STORIA E TRADIZIONI
Il più geniale di tutti è nato in Sicilia, lo sa pure la Disney: perché Archi si chiama così
A cambiare il nome originario è stato Guido Martina, capostipite della scuola Disney italiana, che ha voluto così omaggiare l'inventore siracusano

Archimede Pitagorico
Proprio lui, Archimede. La versione in carne e ossa però c’entra in parte, perché ne abbiamo una in carta e inchiostro del ‘52, che proprio al grande inventore siracusano si ispira: Archimede Pitagorico; per gli amici Archi.
Aquila/pollo da laboratorio Disney ‘ca apparteni alla penna del fumettista Carl Barks. Residente a Paperopoli lo vediamo per la prima volta sul n° 140 di “Walt Disney’s Comics and Stories”. Mentre in Italia fa la sua apparizione, con tanto di onomatopee e idee geniali, in “Paperino e l’amuleto del cugino Gastone”, dove Archi regala a Gastone un salterello incapace di trasformare la panna in burro.
Fra i segni particolari di quest’aquila antropomorfa abbiamo intelligenza fuori dalla norma e dall’umana comprensione, creatività da fare invidia a Mago Merlino e positività che neanche lo spazzacamino Bert; filantropo, in particolare verso gli amici. Qualità che gli procura non pochi problemi al portafoglio.
In sintesi, la Disney ha creato un genio squattrinato ma genuino, sempre in cerca di idee luminose.
Chiamato inizialmente Giro Rotalibera a volere il nome Archimede Pitagorico è Guido Martina, fumettista capostipite della scuola Disney italiana. Il suo è un omaggio al matematico e inventore siracusano al quale aggiunge il cognome del filosofo e matematico greco Pitagora.
Un legame talmente saldo, quello tra la Disney e Archimede che persino la statua del matematico - realizzata dallo scultore aretuseo Pietro Marchese - nell’isola di Ortigia compare in un numero di Topolino.
E non mancano pure coincidenze fra le due figure a partire dal ramo di parentela. Quello del matematico in carne e ossa è legato alla scienza e al comando: figlio dell’astronomo Fidia e forse parente di Gerone II re di Siracusa. Archi invece ha legami simili, ma all’inverso. È figlio di Fulton Pitagorico, generale delle Giovani Marmotte e ha il nonno inventore Cacciavite Pitagorico, noto per delle pillole purificatrici delle acque del Mississippi.
Nell’ambito delle creazioni, se a uno dobbiamo opere tangibili come specchi ustori, macchine belliche, un orologio ad acqua per misurare le distanze e una sorta di planetario che riproduceva il moto apparente del Sole, della Luna e dei cinque pianeti. All’altro dobbiamo quelle fuori dagli schemi e con i piedi antropomorfi nella fantasia che, per certi versi, richiamano il genio siracusano.
Abbiamo il Cappello Pensatore che stimola la creatività, al posto della corona di Gerone, macchine come razzi, dischi volanti invece degli ustori, invenzioni elettriche, caramelle cancellin per cancellare i ricordi, scatole pensanti per aumentare l’intelligenza e la sua prima vera invenzione quasi suo alter ego e aiutante: Edi. Omaggio a Thomas Edison è un piccolo robot dalla testa a forma di lampadina (simbolo, se vogliamo, di idee brillanti alla Eureka maniera).
Due geni, dunque, dallo stesso nome con analogie pure nella vita per entrambi strampalata e distratta.
Dall’umano che preferisce le creazioni all’igiene quotidiana, alla corsa per le strade nudo dopo una scoperta, fino al corpo usato come tela umana per disegnare forme geometriche e ispirazioni. Senza dimenticare il profitto che per lui era in secondo piano anche se non lo rifiutava.
Al suo fratello Archi che invece provoca spesso e volentieri esplosioni in casa e mantiene uno spirito di abnegazione e fraternità che va oltre il mero guadagno. Per lui la ricompensa vera sono le idee geniali. Certo, così non si campa ma ci piace pensare che fra le sue scoperte ce ne sia una per i bisogni primari.
Analogie più o meno comuni, anche se di una cosa siamo certi: la fila per un consulto o la richiesta di nuove creazioni rimane il tratto distintivo di un nome che è sinonimo ancora oggi di genialità, non solo nel mondo della scienza ma anche in quello delle arti.
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