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I piccoli luoghi entrano (pure) nella rete Unesco: col turismo lento si riscopre la Sicilia

Una sfida di quelle che hanno uno scopo concreto, animata dall’impegno costante di chi lavora per raggiungere l’obiettivo. L'intervista alla guida Giovanni Nicolosi

Giovanna Gebbia
Esperta di turismo relazionale
  • 16 luglio 2025

Giovanni Nicolosi

Prima ancora che parole come resilienza, resistenza e rinascita diventassero i nuovi termini per recuperare luoghi quasi abbandonati o poco abitati dove si conserva l’identità della piccola Italia e quindi della Sicilia, lui aveva già iniziato da un decennio a lavorare su questi valori.

Giovanni Nicolosi, operatore turistico, animatore culturale e guida ambientale escursionistica AIGAE è un ragazzo di appena 48 anni che dalla sua minuscola San Mauro Castelverde “arroccatissimo e ameno borgo a 1.100 mt sulle montagne delle Madonie” ha investito tutto il suo patrimonio culturale e le sue risorse lanciando una sfida, forse prima con se stesso, e poi per il suo territorio.

Una sfida di quelle che hanno uno scopo concreto, animata dall’impegno costante di chi lavora per raggiungere l’obiettivo, puntando sui luoghi distanti dalla notorietà per renderli visibili, accessibili e fruibili, per rivelarne l’anima antica delle tradizioni, l’habitat umano delle piccole comunità – montane in questo caso – custodi dell’identità e di saperi millenari.

«Quando rientravo da Bologna – dove si è specializzato al DAMS con laurea magistrale in discipline dell’arte della musica e dello spettacolo - ero uno dei tanti ai quali la realtà di paese stava stretta e aveva cercato altrove la propria realizzazione, salvo poi un episodio imprevisto che mi portò a rifiutare l’idea di tornare a casa solo per le ferie perdendomi tutto il resto».

A fare scattare questa molla fu il film di Tornatore “Nuovo cinema paradiso” la cui trama racconta appunto del protagonista tornato in quella Sicilia lasciata trenta anni prima, e rivive il suo passato con una velo di malinconia, la nostalgia e un celato rimpianto per essere stato così tanto tempo lontano dalle sue radici.

Questa proiezione del suo futuro si rivelò ancora più stringente della precedente che lo aveva visto partire anni prima e si trasformò nel suo biglietto di ritorno a casa.

Gli inizi sono lenti, stiamo parlando di un momento nel quale la viabilità era l’ostacolo maggiore e raggiungere un luogo come San Mauro non era difficile per la distanza, quanto per le condizioni stradali comuni alle aree interne, oggi molto migliorate ma sempre non in splendide condizioni.

«L’idea era tutta da sviluppare per un progetto che partendo dai nostri luoghi e dalla nostra bellezza poteva rappresentare un trampolino perfetto per lanciare il paese nei circuiti turistici di nicchia, partendo da quello che c’era senza doversi inventare nulla perché quello avevamo, quello che tutt’ora abbiamo, è un valore di altissima qualità, perfetto per organizzare una proposta insieme ad altri operatori, che mettesse in luce la nostra tradizione rurale unita ai sapori dei prodotti dell’agricoltura a KM0, la bellezza del paese e quella naturalistica».

Ma per farlo non poteva essere solo, così iniziò a cecare e coinvolgere i ragazzi del paese e convincerli che, piuttosto che non fare nulla in attesa che accadesse qualcosa, potevano intanto lavorare su qualcosa che era a casa loro.

Dopo qualche anno di lavoro e di sperimentazione nacque la prima piccola associazione organizzata che dava lavoro per molti mesi - dalla primavera all’autunno - sul sito straordinario delle Gole di Tiberio nel Parco delle Madonie, oggi entrato a far parte della rete UNESCO dei GEOPARK il cui trend di crescita è divenuto esponenziale, fino ad arrivare a flussi di accessi davvero incredibili, gestiti con la massima attenzione per l’habitat naturalistico.

«Quando nel 2015 divento guida ambientale escursionista questa qualifica professionale amplifica il mio raggio d’azione e le mie conoscenze, la formazione specifica mi porta a considerare un altro aspetto del territorio: quello delle escursioni e, soprattutto, dei cammini con l’attraversare il cuore dei luoghi per vivere l’esperienza dell’incontro.

