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Non vi pigliate una "femmina di Astarte": la città siciliana in cui era venerato il Diavolo

Con "Astarte", un tempo si faceva riferimento ad una città a metà strada tra Messina e Palermo dove, secondo buona parte della storiografia, si venerava il Diavolo o Astarte

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 20 settembre 2021

Una rappresentazione di Astarte

Mia nonna diceva sempre: «La vita è come una scatola di cioccolatini, forte che parte il primo sono finite tutte cose». Era un uomo saggio mia nonna. Era così saggia che aveva capito il segreto per avere una famiglia felice: comandare lei e gli altri tutti zitti e pipa.

La casa poi era un tempio, la dispensa il caveau di una banca e onde evitare che mio nonno potesse organizzare qualche ammutinamento nei suoi confronti lo mandava a comprare ogni giorno il pane dall’altra parte di Palermo perché questo era il comandamento punto e basta (mai contestare il volere di Dio).

Poi, verso pranzo, quando tornava tutto sudato, che aveva perso due chili e gli ammollavano le gambe, appena si sedeva, gli chiedevo: «Nonnò, ma co’ tutti i panifici che ci sono qua vicino può essere mai che ti manda dall’altra parte diPalermo?» «Statti zitto»¸ diceva lui, «che buona mi finì. Se si alzava col piede sbagliato mi mandava dall’altra parte della Sicilia. Senti a me Gianlù, non ti pigliare mai una femmina di Astarte.»
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Voi non ci crederete ma quando mio nonno diceva Astarte faceva riferimento ad una città a metà strada tra Messina e Palermo dove, secondo buona parte della storiografia, si venerava il Diavolo o Astarte.

Astarte per la bibbia è uno, anzi una -perché è donna-, dei nemici giurati del nostro del Dio, che di nome fa Yahweh. Figurarsi che nella demonologia medievale Astaroth è uno dei principi dell’inferno (mamma mia!). Il medico olandese Jhoann Wier nel 1500 scrisse uno dei più grandi best seller della demonologia - tant’è che ancora in vita vide pubblicare otto edizioni del suo libro- intitolato: “De praestigiis daemonum”.

In questo libro Johan parla di Astaroth in questi termini: "Astaroth è un grande e potente duca, che si manifesta direttamente nella forma di un angelo caduto, seduto sopra un dragone infernale e portando nella sua mano destra una vipera"

… E tagliati i capelli a e comprati una Panda, no!? Io, con tutto il rispetto Johann che non deve prendersela a male, queste cose le prenderei molto con le pinze, anche perché nel 1500 c’è stata un poco di confusione mentale, di complottisti e non pochi movimenti No-equalchecosa che vedevano sempre il marcio dappertutto e quando non sapevano che fare accusavano qualche donna di stregoneria e la mandavano al rogo (vedi inquisizione).

La storia di Astarte in realtà è un po’ diversa e si perde nel tempo. Per i Fenici e i Cananei, per esempio, era la Grande Madre, una divinità legata alla fertilità le cui origini le possiamo fare risalire al neolitico; era legata non solo alla fertilità ma
anche al cielo notturno e alla guerra.

In verità a giro un po’ tutti l’hanno venerata nell’arco dei secoli, solo che ognuno la chiamava con un nome diverso. I sumeri la chiamavano Inanna, i babilonesi Ishtar, i greci Afrodite, fenici e cananei ne abbiamo già parlato, e ad Erice, in Sicilia, come la Venere Ericina. Eh, ma io ho detto tra Messina e Palermo, mica a Trapani. Infatti la città che porta il suo nome è “Mistretta” sembra derivare dal fenicio AM-ASHTART, ossia città di Astarte.

Come avrete capito Astarte in realtà non ci appizzava proprio niente con i diavoli, non teneva le corna (o quantomeno non come le immagiamo) e aveva come unico difetto quello di contendersi territori e followers con Yahweh. Basta dire che la parola “Satana” inteso come il demone dei demoni, o la creme de la creme della criminalità del regno degli inferi, nonché principe dell’opposizione, in realtà non fa riferimento a nessun diavolo ma deriva dalla parola ebraica Sāṭān che significa semplicemente avversario.

Di conseguenza Richelieu ne “I tre moschettieri” è il Sāṭān di D’Artagnan, Tom è il Sāṭān di Jerry e Renzi è il Sāṭān… vabbè quello è un po’ il Sāṭān di tutti. Yahweh sceglie come suo popolo prediletto Israele, da Giacobbe in poi, perché quelli che vengono prima non gli calano tanto assai.

Promette a loro la Terra Promessa e li porta a girare quarant’anni nel deserto, più qualche altro secolo a destra e a manca, tipo pedine del Monopoli e ogni tanto qualcuno finisce in prigione senza passare dal via. Ora, gli israeliti con i cananei e con i fenici erano un po’ come il cane col gatto e capitava che, vagando vagando, si incontravano e si scannavano come non ci fosse un domani. Un po’ come nel Risiko era tutta questione di conquistare territori.

Erodoto, che era uno che non si informava su wikipedia, ci fa sapere, e non solo lui, che nel tempio di Astarte ad Erice si praticava la “ierodulia”, ovvero la prostituzione sacra. Qualcuno la chiamerebbe strana perversione, tuttavia, siccome non siamo qua per giudicare, tale pratica prevedeva l’accoppiamento tra una donna interna al tempio, che impersonava dea della fecondità, e uno straniero che al motto di “pagare e sorridere” se ne tornava a casa felice e contento: gli introiti ovviamente se li vuscava il tempio.

Anche nella Bibbia è raccontata questa cosa: capitava ogni tanto che un israelita attraversasse il confine, andasse a venerare un po’ Astarte, si facesse un paio di scappatelle e poi subito a casa sua sotto le coperte. Eh, ma mica era facile fargliela a Yahweh: quellotutto sapeva e tutto vedeva, peggio di Don Rodrigo de “I Promessi Sposi”.

Quando se ne accorgeva, fulmini, saette e la punizione era esemplare, molto spesso si pagava con la morte. Diciamo che sto culto di Astarte sotto sotto è durato un bel po’, almeno fino al 1958 cioè all’avvento alla legge Merlin che sancisce (permettete il gioco di parole) la chiusura delle case chiuse.

È probabile che il culto di Astarte, come nel caso di Mistretta che in quello di Erice, sia giunto in Sicilia dei fenici che, giustamente, stavano tutto il tempo a navigare e appena scendevano sulla terra ferma avevano sempre la testa là, ad Astarte.

A testimonianza del legame tra questa divinità e la Sicilia resta ancora la moneta romana con testa e busto di Venere Erycina, da un lato, e il tempio sul monte Erice dall'altro. Buona o non buona, cattiva o non cattiva, certo è che questa Astarte che faceva vedere i sorci verdi femmina era (per info chiedere a Yahweh).
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