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Palermo e la mafia: alcune cose da sapere se si sceglie di collaborare con la giustizia

A firmare questa accorata analisi è il comitato di Addiopizzo: non è semplice denunciare se i tuoi figli vanno a scuola con quelli del tuo estorsore o se con lui giocavi da piccolo

  • 13 novembre 2018

Una frame della fiction "La mafia uccide solo d'estate"

A Borgo vecchio negli ultimi anni diversi commercianti del quartiere hanno trovato la forza e il coraggio di opporsi e liberarsi dal fenomeno delle estorsioni.

E la sentenza con le condanne inflitte e i risarcimenti riconosciuti alle vittime assistite dalla nostra associazione, uniche persone offese costituite parti civili, sono la conferma di un processo di cambiamento lungo, difficile ma tracciato.

Collaborare dopo che si è stati convocati dalle forze dell’ordine, provenendo da quartieri come Borgo vecchio attraversati da profonde sacche di degrado sociale, economico e culturale, in cui diritti come quello alla casa e al lavoro sono un miraggio e gli unici presidi sono pochi centri aggregativi, qualche scuola, qualche parrocchia e qualche caserma dei carabinieri o commissariati di polizia, è tutt’altro che scontato.

Collaborare dopo che si è stati convocati dalle forze dell’ordine, provenendo da quartieri come Borgo vecchio dove tutti si conoscono, il tuo estorsore gestisce un negozio di fronte alla tua abitazione o al tuo esercizio commerciale, chi ti ha chiesto il pizzo, i suoi parenti e suoi amici, con cui magari giocavi insieme da piccolo, li incontri per strada, in chiesa per la messa domenicale, al bancone del bar della piazza e a volte anche a scuola perchè i tuoi figli frequentano lo stesso istituto di quello loro, è tutt’altro che semplice.
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Collaborare dopo che si è stati convocati dalle forze dell’ordine in quartieri come Borgo vecchio e raccontare, come è accaduto per alcune delle vittime che abbiamo supportato, ulteriori episodi estorsivi non noti a magistrati e forze dell’ordine, è tutt’altro che banale.

Per questo non si può sminuire la scelta di chi ha collaborato in certi contesti rionali o provinciali e sostenere che tali scelte sono, in fin dei conti, un mero e semplice fatto indotto da contingenze investigative e giudiziarie.

Proprio per le difficoltà che vivono certi contesti da anni riteniamo che non sia più sufficiente sostenere commercianti a denunciare se non si agisce per rimuovere le sacche di degrado sociale e di povertà che investono molte aree della città.

Per queste ragioni da tempo operiamo anche con figli di famiglie che vivono situazioni tanto difficili quanto drammatiche.

Figli di chi non ha un lavoro e a volte nemmeno una casa, figli di chi non c'è perché sta pagando il suo conto alla giustizia. Figli di questa città.

Va detto anche che c’è chi paga perché attraverso i propri estorsori recupera i propri crediti invece di adire le vie, ancora troppo lunghe, della giustizia civile, scalza i propri concorrenti e dirime anche vertenze sindacali.

Rapporti di do ut des e relazioni di contiguità che sovraespongono chi ha trovato la forza e il coraggio di denunciare e che creano, soprattutto, tappi alla crescita delle denunce.

Siamo una minoranza perché in una città come Palermo, dove Cosa nostra con i suoi codici culturali e i suoi interessi ha imperato per decenni, è illusorio pensare che si possano creare, carovane e maggioranze di commercianti ed imprenditori pronti a denunciare.

Una minoranza che rappresenta una possibilità di cambiamento che seppure non si sia compiuto si è avviato anche grazie a chi ha "soltanto" collaborato.
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