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Investire sulla cultura: la nuova Galleria Pantaleone

Si inaugura il 21 marzo la galleria d'arte di Francesco Pantaleone ai Quattro Canti: gli spazi espositivi accolgono artisti da tutta Italia e una grande biblioteca

  • 20 febbraio 2013

Una scommessa rischiosa forse, ma dettata da nient’altro che non sia la propria passione, lontana da qualsiasi meccanismo, cessione e concessione politica ed istituzionale: la storica galleria d’arte Francesco Pantaleone “nascosta” nei saloni di Palazzo Rammacca, alla Vucciria di Palermo, si prepara a lasciare il proprio percorso un po’ atipico - e per questo forse ricco di un fascino iniziatico - per traslocare in uno spazio più visibile e aperto, in via Vittorio Emanuele 303, dopo aver ripensato parte del primo piano di Palazzo Di Napoli.

Il 21 marzo apriranno i suoi nuovi spazi espositivi affacciati sui Quattro Canti, uno scrigno che contiene non solo opere di degno spessore di artisti siciliani ed internazionali, ma anche una ricca biblioteca con circa 3500 volumi da sfogliare per ritrovarsi e per scambiare passioni ed idee. Abbiamo rivolto qualche domanda a Francesco Pantaleone, ecco cosa ci risponde.

In un contesto in cui si parla di cultura rapinata e penuria, la scelta di proseguire la propria “missione artistica” aprendo una nuova galleria non è decisamente in controtendenza?
«Effettivamente stiamo vivendo un momento molto difficile ma è importante che si continui a costruire, proprio per questo è necessario che l’arte dia il meglio di sé. Già nella decisione di ripartire con un nuovo spazio, installato ai "Quattro Canti" cuore della città antica, c’è la volontà di ridare linfa vitale a ciò che è stato abbandonato. Vengo da un’esperienza in un altro luogo storico ed intenso della città, la Vucciria, che per quanto famosissimo è per certi versi, un ambiente segreto, misterioso e a volte inaccessibile: la galleria, che era anche il luogo nel quale vivevo, obbligava ad un percorso quasi iniziatico che conduceva, dopo un addentrarsi nei vicoli, fino all’ultimo piano di un palazzo decadente. Il nuovo spazio sarà invece un luogo più aperto alla città, più raggiungibile, non più la home-gallery di un tempo, ma una galleria nell’accezione più classica del termine».

La Vucciria è tra i luoghi più affascinanti e rappresentativi dell’anima della città, ma anche tra i più polemizzati: c’è chi ci vede squallore e chi invece ritiene che consista proprio in questa decadenza il fascino di quello scorcio..
«Ho vissuto dieci anni in quel quartiere ed ho coniato un termine ad hoc, la parola “sfascino”, a metà tra sfascio e fascino la summa dei sentimenti che la Vucciria genera in chi la visita. Credo che le rovine ed il senso di precarietà, in piccole dosi, seducano il turista o il passante, un po' come la Beirut di Gabriele Basilico... Ma una convivenza prolungata con questa distruzione genera uno stato d’animo negativo. La Vucciria è diventata un luna park che si anima la notte, ma i più dimenticano che esiste anche il giorno e che un tempo, proprio li, c’era un mercato vivo e pulsante che animava il folklore e la micro economia della zona, mentre adesso tutto questo esiste solo in piccolissima parte».

L’Amministrazione comunale Le ha anche affidato un incarico gratuito che La vede protagonista nell’azione di rilancio dei "Cantieri Culturali alla Zisa", come membro del Comitato scientifico di ZAC, il nuovo spazio creativo della Città. Attorno agli incarichi gratuiti fioccano le polemiche, non si rischia di veicolare il messaggio che la cultura non necessita di sovvenzioni?
«In realtà vale l’esatto contrario. I fatti recenti hanno dimostrato che la certezza dei compensi non garantisce l’impegno. Io credo che accanto alla giusta gratificazione economica del lavoro, occorra senza dubbio avere sempre una grande passione ed un impegno serio verso ciò che si sta facendo, a tutti i livelli. Non necessariamente dunque l’aumento dei “volontari della cultura” è affine al concetto “per la cultura non servono soldi” anzi, al contrario, anche la mostra più semplice per esistere ha bisogno di fondi adeguati. Ma è necessario contestualizzare le esigenze che questo momento storico impone. Nella decisione di donarsi gratuitamente c’è il desiderio più autentico di risollevare la città ma anche la consapevolezza che tutto ciò è utile per un primo start up che prevede il rilancio. Nessuno ovviamente ha accettato la chiamata dell’Amministrazione con la convinzione di un impegno gratuito da concedere a vita. Ma se si presta adesso la propria motivazione ed il proprio entusiasmo sono certo che si potrà ottenere una buona opportunità di destinare alla cultura le risorse necessarie».

E i musei?
«La crisi dei musei è ovviamente un riflesso dell’economia mondiale, ma in uno stato di crisi, l’errore più grande che si possa commettere è quello di tagliare per prima cosa i fondi alla cultura. Si dimentica che per rinnovarsi è necessario partire proprio dall’uomo e dalla sua sensibilità non dai giochi finanziari che si sono dimostrati fallimentarii».

Proprio per garantire la contaminazione tra le sensibilità altrui più disparate, la sua galleria è tra le poche che offre un progetto di residenze per gli artisti..
«Dal 2007 abbiamo creato il progetto “Domani, a Palermo” che insiste sulla grande potenza di una città capace di rapire e di creare nuovi stimoli come Palermo. Per questo abbiamo pensato di invitare gli artisti a risiedere qui in modo che essi possano realmente conoscere la città confrontarsi con essa, con le sue abitudini e con la gente. Solo così, penso, possa avviene il confronto e l'artista possa liberamente esprimere la sua idea dell'esperienza dei luoghi vissuti. Per la prossima residenza ospiteremo Julieta Aranda, artista messicana già presente alla Biennale di Venezia del 2011 ed a Documenta a Kassel nel 2012. Il frutto della sua residenza sarà una mostra personale che verrà inaugurata, giovedì 21 marzo alle ore 18 in galleria ai Quattro Canti».

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