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Microcosmi colorati in 34 diapositive

«Sono in una fase di ricerca a trecentosessanta gradi. - Dice l’artista – Non ho ancora sviluppato un definitivo stile personale»

  • 12 dicembre 2003

Scorrono proiettate sul muro le 34 diapositive di Valeria Cimò, strane forme macchiate di colore che lasciano in sospeso la ricerca di un senso che superi l’immagine. Il progetto, chiamato Diapo34, verrà inaugurato venerdì 12 dicembre, alle ore 21, nei locali dell’associazione culturale Non solo Alive, di via De Spuches 4 a Palermo e sarà visitabile con un contributo libero ogni giovedì, venerdì e sabato dalle 21 a mezzanotte. Il lavoro di Valeria muove dall’infinitamente piccolo e porta, per similitudine, alla realtà ordinaria: attraverso microcosmi cellulari, molecolari, atomici, giochi di luci e di colori si stimolano l’invenzione di nuovi mondi.

«Sono in una fase di ricerca a trecentosessanta gradi. - Dice l’artista – Non ho ancora sviluppato un definitivo stile personale. Lavoro ad una tecnica che mi permetta di utilizzare il piccolo spazio della diapositiva come supporto per l’immagine. E’ una ricerca che è partita dal lavoro che ho svolto per la mia tesi di laurea in archeologia: sono stata a contatto le diapositive e con le strutture cellulari, con le diagnosi ossee. Ho abituato lo sguardo a concentrarsi su dimensioni infinitesimali, a guardare il mondo da un’altra prospettiva. Mi hanno incuriosito i giochi di luce del microscopio, raggi luminosi che investono modificandole piccole porzioni di materia, e sono partita verso l’invenzione di nuovi mondi, subendo anche l’influenza del lavoro materico e sulle combustioni di Alberto Burri».

Valeria oggi è iscritta in scultura all’Accademia di belle arti di Palermo proprio per dare maggiore consistenza alla sua ricerca. «Cercavo un posto dove soddisfare un mio bisogno di disciplina – continua - e dove confrontarmi con  un ambiente artistico, cercavo degli stimoli. E’ ovvio che i miei precedenti studi di archeologia vengono reimpiegati nell’arte. La mia formazione umanistica è presente nel cercare di mettere al centro l’uomo. Il progetto Diapo34, infatti, in origine era più ampio e prevedeva la proiezione delle diapositive su corpi nudi, in mado da sovrapporre strutture cellullari a strutture più evolute». E chissà che in una di queste sere all’Alive non si riesca anche a realizzare il progetto iniziale.

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