Tra i più rari esemplari avvistati in Sicilia: spiaggiata una "balena dal becco d'oca"
Sono molto più grandi dei comuni delfini, come il tursiope, ma piuttosto piccoli se paragonati alle balene che abitano nel Mediterraneo. Il video del ritrovamento
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È raro da avvistare nel Mediterraneo ed è stato trovato dai bagnanti lo scorso 7 settembre sulla spiaggia di Santa Maria del Focallo, nel comune di Ispica, in provincia di Ragusa. Un macabro ritrovamento del corpo di un grosso cetaceo, spiaggiato durante la notte e probabilmente morto da tempo.
Il Comune di Ispica ha già provveduto a spostare l’animale, uno zifio (Ziphius cavirostris), una delle specie di cetacei più difficili da vedere all’interno del Mediterraneo.
Unico membro del suo genere, in inglese questo animale viene chiamato “balena dal becco d’oca”, per differenziarlo dalle altre balene e dagli stessi delfini, che presentano una bocca allungata.
Appartenente al gruppo degli odontoceti, ovvero al gruppo di cetacei dotati di denti, e non di fanoni, lo zifio viene descritto dagli zoologi come un cetaceo tranquillo, che nuota in maniera rilassata, senza procurare incidenti ai pescatori.
Si tratta inoltre del mammifero marino con la più grande capacità di immersione subacquea. I suoi esemplari, a prescindere dal sesso, possono infatti rimanere immersi per oltre 3 ore e 40 minuti, raggiungendo i 3.000 metri di profondità. In media questi cetacei raggiungono i 7 metri di lunghezza e possono anche superare di poco le 3 tonnellate di peso.
Questo li rende molto più grandi dei comuni delfini, come il tursiope, ma piuttosto piccoli se paragonati alle balene, anche alle specie che abitano nel Mediterraneo.
Il corpo degli zifi ha colore grigiastro e di solito è anche ricoperto da cicatrici e graffi. Questi animali si provocano infatti delle ferite superficiali quando si scontrano per il controllo delle femmine e del territorio. In genere questi scontri avvengono lontano dalla costa e in profondità, visto che non esistono filmati o sommozzatori in grado di descriverli.
Per via dei suoi sporadici avvistamenti, attualmente non si conoscono le dimensioni demografiche di questa specie. Ciò impedisce ai biologi di definire il suo status di conservazione.
Qualche esemplare è stato trovato spiaggiato in Giappone e in alcuni paesi dell’estremo oriente ed è per questa ragione se il recente spiaggiamento di Ispica ha attratto l’interesse dei biologi marini italiani.
Consentirà di studiare meglio la specie e di far un confronto fra le popolazioni mediterranee con quelle presenti nel Pacifico. A testimoniare il ritrovamento di questo esemplare ci sono diversi video pubblicati sui social, che sono stati prodotti dai bagnanti che frequentavano la spiaggia durante l’unica vera domenica estiva di settembre, prima del ritorno a scuola e a lavoro.
In Italia, gli zifi sono stati avvistati soprattutto al largo del Santuario Pelagos, tra la Toscana, la Liguria e la Corsica, e nello Stretto di Messina, uno dei luoghi del Mediterraneo che raggiungono maggiori profondità. La Sicilia quindi potrebbe essere molto importante per questa specie, fungendo da potenziale riserva.
Il Comune di Ispica ha già provveduto a spostare l’animale, uno zifio (Ziphius cavirostris), una delle specie di cetacei più difficili da vedere all’interno del Mediterraneo.
Unico membro del suo genere, in inglese questo animale viene chiamato “balena dal becco d’oca”, per differenziarlo dalle altre balene e dagli stessi delfini, che presentano una bocca allungata.
Appartenente al gruppo degli odontoceti, ovvero al gruppo di cetacei dotati di denti, e non di fanoni, lo zifio viene descritto dagli zoologi come un cetaceo tranquillo, che nuota in maniera rilassata, senza procurare incidenti ai pescatori.
Si tratta inoltre del mammifero marino con la più grande capacità di immersione subacquea. I suoi esemplari, a prescindere dal sesso, possono infatti rimanere immersi per oltre 3 ore e 40 minuti, raggiungendo i 3.000 metri di profondità. In media questi cetacei raggiungono i 7 metri di lunghezza e possono anche superare di poco le 3 tonnellate di peso.
Questo li rende molto più grandi dei comuni delfini, come il tursiope, ma piuttosto piccoli se paragonati alle balene, anche alle specie che abitano nel Mediterraneo.
Il corpo degli zifi ha colore grigiastro e di solito è anche ricoperto da cicatrici e graffi. Questi animali si provocano infatti delle ferite superficiali quando si scontrano per il controllo delle femmine e del territorio. In genere questi scontri avvengono lontano dalla costa e in profondità, visto che non esistono filmati o sommozzatori in grado di descriverli.
Per via dei suoi sporadici avvistamenti, attualmente non si conoscono le dimensioni demografiche di questa specie. Ciò impedisce ai biologi di definire il suo status di conservazione.
Qualche esemplare è stato trovato spiaggiato in Giappone e in alcuni paesi dell’estremo oriente ed è per questa ragione se il recente spiaggiamento di Ispica ha attratto l’interesse dei biologi marini italiani.
Consentirà di studiare meglio la specie e di far un confronto fra le popolazioni mediterranee con quelle presenti nel Pacifico. A testimoniare il ritrovamento di questo esemplare ci sono diversi video pubblicati sui social, che sono stati prodotti dai bagnanti che frequentavano la spiaggia durante l’unica vera domenica estiva di settembre, prima del ritorno a scuola e a lavoro.
In Italia, gli zifi sono stati avvistati soprattutto al largo del Santuario Pelagos, tra la Toscana, la Liguria e la Corsica, e nello Stretto di Messina, uno dei luoghi del Mediterraneo che raggiungono maggiori profondità. La Sicilia quindi potrebbe essere molto importante per questa specie, fungendo da potenziale riserva.
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