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Ogni riccio... una nota: Michele, con il suo trombone da Favignana alla Göteborg Opera

Ha 23 anni ed è pieno di gioia, ha sempre sognato di far parte di una realtà del genere, e finalmente, dopo tanto lavoro e tanti sacrifici, non solo suoi, c’è riuscito

Jana Cardinale
Giornalista
  • 18 marzo 2022

Michele Campo

La musica è un mistero che si svela lentamente, che sa risvegliare sogni e talenti inesplorati, che sbocciano con l’alito di un’energia preziosa. Come è successo a Michele Campo, oggi 23enne, che da Favignana ha spiccato il volo per raggiungere traguardi importanti ricevendo, nei giorni scorsi dalla HEM, Haute école de musique de Genève, le più sentite congratulazioni, per essersi aggiudicato il posto di co-solista alla Göteborg Opera, una realtà prestigiosa, completata nel 1994 e progettata dall'architetto Jan Izikowitz, con lo scopo di risvegliare la curiosità di tutti offrendo opera, danza, commedie musicali e concerti eccezionali.

A Michele, studente della Master's Orchestra nelle classi di trombone di Andrea Bandini e Justin Clark, la HEM ha augurato una lunga e prolifica carriera. Un traguardo vissuto con grande orgoglio proprio da quella comunità che gli ha visto muovere i primi passi nell’ambito di un contesto che ha saputo aggregare e nutrire con costanza e competenza chi mostrava di poter esprimere al meglio la propria sensibilità artistica.
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Michele oggi può raccontare la sua favola, con lo sguardo colmo d’amore, e riconoscenza, per le sue origini musicali, e per il luogo in cui è cresciuto e si è formato. «Comincio all’età di 8 anni con il “bombardino” sotto la guida di Silvio Barbara alla scuola di musica ‘Giulia Bevilacqua’ a Favignana – dice - perché mio padre è musicista a livello amatoriale ed era già presente nella banda, e mi ha spronato ad avvicinarmi alla musica. Scopro che quell’ambiente comincia a piacermi molto e cambio presto strumento, scegliendo il trombone per via delle molteplici possibilità lavorative offerte rispetto al bombardino, e anche perché al Conservatorio di Trapani c’è solamente la classe di trombone.

A 11 anni entro al Conservatorio ‘Anttonio Scontrino’ sotto la guida del mio professore, Nur Hussen Dalmar, (primo trombone del Teatro Massimo di Palermo) e da lì comincio veramente ad appassionarmi alla musica e soprattutto al suono del trombone». Michele sostiene che il timbro di questo strumento è simile alla voce umana e quello che gli è sempre piaciuto è che riesce ad amplificare la sua voce, la sua "idea" musicale, il suo pensiero tramite esso.

A 17 anni finisce il Conservatorio con 100 e lode e aspetta di finire l’ultimo anno della scuola superiore per partire in Svizzera, a Friburgo, per frequentare la Haute Ecole de Musique di Losanna (HEMU) nella classe di Jacques Mauger. Frequenta un Bachelor, il cosiddetto triennio, e si sposta a Ginevra alla Haute Ecole de Musique di Ginevra (HEM) nella classe di Andrea Bandini (secondo trombone all’Orchestre de la Suisse Romande) e Justin Clark (trombone basso presso l’Orchestra Sinfonica di Berna). Lì è al secondo e ultimo anno del Master, cioè il biennio.

L’anno scorso ho vinto il suo primo concorso, ovvero quello da stagista con l’Orchestra Sinfonica di Biel e Solothurn (TOBS). «Farò parte di questa orchestra fino a giugno – dice – perché si tratta di uno stage che permette agli studenti di musica in Svizzera di appartenere ad un’orchestra professionale per un anno. Il 28 febbraio ho partecipato al concorso per Co-Principal Trombone presso l’Orchestra del Teatro d’opera di Goteborg, e ho vinto.

Tra qualche mese, in agosto, comincerò il mio periodo di prova (trial), che consiste in un lasso di tempo che varia, ma dura al massimo un anno, in cui farò già parte dell’Orchestra anche se in modo temporaneo, fino a quando prenderanno la decisione di trattenermi, o meno, in base al giudizio che daranno al mio comportamento e al mio modo di lavorare. Spero di piacere all’Orchestra e lavorerò duro per ottenere quel posto».

Michele ha sempre sognato di far parte di una realtà del genere, e finalmente, dopo tanto lavoro e tanti sacrifici, non solo suoi, c’è riuscito. «Ovviamente non avrei mai potuto fare tutto questo se non avessi avuto l'aiuto della mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto, e di tutte le persone che hanno sempre creduto in me. Il mondo della musica non è facile, c'è anche tanta invidia intorno e tanta competizione. La gente a volte pensa che sia semplice viverlo, e invece noi passiamo giornate intere a esplorare, a ricercare e a riprodurre allo strumento quello che abbiamo in testa, la nostra storia e le nostre emozioni. È una conquista quotidiana».

La musica è anche una sfida, un modo per riscoprire se stessi, per provare a raccontare le proprie emozioni affidandosi a un talento che va curato, alimentato con impegno e abnegazione. «Ho sempre amato la musica perché paragono l’ambiente musicale alla vita sociale, al quotidiano – aggiunge Michele – dal momento che quando si suona in gruppo è fondamentale saper ascoltare quello che succede intorno a noi, e quando è il nostro turno occorre saper suonare.

Esattamente quello che accade nella vita di tutti giorni, quando siamo chiamati ad agire. Per quello che ho e che sono oggi, voglio soprattutto ringraziare i miei due attuali insegnanti che hanno veramente creduto in me, e che sono stati in grado di farmi crescere umanamente e professionalmente».

E intanto Favignana, che è fucina di giovani risorse, e che negli anni si è distinta per aver offerto ai ragazzi e ai bambini del luogo, con la Banda Musicale Aegusea, e la Scuola di Musica Giulia Bevilacqua, una solidissima realtà culturale che è diventata protagonista sull'isola e in Italia per le sue esibizioni in contesti e concorsi prestigiosi, oggi rivolge a Michele i suoi applausi più calorosi.
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