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Anna Bonomolo: "la mia carriera da cantante per caso"

Quattro chiacchiere con la cantante palermitana Anna Bonomolo, voce affermata del panorama jazz italiano, che ha di recente pubblicato il disco "Jazz in Progress"

  • 7 luglio 2013

Anna Bonomolo, cantante palermitana, fa finalmente il suo esordio da solista "Jazz in Progress", disco in vendita sulle piattaforme online; eccola qui a parlare del progetto, ma anche e soprattutto di sè, di quella donna che all'apparenza - dice - sembra antipatica, ma che in realtà non si è montata la testa e nasconde molto più di un naturale talento.

Com'è iniziata la sua carriera da cantante?
Per caso! Ero all'università, studiavo con un collega e cantavo sempre, così mi chiese "Ma perché non canti sul serio?". Io non ci pensavo neanche! Una sera però mi fece conoscere i Like a Mister, i quali mi hanno "provinata" a sorpresa. Iniziò così. La vita scorreva in modo ordinario, fino a quando non c'è stata la prima esibizione al Malaluna. Da quella sera scoppiò la mania per il gruppo in tutta Palermo. Venne anche la Rai!

I "Like Mister" riscossero un certo successo, ma tu non ti sei fermata lì. Com'è andata?
Nonostante continuassi a prenderla come un hobby, in breve mi sentiì chiedere di entrare nei Rivisitors, gruppo con cui sono musicalmente cresciuta grazie all'aiuto di Marcello Mandreucci. Poco dopo feci le audizioni al Teatro Massimo per far parte del gruppo jazz Duke Ellington Singers, diretto dal maestro Enzo Randisi, composto da dodici cantanti di jazz. Andammo in tourneè per tre anni.

E nonostante il successo sei riuscita comunque a far coesistere vita privata e vita "musicale"?
Certo, le curavo parallelemente. Anche quando ho dato vita a Palermo Spiritual Ensemble, Folkage, Dipinti di Blues, Anna Bonomolo & Jazz'n Progress, miei progetti personali. Arrivò il matrimonio, arrivò un figlio. E il lavoro! Persino quando facevamo la trasmissione "Taratata" (guarda il video dei Palermo Spiritual Ensamble durante il programma) curavo la mia vita ordinaria: mentre gli altri provavano, io studiavo per fare il concorso per il Cnr, dove tutt'oggi lavoro.

Il tuo ultimo lavoro si chiama "Jazz in Progress", ma contiene pezzi rock -"Roxanne" di Sting- e alternativa -"Teardrop" dei Massive Attack-, come lo spieghi?
"Jazz in Progress" non è un disco esclusivamente jazz. Io voglio andare avanti in questo senso. Sono un ibrido, la musica mi piace tutta. Penso che i jazzisti puri potrebbero irritarsi se mi vedessero su un cartellone jazz, ma io non mi sono mai data un'etichetta. Faccio musica perché mi piace, e perché piace come la faccio. E "Jazz in Progress" ne è la prova.

Sei stata di recente in America. Il tuo modo di vedere la musica italiana è cambiato da quando sei tornata?
Purtroppo si. Vedere com'è trattato in America il business dell'intrattenimento è stato esaustivo. C'è un grande rispetto per chi si esibisce. Anche per le cover band che qui, invece, vengono trattate male e liquidate con una paga misera. Mi ritrovo nella situazione di poter dire che faccio la cantante anche perché ho un altro lavoro. Nel nostro panorama c'è discriminazione perché il mercato è stato bruciato, siamo fermi.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai già idea di quello che farai dopo "Jazz in Progress"?
Come dicevo, la situazione dal punto di vista musicale e artistico in generale è piuttosto complessa, ed è un po' difficile parlare con cognizione di causa di progetti futuri. La mia idea è quella di autoprodurre un altro disco, così come ho fatto con "Jazz in Progress". Questa volta dovrebbe toccare a "Folk Age", frutto ancora una volta della mia voglia di sperimentazione musicale.

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