Itinerari di trekking costruiti apposta per esplorare nascosti facendoli emergere, scoprire uno dopo l’altro dove ogni tappa non è soltanto il post dove fermarsi a mangiare e dormire, ma un opportunità per conoscere e incontrare le persone – quei i nativi che ancora li abitano - farsi raccontare la loro storia, assaporare l’ospitalità genuina e il gusto del cibo unendo insieme la bellezza naturalistica a quella culturale, alla “bellezza umana”, quella qualità dei beni detti immateriali che non si possono toccare ma si possono sentire, ascoltare, assaggiare.

Nascono percorsi a piedi straordinari come “il cammino dei santuari madoniti" un itinerario di rigenerazione spirituale non solo in senso religioso, le tappe madonite della via Francigena Palermo/Messina per le montagne che attraversa tutta la dorsale appenninica tra Madonie e Nebrodi, il cammino dei briganti studiato proprio da lui, che prende spunto da una storia a tinte fosche per trasformarla in un percorso di scoperta tra natura, ruralità e le comunità dei borghi dove si fa sosta, e la cogestione dell’area naturalistica del bellissimo bosco di sughere di Serradaino a Pollina.

«Quello che oggi chiamiamo Turismo lento è diventato uno dei segmenti di punta dei circuiti minori ma sempre più frequentati, quelli dei piccoli numeri, del viaggio di scoperta, delle radici, lontano dalla folla e dalla massa delle mete best destination in Sicilia, così come già accade altrove in Italia”. Nascono le sue pubblicazioni, racconti sul territorio che vogliono ispirare attraverso la storia e le storie raccontate, visioni per viaggi e scoperte insolite.

Nessuno si fa strada da solo e quindi anche collaborare con le amministrazioni alla progettazione del territorio è stata una delle attività che Giovanni ha portato avanti, stringendo partenariati attivi che hanno sostenuto attività e servizi turistici, condivisi proprio con i giovani che compongono le squadre che in questi servizi sono la parte attiva.

«Essere stato nell’amministrazione comunale del mio paese e di altre locali, mi ha fatto capire il funzionamento della gestione economica, e aimè, sulle difficoltà portate da una burocrazia spesso troppo macchinosa, ma mi ha dato anche la possibilità di sensibilizzare la popolazione per attuare il cambiamento, per credere di più nei suoi valori autentici».

Amante delle stesse esperienze che promuove, Giovanni è un viaggiatore: una volta l’anno prende il suo zaino in spalla e parte per visitare posti lontanissimi all’altro capo del mondo, - l’Himalaya, il Perù andino, il Kilimangiaro in Africa - dove resta per settimane immerso in scenari straordinari, incontrando comunità totalmente differenti tra loro.

«Sono le esperienze che arricchiscono il mio bagaglio culturale, mi permettono di vedere nuovi scenari e portare via con me gli stessi ricordi che io mi auguro si portino via i visitatori che accompagno, che stanno sul nostro territorio. Sono mete diventate anche famose proprio per essere così lontane da raggiungere rispetto quelle più accessibili, ed è questa caratteristica che li ha trasformati in luoghi esclusivi, dove arrivare è già una avventura».

A proposito del futuro del turismo in Sicilia ci ha dato la sua personale visione: «Quando ho iniziato il turismo dei piccoli luoghi in Sicilia era appena un idea, la sua espansione oggi ha notevolmente cambiato le condizioni della fruizione anche da noi, ma è un settore che richiede molta più attenzione rispetto a quello delle città, più fragile e delicato, che non va abusato ma ben speso.

Le esigenze dei visitatori cambiano di continuo e allora c’è bisogno di trovare sempre soluzioni nuove restando però fedeli al proprio ideale, non mercificare il prodotto e al tempo stesso renderlo sempre più spendibile, anche trasformando quello che da noi è una difficoltà in una risorsa.

Prendiamo l’isolamento ad esempio: se prima era una solo una situazione di distanziamento, oggi è stata la condizione ottimale grazie alla quale si è custodito e conservato intatto il paesaggio dei borghi rivelatisi degli scrigni di saperi e tesori preziosi, come gli scorci naturalistici intatti e ancora selvaggi che consentono di vivere viaggi esclusivi».
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