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Trattativa Stato-mafia, Napolitano contro Procura

È scontro fra il Presidente della Repubblica e la Procura di Palermo: Napolitano solleva il conflitto di attribuzione sull'uso delle intercettazioni

  • 16 luglio 2012

Giorgio Napolitano contro la Procura di Palermo. In un comunicato stampa, il presidente della Repubblica ha affidato all'avvocato generale dello Stato l'incarico di rappresentare la presidenza della Repubblica nel giudizio per conflitto di attribuzione da sollevare dinanzi alla Corte costituzionale nei confronti della Procura della Repubblica di Palermo per le decisioni che questa ha assunto su intercettazioni di conversazioni telefoniche del capo dello Stato.

Napolitano ha ritenuto un «dovere del Presidente della Repubblica evitare si pongano, nel suo silenzio o nella inammissibile sua ignoranza dell'occorso, precedenti, grazie ai quali accada o sembri accadere che egli non trasmetta al suo successore immuni da qualsiasi incrinatura le facoltà che la Costituzione gli attribuisce». Subito dopo il comunicato del Colle, il capo della Procura di Palermo Francesco Messineo, il pm Antonio Ingroia e i sostituti Lia Sava, Nino Di Matteo, e Palermo Guido hanno indetto una riunione.

Il procuratore Francesco Messineo ha parlato in merito all'iniziativa di Napolitano dicendosi "sereno" e ha dichiarato che su Mancino ci sono state "intercettazioni occasionali e imprevedibili", aggiungendo: «L'operato della Procura di Palermo nell'inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato e mafia risponde ai principi del diritto penale e della Costituzione e nelle intercettazioni non sono state violate le prerogative costituzionali del capo dello Stato». Il pm Antonio Ingroia ha sottolineato che «non ci sono intercettazioni rilevanti nei confronti di persone coperte da immunità».

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