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L'acqua fresca e potabile per tutti a Palermo: le antiche fontanelle tornano in città

Quelle che non c'erano più vengono rimesse in giro per i quartieri della città, dal percorso monumentale alle periferie le antiche fontanelle tornano in uso

  • 23 luglio 2019

Una fontanella installata durante il ventennio fascista a Mondello

Dagli antichi Qanat, alle torri d’acqua, alle gebbie, alle tanto amate fontanelle pubbliche: proprio sulle fontanelle pubbliche che è nato un progetto di ripristino e di rilancio.

Saranno ripristinate nelle zone da cui sono state rubate o manomesse e rilanciate e inserite in alcuni punti strategici della città come vicino ai monumenti più importanti e all'interno del percorso Arabo-Normanno.

È un progetto fortemente voluto dall'Amap con il patrocinio del Comune ed è stato inaugurato con la prima fontanella in via Volturno di fronte la sede dell'azienda municipale. Il progetto oltre che sulla città di Palermo si estenderà anche ai 34 comuni dell'area metropolitana.

Già dal suo nome più antico, Panormus, tutto porto, Palermo mostra l’indissolubile legame che nella storia l’ha unita all’acqua. All’acqua come risorsa, all’acqua come elemento che ha unito la comunità e attorno al quale si è costruita la città.
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La distribuzione dell’acqua, la sua libera accessibilità garantita dall’Amministrazione pubblica, è stata, fin dai tempi più antichi, uno degli elementi caratterizzanti di Palermo, della sua geografia e della sua ingegneria sopra e sotto il suolo.

«Stiamo individuando tutti i siti dove installare le nuove fontanelle - spiega l'amministratore unico di Amap Alessandro Di Martino - abbiamo già fatto realizzare le fontanelle in ghisa da una fonderia di Terni ed entro la fine dell'anno verranno installate». La fontanella che inaugura la nuova era delle fontanelle a Palermo è una fontana monumentale con due bocche di leone e con l'erogatore a terra. Quando verranno ripristinate e installate tutte le fontanelle sul sito dell'Amap sarà disponibile un elenco con tutte le strade dove poter trovare l'acqua pubblica.

«Il progetto si inserisce - aggiunge Di Martino - all'interno di un più ampio progetto del comune di Palermo che ha vietato la plastica negli uffici, nelle spiagge e che con questo ulteriore passo vuole far diventare la città di Palermo sempre più "plastic free". E poi dobbiamo dirlo, l'acqua di Palermo è buona e potabile».

Il programma di rilancio delle fontane pubbliche, gestite dall’Amap è allo stesso tempo un salto indietro nel tempo ed uno slancio verso il futuro.

È un salto indietro perché ci porta ad un tempo in cui queste fontane erano diffuse in tutta la città e garantivano a tutti l’accesso alla risorsa naturale più importante. È un passo verso il futuro, quel futuro che immaginiamo sia quanto più possibile libero e lontano dalla cultura dell’usa e getta e della bottiglietta.

Disporre di una rete capillare di fontane servirà anche a questo e, ancora una volta, a unire le nostre radici storiche e culturali di Palermo con le sue ali, con la sua capacità di guardare e costruire il futuro. La realizzazione delle fontanelle in ghisa della nostra città è certamente radicata nei riferimenti nel contesto di una Palermo ormai affermata Capitale del Liberty, grazie alle creazioni dei noti architetti Giovan Battista Filippo Basile e del figlio Ernesto.

Era una Palermo aperta alle grandi sfide: quella di Damiani Almeyda con il primo teatro popolare coperto come il Politeama, che si contrapponeva a quella dei Basile con il loro Massimo, teatro dell’élite, dalla cupola a petali apribili a lasciare sfogo verso il cielo alla calura degli interni con l’ambizione di creare una moderna grande camera dello scirocco.

Ma Palermo era anche quella della “IV Esposizione Nazionale Italiana” la prima organizzata nel Sud Italia ed inaugurata nel 1891: una città che si presentava come luogo di crescita di una imprenditoria eclettica, vitale e produttiva che andava oltre i noti Florio.

Si trattava di imprese che operavano a stretto contatto con i noti architetti ed il loro entourage e che si lasciava permeare dalla sensibilità artistica dell’epoca anche nelle tecniche di fusioni di opere e manufatti in bronzo e nella stessa più economica e plasmabile ghisa.

Lo sviluppo in quegli anni del servizio di pubblica illuminazione a gas, con i pali della luce da allocare nel tessuto urbano, la messa in esercizio del nuovo acquedotto e la committenza delle nuove artistiche fontanelle a garantire una diffusa distribuzione di acqua potabile, divennero occasione per una felice saldatura tra senso estetico e tecniche di lavorazione.

La collocazione di un capillare sistema di fontanelle in sostituzione dei più semplici punti di presa collegati ai vecchi acquedotti privati a “Castelletti dividicula” o “Torri d’Acqua”, fu così accelerata dalla messa in esercizio della rete idrica urbana alimentata dalle acque di Scillato.

Ciò avvenne prioritariamente nei Quattro Mandamenti alimentati dall’acquedotto che derivava le acque denominate “Tortorici – Corrao”. Nelle borgate, in specie in quelle Marinare, le fontanelle erogavano invece acque di locali sorgive e solo agli inizi del 1903 si pensò di rifare la condotta idrica, sottoscrivendo con i Biglia - Vanni una convenzione integrativa per il prolungamento della rete di distribuzione verso queste zone periferiche.

Molte delle nostre fontanelle, già ideate nella loro particolare forma, vennero collocate materialmente nell’arco di una ventina di anni tra il 1886 ed il 1910 ed in una seconda tornata nel 1934. La fornitura dei manufatti in ghisa, su committenza dello stesso Comune di Palermo, fu assicurata da imprese locali ormai scomparse, quali la nota Fonderia Oretea dei Florio, la Fonderia Di Maggio e la Fonderia Michele Guadagnolo.

Ad attestare una ricercata identità “palermitana”, tutte le fonderie finirono con l’utilizzare un unico stampo che, per l’appunto, è ancora oggi conosciuto come “tipo Palermo”.
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