azione spinta dalla volontà. Una volontà di camminare, in questo caso con le gambe, che guida alla vera trasformazione.
Un altro significato, spesso assegnato al detto, riguarda l’inaspettato. Avete presente quando uscite di casa per un motivo e alla fine si torna con qualcos’altro. Un acquisto o magari un ritrovamento che non era previsto? Ecco quello.
Versioni diverse, dunque, che hanno sempre come protagonista la gallina. Come un altro detto, che questa volta sorvola il cielo della Ciociaria: “Chi gira becca, chi sta dentro si secca”.
In italiano, invece, esiste un detto simile: “Chi dorme non piglia pesci” questa volta, con protagonisti i vertebrati acquatici.
La gallina oltre che in questo detto la troviamo pure in: "A iaddina fa l'ovu e 'o iaddu c'abbampa 'u culu - La gallina fa l'uovo e al gallo brucia il sedere”, questa volta riferito a chi si lamenta di fatiche che non ha compiuto.
Storie diverse di “ordinaria aia”, che derivano però sempre dal mondo rurale.
Ci ricordano che le lezioni di vita migliori si nascondono spesso dietro un’accurata osservazione della natura, chiaroveggente di atteggiamenti umani.
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