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Forse non sai che Termini era la capitale dei "macaroni": celebrata da Parigi a Chicago

Alla fine dell’800 in città si contavano ben sette mulini ed otto pastifici industriali, oltre a una miriade di piccole realtà artigianali. Un primato "conteso" con Trabia

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 12 gennaio 2023

I maccheroni "na maidda"

Alla fine dell’800 Termini Imerese era la capitale dei “Macaroni”. Qui si hanno le prime testimonianze di produzione di “pasta secca” risalenti al XIII secolo.

Che il territorio imerese avesse una vocazione alla produzione della “pasta secca” lo attesta il geografo marocchino Idrisi, nel 1154, nei suoi appunti di viaggio: "a ponente di Termini è un abitato che s’addimanda ‘at tarbì’ah (la quadrata, comune di Trabia): incantevole soggiorno d’acque perenni che danno moto a parecchi molini.

La Trabia ha una pianura e de’vasti poderi né quali si fabbrica tanta paste da esportare in tutte le parti specialmente in Calabria e in altri paesi di Musulmani e di Cristiani: che se ne spediscono moltissimi carichi”.

L’argomento è già stato trattato dal nostro attento Gianluca Tantillo, se avete voglia andate a leggere l’interessante articolo. Così scriveva: “Idrisi passa da Trabia e scopre per primo, non solo che a Trabia sono nati semplicemente gli spaghetti, ma con il termine "approvvigionare" intende dire pure che si trattava della prima forma di pasta essiccata, tant’è che i trabiesi si occupavano pure di export”.
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Non volendo intraprendere ipotesi campanilistiche, su quale città attribuire l’invenzione dei “vermicelli” se a Trabia o Termini Imerese, (per chi non lo sapesse i due centri distano tre chilometri l’uno dall’altro), è certo che le prime testimonianze della produzione della pasta ci conducono, senza alcun dubbio, a questo territorio dove è stata accerta l’esistenza dell’industria della “pasta secca” detta “Yttriyya” termine quest’ultimo di chiara origine araba che poi i latini chiamarono “Itria”.

Per maggior chiarezza: la "pasta secca" (che si faceva essiccare al sole) s’intende quella ottenuta da semola di grano duro con la caratteristica che si poteva conservare per un determinato periodo di tempo, a differenzia da quella "fresca" che il consumo è quasi immediato perché dopo alcuni giorni inacidisce.

Ad onor di cronaca, la "pasta fresca", per intenderci quella che oggi diciamo “fatta in casa”, era già conosciuta ai tempi dei greci e dei romani.

Testimonianze archeologiche e fonti antiche confermano che a consumare i primi tipi di “pasta fresca”, molto somigliante alla sfoglia delle attuali lasagne, risale perfino al primo millennio a.C. Nella città delle Terme, sin dai tempi dei romani esisteva una zona chiamata “Caricatore”, qui si trovavano dei vastissimi magazzini che venivano utilizzati per il deposito di frumento e cereali provenienti dai territori limitrofi.

I depositi vennero potenziati nel seicento e resi ancora più importanti alla fine dell’ottocento, con la costruzione di uno scalo portuale.

Anche lo storico Andrea Sansone in una interessantissima pubblicazione dal titolo: “Mulini e Pastifici a Termini Imerese dall’Unità d’Italia ai nostri giorni” dato alle stampe nel 2018, sottolinea l’importanza della città in epoca romana: “Therme è stata una importante granaio di Sicilia e un punto strategico per l’esportazione di tale prodotto e tale è rimasta nei secoli, favorita anche dal fatto di essere stata sempre Città Demaniale.

La presenza di un approdo romano, le trasformazioni urbanistiche della città, i ritrovamenti archeologici d’importanti monumenti, confermerebbero l’importanza assunta dalla Città”.

Non è un caso, che tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, a Termini Imerese fiorì una redditizia attività economica dovuta alla presenza di numerosi mulini e pastifici. Tra i principali produttori c’era quello delle paste alimentari di Giovanni Di Cola & Figli.

Il loro stabilimento si trova nei pressi della stazione ferroviaria, oggi l’imponente edificio è in uno stato di totale abbandono. Questo splendido esempio di archeologia industriale rappresenta una delle numerose testimonianze che hanno reso famosa la città nel mondo della produzione della pasta.

