TEATRO
Giorgio Albertazzi, “la poesia che c’è in noi”
Dal tema dell’amore a quello delle sirene, “perché in ogni amore c’è sempre una sirena, una Circe che ammalia e qualcuno che la insegue e se ne innamora”
“Cos’è la poesia? E’ una stanza emotiva dell’anima. E’ la voglia di cantare, è la sillaba che si fa nota musicale, raccogliendo tutto l’amore inespresso che c’è in noi.” Così Giorgio Albertazzi in una calda pre-vigilia di ferragosto ha aperto il suo recital palermitano a Villa Filippina, allestito da Michele La Tona nell’ambito della rassegna “Palermo Teatro” con l’accompagnamento musicale del giovane pianista palermitano Bepi Garsia. Il pubblico non è quello delle grandi occasioni per l’incombente calura estiva, ma il grande attore fiorentino riesce a conquistarlo, riscaldandosi in souplesse prima del recital dell’alba di ferragosto, che lo vedrà protagonista per il terzo anno consecutivo al teatro greco di Segesta. Per rompere il ghiaccio iniziale, aneddoti vecchi e nuovi della sua lunga carriera e riflessioni a cuore aperto: “Non mi piace il teatro tradizionale, con le lucine, le scenografie, i ruoli prestabiliti, ha fatto il suo tempo. Ormai bisogna compromettersi”. Ed ancora: “Ormai sono vecchio per la parte di Romeo, anche se i personaggi giovani li fanno meglio gli attori vecchi, perché hanno assaporato la gioventù e sanno distillarne le cose migliori”. E così con consumata esperienza indossa i panni ideali di Romeo e, chinandosi piano sul pavimento dove giace il corpo di Giulietta, offre al pubblico la toccante dichiarazione d’amore del personaggio shakespeariano all’amata creduta morta.
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