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Palermo 25ima tra le città italiane a mobilità sostenibile

Euromobility stila la classifica delle 50 città italiane a mobilità sostenibile. Palermo 25ima: poche aree pedonali e ciclabili, mezzi pubblici inefficienti e aria scadente

  • 19 gennaio 2014

Nonostante il 2014 si auspica possa essere l’anno di svolta per Palermo, il 25° posto nella graduatoria delle 50 città d’Italia a mobilità sostenibile - stilata da Euromobility con l’appoggio e il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare - dimostra che c’è ancora tanto da fare per realizzare il progetto di una città a misura d’uomo.

Aree pedonali e piste ciclabili insufficienti e trascurate, servizi pubblici inefficienti e scadente qualità dell’aria sono quei fattori negativi che tengono Palermo lontana dal diventare una città verde a tutto tondo. Al contempo, l’Osservatorio permanente sulla Mobilità Sostenibile in Italia registra un bassissimo indice di incidentalità e mortalità rispetto alle altre città peninsulari, un numero di automobili circolanti inferiore se paragonato alla media nazionale e una riduzione dell’indice di motorizzazione rispetto al 2012.

L’analisi in oggetto richiede lo sforzo di cambiare, anche solo per pochi attimi, il punto d’osservazione rispetto alla crisi economica e sociale, ormai diffusa a macchia d’olio. «Bisogna vedere la crisi economica che stiamo vivendo - afferma Lorenzo Bertuccio, direttore scientifico di Euromobility - come un'opportunità e non come motivo di frustrazione. In questo momento alcuni cittadini non possono comprarsi un auto e vanno in giro in bici o a piedi. Dobbiamo fare in modo che anche in momenti di ripresa si mantengano queste buone abitudini».

Eppure, per quanto le condizioni del capoluogo siciliano non siano tra le più catastrofiche in Italia, ciò non autorizza Palermo e i palermitani a non chiedere di più a se stessi.

Nonostante circolino meno veicoli, davvero pochi sono quelli a basso impatto ambientale. La percentuale di macchine con impianti a gpl o a metano è del 3,9% rispetto al 7% nazionale. Se, dunque, l’obiettivo comune è veder garantiti i propri diritti, cambiare mentalità e lavorare insieme per migliorare la qualità di vita cittadina è un dovere di tutti.

Il potenziamento di aree a favore della mobilità attiva, non può prescindere dall’educare i cittadini a servirsene: «L'amministrazione comunale – prosegue, infatti, Bertuccio - non deve solo creare aree ad hoc per i pedoni ma anche promuoverle attivamente. Stessa cosa vale per le aree ciclabili: non sono necessarie strutture particolari, basta rendere le strade più sicure con interventi di “traffic calming”, ovvero di moderazione del traffico».

Direttamente proporzionale alla carenza di zone pedonali e ciclabili sono le aree di parcheggio a pagamento che, sì, scoraggiano l’uso dell’automobile ma non sono compensate da servizi di trasporto pubblico adeguati ed efficienti. Lo studio dimostra che i dati relativi ai mezzi pubblici sono bassi sia in termini di offerta che in termini di utenza. «E' essenziale che questo funzioni in una città con tante aree di parcheggio a pagamento - spiega Bertuccio - altrimenti si rischia di vessare il cittadino».

Nel rendere poco fruibili bus e metropolitana gioca un ruolo non secondario, l’assenza di parcheggi di interscambio, ovvero zone in prossimità della città in cui lasciare l'auto e prendere un altro mezzo pubblico. «Dobbiamo cogliere l'occasione della crisi - conclude il direttore - per cambiare non solo il comportamento dei cittadini ma, anche, l'atteggiamento».

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