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Tifo da "mezzo sangue"

  • 13 novembre 2006

Troviamo il pelo nell’uovo: pubblico da primato che abbandona gli spalti nei minuti finali di gioco. Un'esagerazione? Forse, ma di certo chi andava via non doveva presiedere un consiglio di amministrazione o un’importante riunione condominiale. C’è sempre il camuffamento a farla da padrona. Li trovi assiepati sulle gradinate e pensi che siano tifosi di lungo corso. Li trovi con la sciarpa “casual”, obbligatoriamente rosanero, e pensi che hanno vissuto come te le tragedie dell’ultimo ventennio calcistico palermitano.

Ma ad un certo punto, in piena trance da primatista del massimo campionato, quando urli e canti di felicità come un bambino all’indirizzo di quelle maglie rosa, quando già pregusti i titoli ed i commenti dei mass media, ecco la doccia fredda, quel qualcosa che vorresti non succedesse mai, quella voglia di inveire contro chi in quel momento manca di rispetto alla tua squadra ed alla tua gioia di tifoso, con quel gesto insopportabile dell’abbandono della festa.

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Estirpare un ventennio di dominazione “nordista” con Juve, Inter e Milan a contendersi la scena non è cosa semplice. Figurarsi per chi ha nel cuore questa strana storia da “mezzo sangue”, la persona a cui tu domandi per chi tifa e ti risponde “interista” o “juventino” con quell’accento per niente nordico ma “ausitano” di nascita, per poi sottolineare alla voce Palermo calcio “chi cientra” e che ti giura che in caso di scontro diretto si augura un pareggio come soluzione “ideale”, come si possa sentire in questo campionato.

Il Palermo non è più la cenerentola di un campionato di C o di B ma contrasta e, talvolta, surclassa gli squadroni del Nord. Immagino che il conflitto d’interesse sia qualcosa tale che quello di Berlusconi diventa nulla al confronto. Immagino quei “mezzo sangue” arrovellarsi, nei bar e nelle discussioni calcistiche in generale, sull’atteggiamento da prendere. Sì, siamo in piena crisi d’identità. Ma il palermitano, notoriamente uomo tutto d’un pezzo, ha preso una drastica decisione: cavalcare l’onda ed attendere pazientemente che porti alla deriva.

E’ capitato al sottoscritto, che in fatto di simpatie calcistiche è stato attratto dalle grandi squadre purchè non vestissero i colori bianconeri, di essere stato oggetto di studio psicanalitico in un bar semplicemente per aver professato la mia passione di sempre solo per i colori rosanero. Capiterà ad altri poveri sfortunati questo strano e freudiano gioco perverso: essere tacciato come un perdente per aver tifato per una squadra che fino a qualche anno fa giocava nei campi di Afragola e Battipaglia e, particolare non trascurabile, aver mostrato coerenza masochista e non aver provato a festeggiare le gloriose vittorie della triade bianco-rosso-neroazzurra.

Confidiamo nelle giovani leve che, giocando per strada, s’impersonificano in Amauri e Bresciano, in Corini e Simplicio, e pian piano rimpiazzeranno quei nostalgici “mezzo sangue” che, sotto sotto non dimenticano le gesta di Platini e Van Basten, di Matthaus e l’Inter dei record, Sacchi ed il grande Milan e la pluriscudettata Juventus trapattoniana. Chissà se qualcuno ancora piange per quelle due finali di Coppa Italia perse e per quella passione che i nostri nonni ed i nostri padri portavano alla vecchia Favorita.

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