"La Sicilia sull'orlo del precipizio": parla Lo Bello
"Se fossimo stati controllati dallo Stato non avremmo oggi trentamila precari e trentamila forestali", spiega sul Corriere il vice presidente di Confindustria
«La Regione Sicilia si trova sull'orlo del fallimento, vicina al default»: Sono parole amare e allarmanti quelle lanciate dal vice presidente di Confindustria Ivan Lo Bello in un'intervista al quotidiano Corriere della Sera, dalle cui pagine aggiunge che va ripensata anche l'autonomia e occorre avviare un'operazione-verità: «Scuotere dal torpore i siciliani, dai dipendenti regionali ai pensionati della stessa Regione che saranno i primi a trovarsi senza stipendi in caso di crollo. Ma il governo Monti - aggiunge - deve subito mettere mano ai conti, controllando un bilancio reso non trasparente da poste dubbie e residui inesigibili».
«La Sicilia - spiega Lo Bello - rischia di diventare la Grecia del Paese e il Paese deve intervenire anche superando gli ostacoli di una autonomia concessa nel dopoguerra, in condizioni storiche e politiche ormai lontanissime, ma utilizzata da scriteriate classi dirigenti per garantire a sè stesse l'impunita. Se siamo sull'orlo del precipizio? Probabilmente sì» , dice ancora Lo Bello. «Siamo all'epilogo di una lunga stagione politica ed economica che non riguarda solo il governo Lombardo ma che - aggiunge - si è basata esclusivamente su una capillare distribuzione assistenziale e clientelare delle risorse pubbliche».
Secondo Lo Bello «Se fossimo stati controllati dallo Stato noi siciliani non avremmo oggi trentamila precari e trentamila forestali» . Al giornalista che gli chiede se intende candidarsi alle imminenti elezioni regionali, il vice presidente di Confindustria risponde: «No, per un motivo semplice. Abbiamo varato un codice etico che impedisce al sottoscritto e agli altri di candidarsi a qualsiasi competizione elettorale se non decorsi tre anni dalla scadenza del mandato. E io ho lasciato Confindustria Sicilia a marzo. Siamo persone serie, se abbiamo un codice etico lo rispettiamo».
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