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Sono aliene, rosse e danno morsi: perché le formiche di fuoco hanno "scelto" la Sicilia

Originari del Sud America, numerosi esemplari di questi insetti sono stati avvistati nell'Isola. La loro presenza preoccupa gli esperti per vari motivi: ecco quali

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 14 settembre 2023

Un esemplare di formica di fuoco

Sono piccole e numerose come molte loro simili, ma il loro morso è talmente doloroso che ha spinto gli scienziati a temerli e a proclamare un allarme, considerando anche le probabili complicanze causate dalla loro invasione.

Stiamo parlando delle formiche di fuoco, le Solenopsis invicta, una specie aliena proveniente dal Sud America che si è resa protagonista di molteplici avvistamenti nella provincia di Siracusa, fino a divenire argomento di studio degli di alcuni studiosi dell’Università di Parma e di Catania, per un articolo pubblicato su "Current Biology".

Nell’arco degli ultimi giorni sono divenuti uno degli argomenti più presenti all’interno dei dibattiti sui social, come delle chiacchere dei semplici cittadini. Questi insetti mordono, si radunano, hanno persino costruito ben 88 colonie attorno agli alvi fluviali che circondano Siracusa e nell’arco degli ultimi anni hanno provocato diversi incidenti, fino a quando non sono stati identificati.
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Le persone morse infatti da queste formiche sono decine, quasi tutte entrate in contatto con le Solenopsis all’interno dei propri giardini e negli orti, dove questi insetti amano pascolare alla ricerca di cibo.

Come siano arrivati in Sicilia è ancora un mistero, ma gli scienziati che hanno effettuato la ricerca ci hanno chiarito che questa specie è una delle più invasive del pianeta e che spesso le regine si nascondono dentro i container pieni di terra e piante, provenienti dal Brasile o dal Centro America e spediti in tutto il mondo.

Quali sono però gli effetti di questi insetti sul nostro corpo, sulla nostra società? È vero come sostengono alcuni che sono un grande rischio per la nostra economia e la nostra biodiversità? Parlando con Enrico Schifani, uno degli autori della ricerca e dottorando all’università di Parma di provenienza palermitana, le ragioni per cui bisogna temere questa specie sono molte, ma non bisogna cominciare a fare allarmismo.

Per quanto infatti storicamente è stato conclamato che questi insetti hanno provocato dei serissimi danni ecologici ed economici in Cina, Stati Uniti, in alcune regioni dell’Africa e in Australia, non tutto è perduto e alcune tecniche hanno permesso agli scienziati di tenerli a bada, come è successo in Nuova Zelanda, dove la specie è stata eradicata.

Bisogna quindi attendere un approfondimento relativo alle dimensioni reali della popolazione in Sicilia per capire quali possono essere le strategie migliori per rallentare la loro espansione in natura.

Di certo queste formiche sono molto mordaci ed è per questo se gli abitanti delle contrade di Siracusa avevano lanciato l’allarme anche qualche anno fa. All’epoca non furono però ascoltati e alcuni cominciarono ad allontanare questi insetti dai loro orti, applicando delle trappole per formiche all’interno dei propri terreni. Non immaginavano di certo di trovarsi di fronte a un animale così subdolo e pericoloso.

Come chiarisce Schifani, un semplice morso è doloroso ma non è equiparabile con la puntura di vespa, mentre molteplici morsi – provocati per esempio se si calpesta per errore una colonia – possono portare a un dolore intenso, bruciante e talvolta perfino urente, in grado di portare a shock anafilattico qualora si sia particolarmente sensibili alle punture d’insetto.

Questi animali inoltre si nutrono sia di detriti vegetali che di altri piccoli insetti. Ed è questo il vero motivo se gli scienziati li considerano una minaccia per la biodiversità. Essi infatti allontanano le altre specie di formiche, uccidono anellidi, scarafaggi e altri insetti, finanche a minacciare alcune specie di vertebrati, come rettili e uccelli, che possono subire un pesante impatto per via della moria di piccoli nei nidi.

I danni economici provocati da questi animali non si riducono però esclusivamente all’agricoltura. Le formiche di fuoco – il cui nome riporta ovviamente alla sensazione di bruciore che si prova una volta morsi – infatti sono attratti anche dall’elettricità ed è per questo se spesso si possono trovare all’interno delle cabine elettriche o all’interno degli elettrodomestici o dei semafori, provocando incidenti e ingenti danni.

Come sono riusciti però questi insetti a occupare una porzione così importante della provincia di Siracusa, come è stato segnalato dai ricercatori che hanno pubblicato l’articolo? Chiarendo innanzitutto che Schifani e gli altri autori dello studio, fra cui Antonio Licata, dell'Università di Catania, furono chiamati proprio da alcuni abitanti di Siracusa - loro amici - per determinare la fastidiosa specie che poi si sarebbe rivelata la Solenopsis invicta, secondo gli scienziati queste colonie hanno due metodi principali per diffondersi all’interno di un territorio.

Le colonie infatti possono dividersi naturalmente tramite due metodi. Nella prima un gruppo di formiche segue una piccola regina che decide di costruire la propria casa poco lontano dalla colonia madre, tramite un processo che può riportare in mente una sorta di sciamatura delle api, mentre nel secondo metodo una nuova giovane regina, dotata di ali, decide di involarsi e di prendere marito lontano dalla colonia madre, per poi scegliere un nuovo lotto di terra e cominciare a produrre le uova, da cui nasceranno le prime operai del nuovo formicaio.

Le 88 colonie per adesso identificate nella Sicilia orientale sono ovviamente tutto il frutto del primo metodo di distribuzione delle formiche, chiariscono i ricercatori.

Non si è ancora certi però se altrove, lontano dagli altri formicai, altre giovani regine abbiano costruito ulteriori colonie, senza che nessuno se ne sia accorto.

Proprio per sincerarsi di questo, gli scienziati stanno quindi cominciando a chiedere a tutti i cittadini siciliani di segnalare l’eventuale presenza di questi insetti nelle campagne siciliane, ricordando che sono anche delle buone nuotatrici e che quindi possono espandersi anche lungo gli argini fluviali.

Il rischio che questa specie riesca a avere un’ampia distribuzione infatti rimane elevato e consapevoli del fatto che questi insetti provocano danni per milioni e milioni di dollari in tutto il mondo, sarebbe forse meglio arrestare la loro espansione sin da subito, fornendo agli scienziati i materiali e i finanziamenti necessari per eliminarli.

Le uniche nostre fortune, per il momento, rimangono due. Non si sa ancora bene se questi insetti – amanti dell’umidità e mai osservati prima d’ora nell’ambiente mediterraneo – riusciranno ancora a resistere a lungo alla siccità del nostro territorio, mentre siamo a conoscenza di alcune strategie che possono essere utili per eliminarli in fretta.
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