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Il Mediterraneo museo (naturale) delle sculture: e la foca monaca "torna" in Sicilia

È l’immagine simbolica riprodotta dall’artista che l’ha scolpita nella roccia come emblema per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul rischio di estinzione

Jana Cardinale
Giornalista
  • 9 giugno 2024

La scultura della foca monaca a Marettimo

Dall’isola di Marettimo alla Croazia, alla Grecia e a Gibilterra, il Mediterraneo è diventato museo naturale delle sculture per promuovere la tutela della foca monaca, tra le specie più rare al mondo, che da alcuni anni è tornata nell’Area Marina Protetta delle Isole Egadi.

E proprio sulla più lontana delle Egadi spicca, appena arrivati, una scultura che appare tenerissima allo sguardo: una mamma foca monaca che bacia e protegge il suo cucciolo.

È l’immagine simbolica riprodotta da Giulio Cosimi Bagada, l’artista che l’ha scolpita nella roccia come emblema per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul rischio di estinzione della foca nel Mediterraneo, diventato, appunto, il ‘museo’ in cui esporre varie versioni ‘gemelle’ della propria opera.

E dopo le installazioni già collaudate a Marettimo e in Croazia, sull’isola di Vis, altre versioni della scultura sono state installate sull’isola greca di Othoni, tra le coste del Salento e quelle albanesi, e perfino presso il Museo Etnografico e Naturalistico di Gibilterra.
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E non finisce qui, perché appena qualche settimana fa, a Crotone, esattamente il 22 maggio scorso, è stata inaugurata una nuova ‘statua’ rappresentante ancora una volta l’animale tra i più rari del mondo e presente nei nostri mari. E’ così che l’opera viene donata in tutte le località in cui la foca vive, come scultura simbolo di fratellanza e di unione tra le genti che abitano le sponde del Mediterraneo. Rappresenta la fragilità umana e quella di tutte le creature che popolano il Mare nostrum.

Le comunità che hanno ‘adottato’ questa statua hanno scelto da tempo di vivere in armonia con tutti gli abitanti, umani e non umani, che popolano il Mar Mediterraneo, e la solidarietà e l'accoglienza sono i loro valori fondanti, oltre che un esempio da trasmettere ai visitatori, per il bene di tutti e in modo particolare delle future generazioni.

La prima statua raffigurante una mamma foca con il suo cucciolo è stata donata a Marettimo nel 2009.

Successivamente sono state donate statue analoghe alla comunità di Komiza nell'isola di Vis in Croazia nel 2012, alla comunità di Othoni, piccola isola greca a nord di Corfù nel 2015, e a Gibilterra è stata installata una versione a grandezza naturale nel 2016, mentre nel 2022 l'ultima è stata situata statua sull'isola di Caprera, in Sardegna.

In corso ci sono i preparativi per posizionare numerose altre statue: a Linosa, nel porticciolo di Bizert in Tunisia, nel Parco nazionale di Al Hoseyma in Marocco, a Porquerolles in Francia, a Palma di Maiorca in Spagna, e a Duino, in provincia di Trieste. L’opera originaria è stata realizzata dal maestro Cosimi Bagada su idea di Marco De Salvo, del Gruppo Foca Monaca.

E a Marettimo i bambini della scuola hanno lanciato un pensiero per gli amici di Crotone: «Nuotando leggeri come le foche, è bello pensare di poter raggiungere serenamente altri luoghi, altri mari, altre spiagge. Bisogna lasciarsi sedurre dal fascino di questo animale capace di scivolare tra le onde producendo l’eco di fiabe leggere, storie di pesci e di uomini che nel tempo hanno imparato a conoscersi e piano piano ad amarsi. Da Marettimo, prima casa per queste splendide sculture, arrivi l’abbraccio più grande, l’abbraccio che raccoglie le energie di tutti i popoli che cercano armonia e pace».

L’azione di sensibilizzazione promossa dal Gruppo Foca Monaca nasce a seguito dell’allarme sul rischio di estinzione nel Mediterraneo lanciato negli anni sessanta dal WWF Italia.

Si tratta del mammifero più minacciato in Europa e uno dei più rari al mondo, con una popolazione totale stimata in circa 700 esemplari distribuiti in gruppi che si riproducono nelle isole portoghesi di Madera, lungo la costa atlantica tra la Mauritania e il Marocco, nel Mar Egeo tra la Grecia e la Turchia e anche in numerosi piccoli nuclei disseminati nell’Adriatico e nel Tirreno.

Stabilire rapporti di amicizia tra diverse piccole comunità del Mediterraneo unite da un ‘insolito destino’, quello di aver ospitato un tempo, e in molti casi ancora oggi la rarissima foca monaca, è importante.

Per preparare le comunità al possibile ritorno della specie non solo attraverso gesti simbolici, ma anche divulgando il più possibile informazioni corrette e aggiornate sulle condizioni di vita delle foche monache nel Mediterraneo. La statua ‘primogenita’ del progetto è stata collocata a Marettimo, realizzata in pietra basaltina a grandezza naturale, e ospitata nella piazza principale del porto.

Intanto negli anni scorsi è stata documentata la presenza invernale della foca monaca nell’Isola di Favignana. Il controllo era stato eseguito dai ricercatori dell’ISPRA assieme al personale dell’AMP ‘Isole Egadi’, nei siti delle tre isole in cui sono state collocate delle foto-trappole, che hanno confermato la frequentazione di un esemplare nell’arcipelago, sull’isola maggiore.

Il risultato, di eccezionale significato scientifico e conservazionistico, ha confermato ancora una volta la presenza nell’Area Marina Protetta della specie più rara e minacciata a livello comunitario, che era stata dichiarata estinta in Italia.

La foca monaca del Mediterraneo era osservata regolarmente nelle isole Egadi fino alla metà degli anni '70, ma la sua presenza si era gradualmente affievolita negli anni successivi come in numerose altre località insulari italiane.

A Marettimo, all'interno del Castello monumentale di Punta Troia, si trova anche l'Osservatorio Foca Monaca dell'AMP ‘Isole Egadi’, grazie a un progetto che nasce proprio con l'obiettivo di monitorarne la presenza di esemplari all'interno del suo perimetro.
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