In una pregiatissima etichetta, destinata al mercato americano, la famiglia Di Cola oltre a indicare la data di fondazione dell’azienda, risalente al 1861, promuoveva il loro prodotto di punta: “DI COLA’S FINEST SICILY MACARONI” garantendo di poter esportare in tutti i Paese.

In un’altra etichetta, sempre della stessa azienda, si pubblicizza la tecnologia con cui l’impianto di produzione veniva alimentato: “motori elettrici e a gas”, decisamente all’avanguardia per quel tempo. L’industria Di Cola si fregiò, inoltre, di fornire i “Reali duchi d’Aosta e di Genoa” un vero e proprio “marchio di qualità” da esibire, tanto da essere evidenziato nelle confezioni dei loro prodotti.

A conferma della popolarità dei “macaroni termitani” è attestato anche dal supplemento illustrato del Secolo, del 30 settembre del 1900 dedicato alle “Cento città”, che oltre a decantare le bellezze artistiche di Termini Imerese, evidenzia quanto le industrie, “a quel tempo erano in continuo progresso e in particolare le fabbriche delle paste commestibili”, sottolineando la fama e la reputazione di bontà acquisita in tutta l’isola dal “macarone di Termini”.

Ecco perché alla fine dell’800 in città si contavano ben sette molini ed otto pastifici industriali, oltre a una miriade di piccole realtà artigianali.

Esistevano anche diversi molini con macina a mola dislocati nella periferia in direzione di Palermo e verso Messina per sfruttare come energia, i corsi di acque del fiume San Leonardo e quelle della sorgente Brocato.

Il successo di queste aziende è attestato dai riconoscimenti internazionali ottenuti dalla qualità dei prodotti che si distinguevano dalle altre per lo squisito sapore e alte qualità nutritive.

Tra i pastifici termitani possiamo elencare: Filippo Neri d’Asaro, premiato con la medaglia d’oro all’esposizione di Palermo, D’Asaro che ricevette la medaglia d’oro in una mostra a Parigi nel 1867, Russo premiato alla Fiera dell’Impero Britannico a Londra nel 1914, e il già citato pastificio Di Cola vincitore della medaglia “di primo grado” in una mostra a Chicago nel 1893.

Il fermento economico di questo periodo storico a Termini Imerese è certificato dall’annuario d’Italia del 1894-95 dove risultavano 42 fabbriche di pasta, quali i pastifici: Arrigo, Aurora, Balsamo, Caruso, D’Asaro, Di Cola, La Manna, Lo Buono, Pusateri, Russo, Sansone solo per citarne alcuni.

Grazie a queste numerose realtà imprenditoriali che, proprio in quegli anni l’attività navale, presso la rada di Termini imerese, incrementò i suoi traffici in maniera considerevole.

Così come precisa lo studio termitano Andrea Sansone: “i maccheroni o macheroni non furono un prodotto esclusivo del Di Cola, ma una esclusività di tutti i pastai termitani che, perfezionando nel tempo e con nuove tecnologie e macchinari questo genere di industria, fecero di questo prodotto il portabandiera delle paste termitane in tutto il mondo”.

Tra le aziende che si fregiavano, nelle loro etichette, di produrre i macaroni elenchiamo i pastifici: G.D.C. Orlando, Pirrone e Russo, tutti specializzati all’esportazione dei loro prodotti anche in America, purché il pagamento avvenisse anticipatamente da parte dell’importo!

Tra le ultime realtà industriali che resistette in città, ricordiamo quella del pastificio Arrigo e Figli, azienda molto nota in tutta la Sicilia per l’ottima qualità dei loro prodotti, con il marchio di Pastarrigo rimase in attività fino alla fine del secolo scorso.

Infine, per chi vuole respirare l’aria di fine ‘800 sui pastifici di Termini Imerese, vi consigliamo la lettura del romanzo di Nunzio Russo, nipote di uno dei più importanti pastifici della città, dal titolo “La voce del maestrale” edito da Tripla E, dato alle stampe nel 2005 ed ancora dello stesso autore e casa editrice: “Il romanzo della pasta” dato alle stampe nel 2015.
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