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Per tutti è Mister Lamborghini: Joe e la storia di quel giovane siciliano che amava la velocità

A pronunciare il suo nome, Joe Nastasi, magari ai più non dirà nulla; ma se si aggiunge la formula con cui tutti lo hanno conosciuto allora in un baleno si capirà di chi stiamo parlando

Balarm
La redazione
  • 22 settembre 2021

Joe Nastasi

A pronunciare il suo nome, Joe Nastasi, magari ai più non dirà nulla; ma se si aggiunge la formula con cui tutti lo hanno conosciuto allora in un baleno si capirà di chi stiamo parlando. Per tutti è Mister Lamborghini, e forse non tutti sanno che è originario della Sicilia, in particolare di San Pier Niceto, un paese in provincia di Messina.

Classe 1948, il giovane Joe, che all’epoca chiamavano tutti Giuseppe, già all’età di 14 anni, manifestando la sua passione, frequentava come apprendista in un’officina messinese, divorando letteralmente le riviste di settore, in particolare AutoSprint.

Questo che vi raccontiamo può sembrare un dettaglio ma non lo è. Nel 1961, infatti, questa rivista, un quindicinale specializzato, comparì nelle edicole e Joe riversava tutte le paghette del tempo in questo acquisto che, a lungo termine, si rivelò un importante investimento.

La svolta avvenne qualche tempo dopo: proprio nell’officina dove il ragazzo lavorava cominciò a sperimentare le tecniche di elaborazione dei motori, apprese nelle letture, in funzione delle competizioni automobilistiche.
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Come spesso accade la sua curiosità e la sua intraprendenza vennero notate da un pilota cliente dell’officina, che gli preparò quella che nei racconti degli stessi compaesani, e da Nastasi, vene riportata come la classica “tarigghia” messinese, ovvero una burla.

Il giorno dopo il neomeccanico si sarebbe dovuto preparare per un viaggio dei sogni, con destinazione il circuito di Monza ma all’imbarcadero dei traghetti non c’era nessuno ad attenderlo.

Ma nulla può fermare una grande passione e una volontà di ferro.

Qualche anno dopo, infatti, Joe tornò al suo paese automunito con la classica Fiat 500 “truccata”, con cui affrontava in maniera spericolata le tortuose curve che conducono dalla strada statale al paese.

E fu così che si scrisse la storia: se da un lato questo giovane sfrecciava percorrendo a tutta velocità le curve del paese, prendendo anche tante multe; dall’altro i suoi amici cominciarono a scrivere, a sua insaputa ma per suo conto, ad Enzo Ferrari per farlo assumere come pilota.

Quest’ultimo rispose a queste lettere consigliandogli prima di vincere un po’ di gare automobilistiche e di go-kart, altra grande passione di Nastasi, e poi se ne sarebbe parlato. Ma le risorse per acquistare una macchina da competizione non erano alla portata del giovane, che comunque non si arrese.

Arrivano i mesi del servizio obbligatorio della leva e Joe, tirando fuori un’altra passione di famiglia, la musica, entra nella Banda Musicale della Marina.

In questi mesi conosce Linda, una giovane americana che diventerà poi sua moglie, la quale rimase affascinata dai racconti del giovane siciliano che non dimenticava la passione per le corse e le macchine.

Tanto che, come raccontano le cronache, arrivò addirittura, durante il viaggio di nozze in Spagna, a nascondere nel vano motore di una Fiat 850 un motore della Bultaco da installare sul suo go kart. Divenuto marito, Joe dovette prendere delle decisioni importanti: la moglie lo convinse a trasferirsi a Brooklyn, New York, con l’impegno di un ipotetico ritorno in Sicilia in caso di mancato successo negli affari.

Ma fu esattamente l’opposto: gli affari decollarono ma il matrimonio, da lì a poco, terminò.

Oltre oceano Giuseppe cominciò ad essere chiamato Joe, aprì una concessionaria Fiat, allora gestita dai cugini calabresi, cominciò la sua scalata verso il successo. Si trasferì a Manhattan, dove prese a lavorare nel celebre negozio “Modena Sports Cars”; qui, in qualità di meccanico, ebbe la possibilità di mettere le mani sui motori che fino ad allora aveva solamente visto sui reportage di “AutoSprint”: Ferrari e Lamborghini.

Nel giro di un paio d’anni fondò una propria ditta a Brooklyn, a cui diede il nome di “Milazzo Racing Car Corporation”.
Mentre nei mesi invernali, quando il lavoro di meccanico non rendeva perché non venivano organizzate corse di automobili, Nastasi tornava in Italia per comprare Ferrari e Maserati usate, da lui poi sistemate e rivendute al doppio negli Stati Uniti.

Negli anni ’70, mentre un grosso problema che stava attanagliando il mercato delle automobili europee negli USA, Nastasi girò a proprio vantaggio questa situazione.

Le auto europee, infatti, non riuscivano a soddisfare le nuove regolamentazioni statunitensi sulle emissionie i meccanici avevano serie difficoltà a sviluppare congegni ed escamotages per superare i limiti imposti.

Le Lamborghini, in particolare, con i loro potenti motori, erano tra le auto bocciate dalla normativa. Sarà “Mr. Lamborghini”, quello delle 500 truccate, a smanettare con successo su motori che di cilindri ne avevano a bizzeffe.

Anni dopo, proprio per questo suo fare, i vertici di Lamborghini lo identificano come l’uomo “della provvidenza”, offrendogli la distribuzione delle proprie auto nell’immenso mercato americano.

Circa il 50% delle Lamborghini vendute in America usciva dalle concessionarie di “Mr. Nastasi”, tanto da fargli assumere un ruolo determinante nelle negoziazioni per l’acquisto della casa automobilistica bolognese da parte della Chrysler e, fino agli anni ’90, Nastasi rimase consulente dell’azienda.

Oggi “Mr. Lamborghini”, come ormai viene chiamato da tutti, si è ritirato dal commercio; colleziona e restaura macchine da corsa ed è ritornato nella sua Sicilia. In particolare si è fatto costruire una villa in pieno stile americano affacciata sulle Eolie, con un parcheggio che può ospitare fino ad una ventina di automobili.
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