Paola Cortellesi si laurea in onore di Lorena e Sara: "Lo dedico a tutte le donne"
L'attrice romana riceverà la laurea in Giurisprudenza honoris causa proprio sull'Isola in onore di Lorena Quaranta e Sara Campanella: nell'articolo il video, i dettagli
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Il gran giorno è arrivato: oggi 27 novembre a Paola Cortellesi verrà conferita la laurea ad honorem in Giurisprudenza all'Università di Messina. La cerimonia si è tenuta nell'Aula Magna del Rettorato dell'ateneo messinese e vede la partecipazione delle autorità accademiche, degli studenti e di numerosi ospiti.
Con "C'è ancora domani" la Cortellesi, da regista e attrice, ha regalato agli spettatori un film che ha smosso le coscienze e di conseguenza il dibattito, sia del pubblico, ma anche nelle scuole. Una pellicola toccante che fa un ritratto della cultura di tempo, le cui conseguenze in realtà le vediamo tutt'ora.
L'attrice è stata premiata proprio oggi in onore di Lorena Quaranta e Sara Campanella, entrambe vittime di femminicidio. La studentessa Lorena Quaranta era originaria di Favara, in provincia di Agrigento e fu uccisa in una villetta di Furci siculo, nel Messinese, dove viveva, il 31 marzo 2020. Sara Campanella aveva 22 anni, è stata uccisa per strada a Messina, dove studiava all'università al corso di laurea triennale in Tecniche di Laboratorio Biomedico e svolgeva il tirocinio al Policlinico, l'ospedale in cui è stata trasportata in fin di vita.
«Oggi l'Università di Messina vive una giornata che unisce cultura, memoria e responsabilità civile - inizia così la rettrice Giovanna Spatari -. Il conferimento della laurea honoris causa a Paola Cortellesi e la piazza intitolata a Lorena e a Sara non sono due eventi distinti. L'Università educa alla consapevolezza e alla cura dell'altro e alla libertà. Questa sedia con questa locandina indica che questo posto lasciato libero avrebbe potuto essere occupato da una donna che non c'è più perché vittima di femminicidio. Questo posto vuoto è un silenzio che diventa responsabilità.
Il suo "C'è ancora domani" è il primo film italiano che considera il diritto di voto una chiave di lettura». Entrambe si stavano per laureare, avrebbero avuto un posto da occupare in società. E la Cortellesi con il suo lavoro cinematografico conferma il suo impegno contro la discriminazione e la violenza di genere.
«Io sono molto onorata di essere qui oggi e questo riconoscimento mi riempie di orgoglio. Sono un po' emozionata - dice la Cortellesi -. Con c'è ancora domani desideravo compiere un viaggio nel passato. La cultura di prevaricazione nei confronti delle donne è ancora attuale. La protagonista del film Delia è una donna qualunque che non abbiamo ricordato perché la sua vita era stabilita senza che lei si ponesse domande, le veniva sempre detto "non vali nulla, non conti nulla".
Come infonderle il coraggio? La risposta è arrivata leggendo un libro per bambini di mia figlia. Nelle urne del '46 ho trovato il riscatto della protagonista Delia per spezzare la violenza a cui è soggetta anche sua figlia.
Questo film è il frutto del lavoro creativo delle persone. Ogni volta che faccio riferimento al mio lavoro, lo faccio a una squadra molto numerosa. Questo vostro riconoscimento ha un significato molto più grande oggi. Lo dedico alle donne che stanno cercando la loro indipendenza, ai ragazzi e ragazze che credono che l'emancipazione appartenga a tutti noi».
Con "C'è ancora domani" la Cortellesi, da regista e attrice, ha regalato agli spettatori un film che ha smosso le coscienze e di conseguenza il dibattito, sia del pubblico, ma anche nelle scuole. Una pellicola toccante che fa un ritratto della cultura di tempo, le cui conseguenze in realtà le vediamo tutt'ora.
L'attrice è stata premiata proprio oggi in onore di Lorena Quaranta e Sara Campanella, entrambe vittime di femminicidio. La studentessa Lorena Quaranta era originaria di Favara, in provincia di Agrigento e fu uccisa in una villetta di Furci siculo, nel Messinese, dove viveva, il 31 marzo 2020. Sara Campanella aveva 22 anni, è stata uccisa per strada a Messina, dove studiava all'università al corso di laurea triennale in Tecniche di Laboratorio Biomedico e svolgeva il tirocinio al Policlinico, l'ospedale in cui è stata trasportata in fin di vita.
«Oggi l'Università di Messina vive una giornata che unisce cultura, memoria e responsabilità civile - inizia così la rettrice Giovanna Spatari -. Il conferimento della laurea honoris causa a Paola Cortellesi e la piazza intitolata a Lorena e a Sara non sono due eventi distinti. L'Università educa alla consapevolezza e alla cura dell'altro e alla libertà. Questa sedia con questa locandina indica che questo posto lasciato libero avrebbe potuto essere occupato da una donna che non c'è più perché vittima di femminicidio. Questo posto vuoto è un silenzio che diventa responsabilità.
Il suo "C'è ancora domani" è il primo film italiano che considera il diritto di voto una chiave di lettura». Entrambe si stavano per laureare, avrebbero avuto un posto da occupare in società. E la Cortellesi con il suo lavoro cinematografico conferma il suo impegno contro la discriminazione e la violenza di genere.
«Io sono molto onorata di essere qui oggi e questo riconoscimento mi riempie di orgoglio. Sono un po' emozionata - dice la Cortellesi -. Con c'è ancora domani desideravo compiere un viaggio nel passato. La cultura di prevaricazione nei confronti delle donne è ancora attuale. La protagonista del film Delia è una donna qualunque che non abbiamo ricordato perché la sua vita era stabilita senza che lei si ponesse domande, le veniva sempre detto "non vali nulla, non conti nulla".
Come infonderle il coraggio? La risposta è arrivata leggendo un libro per bambini di mia figlia. Nelle urne del '46 ho trovato il riscatto della protagonista Delia per spezzare la violenza a cui è soggetta anche sua figlia.
Questo film è il frutto del lavoro creativo delle persone. Ogni volta che faccio riferimento al mio lavoro, lo faccio a una squadra molto numerosa. Questo vostro riconoscimento ha un significato molto più grande oggi. Lo dedico alle donne che stanno cercando la loro indipendenza, ai ragazzi e ragazze che credono che l'emancipazione appartenga a tutti noi».
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