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Caro Babbo Natale, lo sai, "Sta crisi ha rotto le xxx"

Davanti l'albero realizzato dal Comune, un piccolo alberello di Natale con palline rotte ed un cartello in cima al posto del puntale: "Sta crisi ha rotto le palle"

  • 27 dicembre 2012

Caro Babbo Natale,
quest’anno ho deciso di non scriverti nessuna letterina. Mi è bastato vedere la mia mamma, Palermo, vestita a festa. Quest’anno ho deciso di non aspettarti la mattina del 25 dicembre accanto al camino. Sento dire in giro - ma vedo anche con i miei occhi - che la crisi ha raso al suolo l’entusiasmo del Natale. E allora, perché attenderti tutto vestito di rosso, carico di doni pieni di forma quando ciò che vorrei - vorremmo - spacchettare sotto l’albero è un semplice desiderio?

Non so se è possibile incartare un desiderio con la carta colorata, quella tipicamente natalizia, e magari apporre anche un fiocco. Ho visto per le vie del centro gente carica di pacchi e pacchettini come fosse un mulo da trasporto. Ma non erano le renne a caricarsi dei tuoi doni? Gente con pochi euro in tasca, ma affezionata all'idea dei sacrosanti regali, alla ricerca frenetica del pensiero giusto, anche a poco prezzo. Ho visto via Ruggiero Settimo come fosse un mare pieno di meduse. Sì, perché quelle luci che pendono dal cielo mi ricordano proprio i tentacoli di quegli animali planctonici nell’acqua cristallina. Ho pedalato a piazza Politeama per “accendere” l’albero, anche se poi ho pensato che sarebbe stato più bello accendere un sogno. Ho passeggiato per i Quattro Canti di Palermo guardando i colori riflessi sul cosiddetto “Teatro del Sole” ascoltando Merry Christmas.

Ho canticchiato per un po' anche io quella canzoncina tipicamente natalizia, una canzone che mi fa ricordare quando ero bambina, quando il Natale era un gioco colorato ed era un sorriso. Poi ho pensato Buon Natale? Forse no! Ho visto volti anonimi continuare a sperperare denaro, magari il poco che aveva, facendo finta di nulla, alleggerendosi per un attimo del peso della ristrettezza economica in cui versa, lui come ognuno. Forse ignorando il problema principale della nostra “famiglia”. Sì, perché anche se ci nascondiamo dietro riflessi di serenità, la nostra mamma, Palermo, insieme all’Italia, è afflitta da una grave malattia. Si chiama “crisi”. Forse la cura esiste, ma l’antidoto primordiale a tutto è da ritrovare in ognuno di noi, come forza motrice di rinascita. Forse questo è il mio desiderio di Natale.

Il giorno della vigilia, ho osservato ciò che avevo intorno. Gente affetta da una sindrome da shopping ossessivo compulsivo, una malattia - esasperando il concetto - che rende il prossimo un automa della compravendita. Ho subito pensato che l'apparenza a volte inganna perchè questo è stato il Natale più in calo di sempre. Consumi ridotti al minimo storico, ma per certuni quasi irrinunciabili. Sono certa che almeno un pacchetto sotto l'albero di ognuno sarà stato adagiato, anche solo per il prio di festeggiare con un regalo.

Quattro passi e mi sono soffermata a guardare l’albero realizzato dal Comune. Ho strabuzzato gli occhi e ho visto qualcosa che mi ha subito colpito: un piccolo alberello di Natale adorno di ogni dettaglio. Luci, palline e anche il puntale. Piccolo particolare però. Le palline, rosse e argentate, sono tutte rotte. Una metafora forse, anche non troppo implicita, visto il cartello che impera sulla punta al posto della famosa stella. Sta crisi ha rotto le palle.

Un gesto provocatorio ho lì per lì pensato. Però con il sorriso. Un’azione che vuol fare eco, che vuol sottolineare il grave disagio che gli italiani, e in particolar modo i palermitani, continuano a vivere. Al di là di cenoni e tavole imbandite. Al di là di addobbi e festoni. Al di là di regali, grandi o piccoli, esosi o low cost. Perché ci insegnano che sia il pensiero ciò che conta. Forse quest'anno più che mai. Caro Babbo Natale, quest’anno ho capito che queste feste sono la nostra cartina di tornasole. Sono lo specchio di un’Italia di stenti apparenti che si nasconde dietro ad un fiocco rosso. Merry Crisi anche a te.

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