ITINERARI E LUOGHI
Il suo nome ti porta in Basilicata ma sei in Sicilia: tra paesaggi mozzafiato (dimenticati)
Il contesto naturale è forte di paesaggi che cambiano colore. Qui c'era una stazione ferroviaria e si possono incontrare bagli sparuti e trazzere dai nomi bizzarri
Gallitello
Quante volte abbiamo riso di fronte alle indicazioni autostradali per Gallitello? Quante ricerche sono state fatte nei dizionari e nelle cartine geografiche volti a trovare il suo nome? Quante volte abbiamo imboccato l’uscita autostradale sperando di scoprire un paesino sperduto?
I lucani (nello specifico i potentini) conoscono bene il nome perché indica un quartiere del capoluogo della Basilicata e anzi, negli ultimi anni è diventato un punto nevralgico della città.
Per quanto riguarda la Sicilia, Gallitello è avvolto da un mistero celato e spesso, ha conquistato i sorrisi per le battute (sarcastiche) lasciando spazio all’immaginazione.
Gli appellativi si sono sprecati nel corso del tempo e, con l’avvento dei social, è stata creata (addirittura) una pagina al riguardo con tanto di amministrazione, sindaco, regolamenti territoriali e normative allegoriche per ironizzare sulla fantomatica veridicità.
Eppure, nonostante tutto, dietro a questo pezzo di territorio si nascondono tanti particolari che meritano una conoscenza approfondita a partire dai confini con il paesino di Gibellina.
Superata l’uscita per Salemi provenendo da Mazara del Vallo, a circa una decina di chilometri lo svincolo di Gallitello è lo spartiacque per raggiungere le località dell’entroterra belicino (Poggioreale, Salaparuta e Camporeale tra le altre).
Uno snodo importante per addentrarsi nella statale 624 Palermo-Sciacca. Fino ad alcuni anni fa, era presente anche la stazione ferroviaria (139 m s.l.m) nella tratta Alcamo diramazione-Castelvetrano-Trapani.
Era considerata tale prima che venisse declassata a Posto di Movimento. Attualmente funge da località di servizio che espleta a finalità connesse alla circolazione dei treni e non effettua servizio di viaggiatori e/o merci.
Una stazione dotata di due binari di circolazione e gestita (in telecomando) dal DCO di Palermo.
È ancora presente la struttura di attesa (abbandonata) e un cartello con su scritto “Se qualcuno avrà sradicato o abbattuto un olivo, sia di proprietà dello Stato sia di proprietà privata, sarà giudicato dal tribunale, e se, sarà riconosciuto colpevole, verrà punito con la pena di morte”.
Un pensiero espresso da Aristotele che rientrava tra gli articoli della Costituzione Ateniese. Gli aspetti strutturali lasciano spazio all’ambiente e quegli scenari mozzafiato sconosciuti a tutti.
Il contesto naturale di Gallitello è forte dei paesaggi che cambiano colore e fisionomia con le stagioni. Un territorio dove si incontrano bagli sparuti, campagne e trazzere dai nomi bizzarri come Borgo di Pietra e Catalfalsa. Un insieme di case spesso adibite ad allevamenti, lontane dalle caotiche e fastidiose quotidianità cittadine.
Nelle giornate uggiose la nebbia scandisce il passo e Gallitello sembra trovare riparo nei Monti di Gibellina. Una serie di rilievi brulli quasi distaccati l’un con l’altro, che custodiscono segreti di natura archeologica e ambientale.
Le coltivazioni di grano, i vigneti e oliveti rappresentano le massime colture e si intersecano in un gioco di linee, confini e figure “quasi” ortodosse. Non lontano, sono presenti un paio di edicole votive volute dalle congregazioni gibellinesi. Nell'importanza religiosa rivestita, sicuramente, proteggono il paesaggio da un’ipotetica interferenza umana.
La statale 119 è interrotta in alcuni punti e dimostra l’assenza e forse, la mancata conoscenza della zona da parte degli enti preposti. Un segnale di resa (positivo). La Sicilia è circondata da ambienti rurali (agrigentino, nisseno ed ennese) e anche il trapanese mostra le sue caratteristiche sconosciute.
