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L'acropoli in Sicilia sulla collina di "Molino a vento": dove sorgeva il tempio di Atena

Un tempo il sito era impreziosito da molteplici edifici sacri incantevoli e maestosi. Gran parte degli ornamenti è conservata all’interno del "Museo cittadino"

Livio Grasso
Archeologo
  • 24 febbraio 2023

L'Acropoli di Gela (foto da Wikipedia)

Situata sulla collina di “Molino a Vento”, l’acropoli di Gela è una delle attrazioni più carismatiche dell’omonima città.

Un tempo, come testimoniato dalle ricognizioni in loco, il sito era impreziosito da molteplici edifici sacri di incantevole maestosità. Gran parte degli ornamenti è conservata all’interno del "Museo cittadino".

Gli archeologi,inoltre, hanno rinvenuto dei reperti più antichi localizzati ad uno strato inferiore rispetto al piano greco-arcaico. Al termine di disamine dettagliate, infatti, hanno confermato una datazione ascrivibile all’età del Bronzo o del Rame.

Ad ogni modo, prestando fede alle testimonianze storiografiche, l’acropoli fu in principio abitata dai rodiesi della polis di Lindos. Non a caso, l’insediamento fu da loro stessi denominato Lindioi. I primi monumenti furono edificati mediante il largo impiego di mattoni crudi e legno.

Allo stato attuale, tuttavia, si riscontrano scarse tracce delle primitive costruzioni. Di converso, risultano essere più consistenti e visibili i complessi edilizi del VII secolo a.C. . Realizzati, perlopiù, con pietre e ciottoli di fiume sono comunemente denominati “Edificio I”ed “Edificio II”.
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A seguito di ulteriori perlustrazioni in situ, è riaffiorato pure un sacello in antis, soprannominato “Tempio A”. La struttura, risalente al medesimo secolo, è stata individuata sotto il basamento del cosiddetto “Tempio B”.

Tali ritrovamenti rientrano nella categoria dei templi che furono innalzati a partire dal 688 a.C., anno cui si suole rammentare la fondazione di Gela. A capo della colonizzazione, almeno così si tramanda, furono gli ecisti Antifemo di Rodi ed Entimo.

Nel VI secolo a.C., invece, l’urbanistica locale venne ridefinita attraverso la realizzazione di un muro difensivo. L’assetto locale, per di più, acquisì una conformazione a pianta regolare. In aggiunta furono tracciate la plateia, con asse est-ovest, e gli stenopoi.

Diversamente, nel V secolo a.C., i nuovi complessi edilizi sfoggiavano un tessuto architettonico in blocchi di arenaria. Di grande pregio, a tal proposito, il cosiddetto “Edificio dorico VI” ,collocato nel versante meridionale dell’acropoli e dedicato alla dea Atena.

Eretto nel 480 a.C. per commemorare la vittoria greca sui cartaginesi nella battaglia di Himera, fu senz’altro la perla monumentale più significativa della vecchia apoikia (colonia). Il piano progettuale, a giudizio degli studiosi, si concretò per volere di Gerone I.

Inizialmente, il tempio constava di sei colonne sui lati corti e quattordici sui lunghi. Le decorazioni della copertura del tetto e del frontone erano costituite dal pregiato marmo delle isole Cicladi. Malgrado ciò, oggigiorno, dell’ “installazione” templare si conservano solamente il basamento ed una colonna.

Quest’ultima, oltretutto, è ritenuto un prezioso frammento poiché documenta la distruzione operata dai Cartaginesi nel 405 a.C.. In ogni caso, la vera rinascita urbana di Gela si registrò ai tempi di Timoleonte, politico e militare greco vissuto tra il V ed il IV secolo a.C..

Al suo ingegno si devono il rinnovamento degli assi stradali e, al contempo, l’adattamento dei complessi sacri a spazi destinati alle funzioni artigianali.

Dopo la sua morte, però, l’intera zona fu segnata da un progressivo ed inesorabile declino. Il crollo definitivo avvenne nel 282 a.C. per mano di Finzia, tiranno agrigentino che mise a ferro e fuoco la polis radendola al suolo.

Siamo, altresì, a conoscenza che nel Medioevo l’antico “fabbricato” templare fu ampiamente sfruttato come cava per la costruzione di Eraclea.
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