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Lascia Palermo per la "Figlia del Vento": Damiano ci racconta la (sua) Pantelleria

Un viaggio che cambia la vita, un'isola che ti entra dentro e non ti lascia tornare indietro. Vi raccontiamo l'esperienza di un giovane che ha mollato anche il lavoro

Giovanna Gebbia
Esperta di turismo relazionale
  • 4 novembre 2022

Per gli arabi era la "Figlia del Vento" misteriosa e con il cuore nero vulcanico, l’isola di Pantelleria è un microcosmo unico, un lembo di terra dura e fertile abbandonata al mare, alla storia, al tempo che l’ha resa uno degli angoli più suggestivi e magici del Mediterraneo.

Qui dove ancora è presente una forma di attività vulcanica, questo è un luogo denso di significati antropologici e naturalistici antichissimi che difficilmente si possono comprendere se non vi si mette piede. È la più occidentale e la più grande delle isole satelliti della Sicilia e la più vicina all'Africa, dominata dalla figura maestosa del suo unico rilievo incombente sul paesaggio, quella “Montagna Grande” che con i suoi 836 metri sul livello del mare arriva alle pendici che si diramano sulla costa scura e rocciosa.

Il paesaggio straordinario perché è proprio fuori da qualsiasi idea di ordinarietà, dove si legano insieme gli elementi naturali con quelli umani in un unicum non ritrovabile altrove: lande di colate laviche, calette di balate scure sulla costa, campagne e terrazzamenti nell’entroterra, un cuore vivo d’acqua alimentato dalle viscere della terra il cui nome fa già sognare: il cosiddetto "Specchio di Venere" e ancora i dammusi creati per viverci in piccoli moduli abitativi ingegnosi creati dall'uomo, incastonati insieme ai manufatti rurali dei muretti a secco, patrimonio di una cultura custodita e mai scomparsa.
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Pantelleria fa parte della Sicilia ma non è Sicilia, Pantelleria è unica ed è sola, in una solitudine di silenzio che la rende un eremo estremo e quindi ancor più isolata e diversa.

A raccontarcela dal punto di vista della fruibilità turistica abbiamo parlato con Damiano Cracolici, per comprendere come si possa vivere questo luogo in maniera più profonda per fare di una vacanza anche una vera esperienza indimenticabile. Lui nativo non lo è: trasferito dalla roboante e caotica Palermo – è proprio il caso di dirlo, quando un viaggio ti cambia la vita - da cittadino lavorativamente impegnato nel vivaismo, si è trasformato in una guida ambientale escursionistica, nonché guida dell’Ente Parco Nazionale Isola di Pantelleria – a seguito di un corso professionale tenutosi in partenariato con AIGAE nel 2021 – vivendo qui per la gran parte dell’anno.

«Tanto per cominciare Pantelleria è un luogo ospitale solo per chi la comprende e inspiegabile per chi non riesce a capirla, che accoglie o respinge come se l’isola avesse una sua mente, una energia ed un magnetismo che attraggono come una calamita o respingono come una fionda».

Del resto non soltanto lui ma anche altri sono rimasti senza più andarsene arrivando dai luoghi più disparati, diciamo dei panteschi adottati oppure, al contrario, nativi partiti e ritornati per ritrovare nei luoghi che avevano lasciato una rinnovata ragione per viverci.

«Restare qui significa fare un investimento innanzitutto su se stessi in tutti in sensi, non escluso quello economico, significa cambiare radicalmente vita e ritmi».

Come si coniuga questo patrimonio naturalistico e non soltanto, nel contesto della fruibilità per vivere questa simbiosi con l’isola anche solo per una vacanza? «Con un progetto che mette insieme le risorse e le persone in una economia circolare che presenta l’isola come un luogo da visitare in maniera consapevole, fornendo le giuste informazioni sul paesaggio e le sue caratteristiche, ma anche sul come vivere l’isola sotto diversi punti di vista e con la possibilità di farsela raccontare guidati da personale competente e formato, vivere eticamente quello che la natura ha costruito e continuare a custodirlo, scoprire la cultura».

Una missione e una visione del luogo che se da un lato incentivano alla fruizione e quindi all’incoming per venire sull’isola, dall’altro si interviene sul "come fruire" e scoprirla in maniera consapevole e etica trattandosi di un luogo protetto.

Il progetto pilota in via sperimentale che prevede il coinvolgimento partecipativo "ampio ed esteso" delle Guide del Parco con attività di promozione e di divulgazione culturale ed ambientale in collaborazione tra l’Associazione Pantelleria Insieme e l’Ente Parco Nazionale Isola di Pantelleria, con un sistema integrato di accoglienza ecoturistica, partendo dal Centro Visite e Museo Geonaturalistico di Punta Spadillo.

Per inciso: nel 2014 la pratica dell'allevamento della vite ad "alberello pantesco" diviene patrimonio immateriale Unesco; nel 2016 viene istituito il 24° Parco Nazionale italiano con Decreto del Presidente della Repubblica; nel 2018 "il paesaggio della Pietra a Secco dell'isola di Pantelleria" viene iscritto nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali storici.

E oggi emerge un gruppo di Guide che si è unito in Cooperativa sotto forma di impresa mutualistica: I nuovi Filopati, con dietro un lunga storia sulla scelta del nome, sono il "trait d'union" tra panteschi e non panteschi.

Conservare la bellezza storica, culturale e naturale è l'oggetto comune. La natura su Montagna Grande è caratterizzata da bosco colonizzato per lo più da Pino Marittimo e Pino d’Aleppo insieme alla macchia Mediterranea arbustiva onnipresente con meravigliose fioriture come quelle della ginestra, dell’erica, delle piante aromatiche più diffuse come rosmarino e timo selvatici.

Su antichi sentieri sono stati tracciati percorsi che attraversano per chilometri tutta l’isola e oggi grazie a questo progetto possono dare vita ad una maggiore fruizione di itinerari che si possono seguire sia a piedi per gli amanti del trekking che in bicicletta, in mountain-bike.

«I muri a secco, i giardini panteschi, gli alberi di agrumi e ulivo, le vigne e le distese di capperi… il vento e la salsedine sulle rocce scure stressate dal mare tempesta, o calmo nelle calette cristalline, fino ai panorami da Montagna Grande con i suoi boschi – purtroppo oggetto di devastazione degli ultimi incendi - e i sentieri che la attraversano da un capo all’altro e come una rete si diramano dentro il paesaggio, e ancora gli abitanti con le loro radici e le ataviche usanze, i ritmi dei luoghi abitati che emanano un carattere forte al quale soccombere felicemente o arrendersi andando via».

In sostanza ci si immerge in un contesto che si presenta ancora tutto da scoprire, tra natura incontaminata, una identità forte fatta di colori accesi e in contrasto, profumi e sentori che arrivano dal sottosuolo vulcanico, cultura e agricoltura, con una comunità che ha conservato buona parte della sua autenticità.
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