Gallitello rientra nei confini comunali di Calatafimi-Segesta e nonostante la sua vicinanza con Gibellina, si arricchisce di un altro particolare che la rende intrigante.
Nell’ironia “quasi” sprezzante, si individuano molte caratteristiche che meritano una visione reale in mezzo a tanta immaginazione.
I lucani (nello specifico i potentini) conoscono bene il nome perché indica un quartiere del capoluogo della Basilicata e anzi, negli ultimi anni è diventato un punto nevralgico della città.
Per quanto riguarda la Sicilia, Gallitello è avvolto da un mistero celato e spesso, ha conquistato i sorrisi per le battute (sarcastiche) lasciando spazio all’immaginazione.
Gli appellativi si sono sprecati nel corso del tempo e, con l’avvento dei social, è stata creata (addirittura) una pagina al riguardo con tanto di amministrazione, sindaco, regolamenti territoriali e normative allegoriche per ironizzare sulla fantomatica veridicità.
Eppure, nonostante tutto, dietro a questo pezzo di territorio si nascondono tanti particolari che meritano una conoscenza approfondita a partire dai confini con il paesino di Gibellina.
Superata l’uscita per Salemi provenendo da Mazara del Vallo, a circa una decina di chilometri lo svincolo di Gallitello è lo spartiacque per raggiungere le località dell’entroterra belicino (Poggioreale, Salaparuta e Camporeale tra le altre).
Uno snodo importante per addentrarsi nella statale 624 Palermo-Sciacca. Fino ad alcuni anni fa, era presente anche la stazione ferroviaria (139 m s.l.m) nella tratta Alcamo diramazione-Castelvetrano-Trapani.
Era considerata tale prima che venisse declassata a Posto di Movimento. Attualmente funge da località di servizio che espleta a finalità connesse alla circolazione dei treni e non effettua servizio di viaggiatori e/o merci.
Una stazione dotata di due binari di circolazione e gestita (in telecomando) dal DCO di Palermo.
È ancora presente la struttura di attesa (abbandonata) e un cartello con su scritto “Se qualcuno avrà sradicato o abbattuto un olivo, sia di proprietà dello Stato sia di proprietà privata, sarà giudicato dal tribunale, e se, sarà riconosciuto colpevole, verrà punito con la pena di morte”.
Un pensiero espresso da Aristotele che rientrava tra gli articoli della Costituzione Ateniese. Gli aspetti strutturali lasciano spazio all’ambiente e quegli scenari mozzafiato sconosciuti a tutti.
Il contesto naturale di Gallitello è forte dei paesaggi che cambiano colore e fisionomia con le stagioni. Un territorio dove si incontrano bagli sparuti, campagne e trazzere dai nomi bizzarri come Borgo di Pietra e Catalfalsa. Un insieme di case spesso adibite ad allevamenti, lontane dalle caotiche e fastidiose quotidianità cittadine.
Nelle giornate uggiose la nebbia scandisce il passo e Gallitello sembra trovare riparo nei Monti di Gibellina. Una serie di rilievi brulli quasi distaccati l’un con l’altro, che custodiscono segreti di natura archeologica e ambientale.
Le coltivazioni di grano, i vigneti e oliveti rappresentano le massime colture e si intersecano in un gioco di linee, confini e figure “quasi” ortodosse. Non lontano, sono presenti un paio di edicole votive volute dalle congregazioni gibellinesi. Nell'importanza religiosa rivestita, sicuramente, proteggono il paesaggio da un’ipotetica interferenza umana.
La statale 119 è interrotta in alcuni punti e dimostra l’assenza e forse, la mancata conoscenza della zona da parte degli enti preposti. Un segnale di resa (positivo). La Sicilia è circondata da ambienti rurali (agrigentino, nisseno ed ennese) e anche il trapanese mostra le sue caratteristiche sconosciute.
Gallitello rientra nei confini comunali di Calatafimi-Segesta e nonostante la sua vicinanza con Gibellina, si arricchisce di un altro particolare che la rende intrigante.
Nell’ironia “quasi” sprezzante, si individuano molte caratteristiche che meritano una visione reale in mezzo a tanta immaginazione.
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